Aumento dei casi di tumore al rene in Italia
ROMA – Sigarette nocive e pericolose anche per l’apparato urinario. Si calcola che più del 40% dei casi di tumore del rene che colpiscono gli uomini siano attribuibili al fumo.
In totale sono 9mila i maschi italiani colpiti dalla patologia (4.600 le donne). E nel nostro Paese il numero totale dei casi è aumentato del 7% in 5 anni.
Nel 2013 questa neoplasia faceva registrare 12.700 nuove diagnosi, nel 2017 in totale ne sono state registrate 13.600. Forti sono anche le differenze riscontrate sull’intero territorio nazionale.
I più colpiti risultano i cittadini del centro-nord rispetto a quelli del sud. Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza è infatti del 43% inferiore tra gli uomini e del 40% tra le donne. Sono alcuni dati emersi dal convegno ‘CA.RE.3.0’ promosso da Ipsen Spa, che si è svolto al Teatro Vetra di Milano.
“Oggi sette pazienti su dieci riescono a sconfiggere la neoplasia- dice il professor Giario Conti, primario di Urologia all’Ospedale S.Anna di Como e segretario nazionale della Società italiana di Urologia Oncologica (SIUrO)- E’ un buon dato che evidenzia nuovamente l’ottima assistenza che riusciamo a garantire a tutti quegli italiani che sono alle prese con una malattia sempre più diffusa. Resta però ancora molta strada da percorre soprattutto per quanto riguarda l’aumento del numero di diagnosi precoci.
Quando riusciamo ad individuare in fase iniziale la patologia, la metà dei pazienti guarisce. Purtroppo ancora un terzo dei casi sono scoperti occasionalmente, anche perché il carcinoma resta clinicamente silente per la maggioranza del suo corso. Molto importanti risultano quindi gli stili di vita sani per evitare l’insorgenza della malattia.
Oltre a non fumare, bisogna seguire una dieta sana ed equilibrata e tenere sotto controllo il peso corporeo. I chili di troppo sono responsabili di un quarto di tutte le neoplasie al rene registrate in Europa”.
Al convegno di Milano ampio spazio è stato dato anche alle nuove armi a disposizione degli specialisti. “Per questa forma di cancro non possiamo contare su terapie tradizionali come chemioterapia e radioterapia perché si sono dimostrate poco efficaci- sostiene il professor Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia Medica genitourinaria della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano- Una delle più importanti novità è rappresentata da cabozantinib, molecola che appartiene alla classe di farmaci detti inibitori della crescita tumorale.
E’ in grado di inibire i vasi sanguinei che irrorano la neoplasia. Gli ultimi studi hanno dimostrato che riesce a migliorare i parametri di efficacia più importanti: sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da progressione e tasso di risposta obiettiva. Il farmaco oggi è disponibile anche nel nostro Paese”.
Nel nostro Paese il tumore del rene non è classificato come uno dei cinque big killer. “Ciò non deve indurci a credere che sia una patologia oncologica di secondaria importanza- aggiun0ge il professor Procopio- In Italia, infatti, sono oltre 130mila le persone che vivono con una diagnosi e il loro numero è in aumento così come l’incidenza. Per anni è stata una malattia orfana di trattamenti attivi e per quei pazienti che presentavano metastasi l’aspettativa di vita era davvero bassa.
Nel corso degli ultimi due decenni grazie alla ricerca medico-scientifica la situazione è radicalmente cambiata. E’ aumentata esponenzialmente la nostra conoscenza sulla biologia di questa forma di cancro.
Adesso sappiamo che lo sviluppo dipende molto dall’ angiogenesi e cioè da quel meccanismo che porta a formare una rete di vasi intorno alla massa tumorale. Questo ci ha permesso di sviluppare una nuova classe di farmaci efficaci come cabozantinib”.
Carlotta Di Santo
Fonte: «Agenzia DIRE» – «www.dire.it»