Ogni cittadino può scegliere il proprio domicilio digitale per ricevere le comunicazioni del Fisco e della Pa. Vediamo come.
Le raccomandate nella cassetta della posta, gli avvisi di giacenza, i misteri su chi sia il mittente, le file in Posta per ritirare una multa, una cartella esattoriale o un atto giudiziario e le richieste di certificati allo sportello potrebbero ben presto rappresentare solo un ricordo del passato.
D’ora in poi, infatti, ogni cittadino potrà dotarsi di un domicilio digitale, vale a dire di una casella di posta elettronica certificata (Pec) o un altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato. Al fine di facilitare la comunicazione tra pubbliche amministrazioni e cittadini, infatti, è facoltà di ogni cittadino indicare alla pubblica amministrazione un proprio indirizzo di posta elettronica certificata quale suo domicilio digitale
Indice
Domicilio digitale: cos’è
Dalla primavera del 2018 tutte le “cartoline colorate” con le quali la Pubblica Amministrazione ci comunica la tentata consegna di una multa, di una cartella esattoriale o di un atto giudiziario potrebbero sparire dalla cassetta della posta, per essere gestite direttamente on line.
È questo l’intento che sta dietro all’idea del domicilio digitale, progetto risalente a più di 10 anni fa e su cui il Governo ha da poco dato una ulteriore accelerata. Il Codice dell’Amministrazione Digitale (Cad) [1], vale a dire l’insieme delle norme che dovrebbero regolare ed incentivare il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, e risalente al 2005, ha visto l’ennesimo restyling.
Il Consiglio dei Ministri, infatti, proprio sul finire della legislatura ha manifestato l’intenzione di accelerare il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Domicilio digitale per tutti
Ogni cittadino, associazione o ente avrà diritto di scegliere il domicilio digitale, vale a dire un indirizzo di posta elettronicacertificata (pec) o equivalente, ove potrà e dovrà ricevere anche ogni comunicazione avente valore legale nella Pubblica amministrazione.
Ed infatti, se fino ad oggi il domicilio digitale è stato usato ed è obbligatorio solo per professionisti ed imprese, le nuove norme intendono estenderne l’utilizzo a tutta la popolazione, che ancora riceve le comunicazioni legali tramite posta raccomandata.
Domicilio digitale: cosa cambierà?
Ma cosa cambierà in concreto con l’arrivo del domicilio digitale? Come già anticipato, ad oggi professionisti e imprese dispongono già di un domicilio digitale. Le nuove norme, in un’ottica rivoluzionaria – che forse spaventerà parte della popolazione (si pensi agli anziani o a chi non ha alcuna dimestichezza in materia di computer e derivati) – puntano a includere anche il resto della popolazione, che ancora riceve comunicazioni legali solo tramite una raccomandata all’indirizzo di residenza.
Con molta probabilità, dunque, molto presto le comunicazioni della Pa non avverranno più per il tramite di raccomandate, che pian piano scompariranno. Certo, allo stesso modo non svaniranno le multe, le cartelle esattoriali e gli atti giudiziari destinati ai cittadini, che però saranno gestibili on line (con buona pace, purtroppo, di chi non è avvezzo alla tecnologia) e con tutti i disguidi che ne potranno derivare.
Domicilio digitale: il cambiamento è volontario
Gli allarmismi, però, non hanno ragion d’essere. Il cambiamento, infatti, non sarà repentino e, soprattutto, avverrà su base volontaria. In pratica, come ha avuto modo di spiegare Guido Scorza (responsabile Affari e regolamentari del Team per la Trasformazione digitale delle presidenza del Consiglio): «Verrà creato un registro dei domicili digitali delle persone fisiche da parte di Infocamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane, dove i singoli cittadini potranno andare, registrarsi e inserire il loro indirizzo di posta certificata.
A quel punto se sei una pubblica amministrazione dovrai scrivere a quell’indirizzo. E gli indirizzi dovranno essere usati solo per questo scopo». In sostanza, quindi, una volta che i singoli cittadini decidano, su base volontaria, di iscriversi al registro, le amministrazioni dovranno adeguarsi ed inviare le comunicazioni al domicilio digitale.
In particolare, sarà un decreto ministeriale a stabilire il momento dello switch off a partire dal quale tutte le comunicazioni tra gli uffici pubblici e i cittadini potranno avvenire online, anche per quei cittadini che ad oggi non devono necessariamente dotarsi di una Pec.
Domicilio digitale: come ottenerlo
Le persone fisiche che già hanno una propria posta elettronica certificata (Pec) possono decidere di eleggere questo indirizzo email a «domicilio digitale», inserendola nell’Indice nazionale delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato, che l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) deve realizzare entro il 2019. Tutti gli Indici nazionali migreranno poi nell’Anagrafe della popolazione residente (Anpr).
Si consideri, inoltre, che sono diverse le società che rilasciano un indirizzo di Pec utile per dialogare con la pubblica amministrazione. Una di queste è, ad esempio, PosteItaliane che ha rilasciato PosteID, una soluzione di Identità Digitale utilizzabile sia per i servizi di Poste Italiane che per quelli afferenti a alla Pa. Altri gestori di identità Spid sono: Infocert Spa, Tim, Aruba, Sielte, Namirial, Register.it.
Una volta che l’utente si è dotato del proprio domicilio digitale, questo deve essere comunicato all’amministrazione e inserito nell’Indice nazionale delle persone fisiche gestito da Agid.
note
[1] D. l. n. 82 del 07.03.2005.
Autore immagine: Pixabay.com
Fonte: https://business.laleggepertutti.it