A dichiararlo sono le tre Organizzazioni sindacali della Polizia di stato UGL – FSP Polizia, COISP e CONSAP .
Il rinnovo del contratto di lavoro per il personale di un Comparto così strategico per la tenuta democratica e la convivenza civile del Paese non può e non dovrebbe mai essere assoggettato a finalità propagandistiche pre-elettorali.
D’altronde, se l’intenzione del Governo fosse stata realmente quella di non mortificare la dignità professionale degli operatori della sicurezza e della difesa – ai quali, si ricorda, ancora oggi sono preclusi diritti costituzionalmente garantiti a tutti i lavoratori, quale quello di sciopero – avrebbe rispettato la legge che gli imponeva di ascoltare le rappresentanze di quei lavoratori prima della predisposizione della legge di bilancio.
Troppo comodo, oggi, nascondersi dietro l’approvazione di quella legge che riconosce un “elemosina” di Stato in favore delle donne e degli uomini in divisa chiamati sempre a maggiori responsabilità e sacrifici.
Dall’analisi della legge di bilancio, gli arretrati di due anni ammonterebbero a circa 8 euro netti medi mensili, quindi per un ispettore capo (chissà cosa finirebbe nelle tasche degli agenti) ed un ipotetico incremento a regime di circa 42/45 euro netti sempre per un ispettore capo (evidentemente meno per sovrintendenti e agenti).
Zero, assolutamente zero, invece, è riservato ad istituti fondamentali come la previdenza complementare, ancora inesistente per i lavoratori del Comparto, per gli adeguamenti di talune indennità operative, ancora ferme agli importi stabiliti nel lontano 1992, per una reale tutela legale e sanitaria vista l’esclusiva, particolare ed eccessiva sovraesposizione a cui sono quotidianamente sottoposti gli operatori della sicurezza in virtù del lavoro svolto, per non parlare dello straordinario pagato ancora meno dell’ora ordinaria con circa 7,00 euro l’ora e tanto altro ancora.
L’incremento prospettato e riservato dal Governo, quindi, così come emerge dal dato della legge di bilancio per poliziotti e militari risulterebbe a regime di circa il 3,48% della retribuzione, mentre l’aumento dello stipendio, la cosiddetta “mercede”, riconosciuto sempre da questo Governo per i detenuti che lavorano in carcere, è stato giustamente dell’83%.
Ognuno tragga le proprie considerazioni! Dal momento che a distanza di circa sei mesi dall’apertura formale del tavolo di lavoro per il rinnovo contrattuale e i due precedenti incontri, anche a questo terzo appuntamento, ancora una volta, il Governo si è presentato senza uno straccio di bozza o documento o tabella che chiarisca la reale portata economica, non è dato neanche sapere, al momento, se questi mirabolanti “incrementi”, consistenti in poco più di una pizza al mese a regime, siano previsti a decorrere dal 1 gennaio o dal 31 dicembre 2018.
Pertanto, concludono i sindacati di polizia, con tali inadeguate risorse e siffatti anomali metodi, più che un contratto subito questo si presenta come un contratto subìto da poliziotti e militari, in totale spregio della loro dignità professionale!