CAGLIARI – “Non è un accordo sulle poltrone ma un’alleanza naturale”. Esordisce così il segretario del Partito Sardo d’Azione Christian Solinas, davanti alla platea straripante dell’Hotel Regina Margherita, nel giorno del matrimonio tra i Quattro Mori e la Lega. “Abbiamo in comune le stesse radici – continua il leader dei sardisti – dal federalismo all’autonomia. Senza poi dimenticare le battaglie per la lingua sarda e la zona franca. Con questa intesa porteremo le istanze della Sardegna in Parlamento”. Per il segretario dei quattro mori pronto un collegio blindato, che gli garantirà un seggio sicuro per la prossima legislatura. Solinas pesca dal pantheon dei padri nobili del sardismo per rinforzare i punti dell’intesa: da Camillo Bellieni a Simon Mossa a Vitale Cao. “Nel solco di questi personaggi storici – spiega – il Consiglio nazionale del partito ha compiuto la scelta giusta che si espanderà per portare a compimento delle sfide decisive per la nostra Isola. Dalla Riforma dello Statuto Sardo alla tutela linguistica e culturale. Non è giusto che sulle scuole sarde si abbatta la scure dello Stato. Dobbiamo regionalizzare le sovrintendenze, per riscoprire il patrimonio storico della Sardegna. Sulla continuità territoriale pesano le decisioni di un Governo centralista e incapace di attuare le giuste politiche per i trasporti”. Poi un affondo verso il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che ieri ha revocato le deleghe all’assessore Gianni Chessa in conseguenza dell’accordo tra Lega e sardisti. “E’ l’ultima prodezza dell’enfant prodige del centrosinistra sardo. Una sinistra che nel tempo si è sempre dimostrata contraria alle nostre visioni, affossando le leggi sulla lingua sarda e sulla zona franca. Forse questa alleanza dà fastidio, ma siamo liberi e senza catene. A Roma porteremo le rivendicazioni della Sardegna”. Per Matteo Salvini, segretario della Lega, è una giornata storica: “Più di un patto elettorale – dice con alle spalle i simboli dei Quattro Mori e del Carroccio – Un sigillo di fratellanza con il popolo sardo che va oltre il voto del 4 marzo. E’ solo il prologo al percorso che ci porterà alla Regione, perché il palazzo di via Roma deve essere comandato dai cittadini isolani, non da politici che svendono la Sardegna alla Capitale”. Durissimo l’attacco verso l’assessore Arru: “Siamo a un bivio – rimarca – Si ritiene che l’Isola debba essere invasa dai migranti. No, il nostro disegno è per far rientrare gli emigrati in Sardegna e per far uscire dalla crisi questa terra. Questa è un’intesa sui programmi, fondata sull’identità dei territorio. Chiederò al sindaco Zedda, invece di pensare alle epurazioni degli assessori, di occuparsi della sicurezza della città e dello sviluppo dell’economia”.
Luciano Pirroni
Luciano Pirroni