Desecretate carte delle stragi, le associazioni dei familiari delle vittime: “La direttiva non va”
ROMA – La direttiva Renzi dell’aprile 2014 che dispone la declassificazione e il versamento dei documenti sulle stragi italiane dal 1969 al 1984 all’Archivio Centrale dello Stato da parte di tutte le amministrazioni non va, chi deve farlo non versa i documenti e chi lo fa ne versa di già noti che quindi non aggiungono nulla.
Lo denunciano le Associazioni dei familiari delle vittime di stragi e la Rete degli archivi per non dimenticare in una conferenza stampa alla Camera.
Ci sono archivi come quello del ministero dei Trasporti che sono “spariti“, documentazione “che non c’è più”, prefetture come quella di Bologna che “non ha consegnato nulla”, il materiale che arriva o è già noto o inutile, come “metri e metri di rassegne stampa”.
Insomma, “non basta fare una direttiva se poi non la segui fino in fondo”, denuncia Paolo Bolognesi, deputato Pd e presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna, “è stata sbattuta sul tavolo ma poi gli unici a volere la verità sono i familiari delle vittime”, non i ministeri coinvolti, quindi “non si è fatto quello che la direttiva prevede, non si sono fatti passi avanti perché i segreti fossero rivelati”.
Forse, dice Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, sulla direttiva “abbiamo peccato di ottimismo, avevamo dato un giudizio positivo, pensavamo potesse dare qualcosa alla ricerca della verità, ma forse non avevamo capito le difficoltà e le criticità: per i ministeri Ustica non è avvenuta, nei loro archivi non c’è nulla di coevo, c’è materiale solo dal 1986 (quando intervenne il presidente della Repubblica Francesco Cossiga e ripresero le indagini, ndr), la Prefettura di Bologna non ha consegnato nulla, andai solo io all’aeroporto quella notte?”.
“I versamenti sinora giunti”, cioè la trasmissione dei documenti relativi alle stragi italiane 1969-1984, “una guerra non ortodossa compiuta già a partire dal 1965”, effettuati dalle amministrazioni all’Archivio centrale dello Stato ai quali li destina la direttiva Renzi “sono poca roba e per quel che riguarda le vicende non vanno oltre le cose già note dalle vicende processuali“, avverte Paolo Bolognesi, deputato Pd e presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna e dell’Unione vittime stragi, “e se fossimo dovuti andare avanti solo con quelle carte i processi nemmeno sarebbero partiti”.
Noi, prosegue Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, “vogliamo solo scrivere meglio la storia del nostro Paese, non cercare la pistola fumante. Credevamo fosse possibile trovare nelle carte dei pezzi del puzzle per ricostruire complessivamente quanto avvenuto negli anni delle stragi”.
Un compito, questo, che “non dovrebbe toccare ai familiari delle vittime”, prosegue Bonfietti, comunque “noi ci crediamo molto e crediamo che lo sforzo che chiede la direttiva Renzi possa dispiegare i suoi effetti, ma per riuscirci il prossimo Governo deve sposare l’ideale della direttiva” con “una responsabilità politica chiara nel rispondere alla ricerca del materiale”.
La delusione è forte. “Dal 1969 abbiamo avuto una miriade di processi ma mai la verità giudiziaria, solo quella storica”, dice Carlo Arnoldi, presidente dell’associazione Familiari vittime di piazza Fontana 12 dicembre 1969, “quando abbiamo sentito della direttiva Renzi abbiamo sperato, la nostra fu la prima strage ed ebbe molti collegamenti con le successive. Il governo, o il prossimo governo, ci dia una mano”.
“Con Daria Bonfietti eravamo a una festa dell’Unità quando uscì la direttiva, se l’avessimo criticata forse ci avrebbero fatto le feste e invece la difendemmo– racconta Paolo Bolognesi- invece, che bidone, la sua applicazione è stata una cosa bieca”.
Le associazioni delle vittime formulano alcune richieste: oltre all’impegno del futuro Governo serve un Osservatorio sull’applicazione della direttiva da affiancare all’esistente Comitato consultivo. Servono dei referenti nei ministeri per una stretta e organica collaborazione. E’ necessaria maggiore trasparenza da parte dei ministeri della Difesa e degli Esteri.
Occorre l’apertura degli archivi periferici dello Stato, come quelli delle prefetture. Occorre procedere sulla digitalizzazione degli atti, sinora limitata. Camera e Senato devono applicare la direttiva. Vanno versati i documenti sulle strutture segrete ed eversive per contestualizzare le vicende della strategia della tensione. Va evitato lo smembramento degli archivi e, soprattutto, dopo 30 anni dai fatti va versato tutto. Questo quanto le associazioni delle vittime chiedono al prossimo governo. Sperando.
Roberto Antonini
Fonte: «Agenzia DIRE» – «www.dire.it»