“E’ ora che qualcuno in viale Trento si renda finalmente conto che gli aeroporti sardi sono cinque e non tre.
Nonostante sia da registrare il dato positivo di una Giunta regionale che finalmente sembra essersi accorta della necessità di una gestione unitaria degli scali per migliorare le politiche dei trasporti, dalla continuità territoriale fino all’attrazione dei flussi turistici, si persevera nell’errore di pensare all’Isola come a una zolla di terra piazzata in mezzo al Mediterraneo per fare da supporto ad alcune spiagge”, dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi per l’Europa in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.“Le rituali interviste di fine e inizio anno a esponenti dell’esecutivo sono infarcite di buoni propositi su quello che sembra essere uno dei grandi obiettivi politici del 2018”, prosegue Dedoni. “Quella che continua a mancare, però, nonostante lo sbandierato coinvolgimento nell’operazione dell’Assessore al Turismo al fianco di quello ai Trasporti, è una visione unitaria della Sardegna come una terra che non è fatta soltanto di industria balneare ma che vorrebbe essere attrattiva tutto l’anno e avere opportunità di sviluppo diffuse su tutto il territorio e non soltanto nelle zone costiere del Nord-Est, del Nord-Ovest e del Cagliaritano.
Il progetto di gestione unitaria degli aeroporti che ha in mente la Giunta, infatti, continua a tagliare fuori la Sardegna centrale, in barba ai tanti proclami sulla lotta allo spopolamento. Non considerare gli aeroporti di Fenosu e Arbatax come parte integrante del sistema aeroportuale sardo significa innanzi tutto rinunciare allo sviluppo di due infrastrutture in cui sono state investite ingenti risorse pubbliche.
Inoltre, ci si nega così non soltanto la possibilità di dare una prospettiva ad alcuni litorali dal grande potenziale turistico ma anche e soprattutto di operare una seria destagionalizzazione dei flussi di vacanzieri, dal momento che i due scali cosiddetti ‘minori’ sono la naturale porta d’ingresso verso le zone interne, le quali rappresentano la vera miniera d’oro per un’industria turistica che non può vivere solo per tre mesi all’anno”.
“Nonostante i cambi sulle poltrone assessoriali, la Giunta resta arenata sul modello Deiana, che si è già mostrato fallimentare”, conclude il capogruppo. “E’ evidente come, al di sopra delle scelte gestionali che ricadono sull’Assessore ai Trasporti, ci sia una guida politica miope e presuntuosa, incapace di guardarsi intorno per prendere esempio da chi fa le cose meglio di noi: la Corsica, che ha un quinto degli abitanti della Sardegna, ha un sistema aeroportuale formato da quattro scali che funzionano a pieno regime.
Non si capisce, pertanto, per quali ragioni noi dobbiamo fare di tutto per sbarazzarci di due aeroporti dall’enorme potenziale, quasi fossero qualcosa di cui vergognarci. I sardi devono sapere che sono queste scelte politiche ad impedire alla nostra Isola di risollevarsi dalla crisi, di creare ricchezza e occupazione senza dover dipendere dalle elemosine romane e di combattere seriamente lo spopolamento e la desertificazione”.