Elezioni 2018 e mercati finanziari, intervista di Affaritaliani.it a Mario Spreafico, direttore investimenti di Banca Leonardo
Elezioni politiche del 4 marzo, come si stanno preparando i mercati al voto?“La data più importante c’è già stata ed è quella dell’approvazione della nuova legge elettorale”.
Perché?
“Con il Rosatellum 2.0 sono venuti meno gli elementi che avrebbero potuto portare ad una vittoria del Movimento 5 Stelle”.
E questo è un dato positivo per la Borsa…
“Piazza Affari sta sovraperfomando gli altri mercati europei proprio da quando è stata approvata la riforma elettorale nonostante il voto sia ormai imminente, un fatto inusuale. La nuova legge ha permesso le coalizioni e ha quindi allontanato la minaccia della vittoria di un partito antagonista come i 5 Stelle e che non si coalizza con nessuno”.
Come si spiega tutto ciò?
“Come è accaduto negli altri Paesi europei, soprattutto dopo la Brexit, i partiti non tradizionali e populisti sono uno spauracchio per i mercati visto il timore che portino altro scompiglio in Europa. Lo si è visto in Francia, in Spagna, in Olanda e altrove. Ecco perché la data più importante è stato il giorno dell’ok alla nuova legge elettorale che frena i grillini”.
Nei sondaggi il Centrodestra è a un passo dalla maggioranza. Un eventuale governo con dentro la Lega di Salvini preoccupa i mercati e gli investitori?
“No. Ormai siamo abituati a campagne elettorali in cui la dialettica politica porta a lanciare messaggi forti con promesse di riforme come la flat tax per il Centrodestra e il reddito di cittadinanza per il Centrosinistra. Chi lavora sui mercati finanziari sa che questi messaggi vanno poi tradotti”.
Cioè?
“Gli aspetti economici passano dall’Europa ed eventuali misure straordinarie che potrebbero stravolgere il quadro di finanza pubblica non avrebbero mai l’ok di Bruxelles. La presenza in coalizione di forze politiche più estremiste, tanto a sinistra quando a destra, non è mai un pericolo, perché queste storicamente funzionano da contrappeso. Così è stato con il governo Prodi, che aveva in maggioranza Rifondazione Comunista e i Verdi, e con i governi Berlusconi, che includevano la Lega”.
E Salvini che promette di abolire la Legge Fornero?
“E’ il suo cavallo di battaglia ma tutti sanno che non la si può abrogare. Forse potrà essere modificata in alcune parti ma non cancellata viste le dimensioni del debito pubblico. I numeri sono numeri, potranno cambiare il nome alla Legge e non chiamarla più Fornero ma ormai siamo parte integrante dell’Europa e i mercati sanno valutare i messaggi politici da campagna elettorale. Credo che solo una piccola parte dell’elettorato sia davvero convinto che si possa abrogare del tutto”.
Che cosa pensano i mercati della flat tax?
“Piace a tutti, ma bisogna tener presente che l’Italia non è l’America, ovvero la locomotiva della politica fiscale mondiale. Gli effetti di una riforma di quel tipo nel nostro Paese, come in qualsiasi altro d’Europa, Germania compresa, sono locali e non globali. Pensare che la flat tax in Italia abbia effetti simili alla Reaganomics è tutto da verificare. Primo perché se funziona in America non è detto che funzioni in Italia, visto che noi pesiamo molto meno nel contesto globale. Secondo perché ci sono sempre i vincoli europei da rispettare”.
E l’ipotesi di una grande coalizione modello Germania?
“In questa fase a tutti conviene smentirla poi bisognerà vedere i fatti. D’altronde il governo tecnico, da noi si chiama così, è stato fatto con Monti e in tanti altri casi e quindi potrebbe riproporsi”.
Se prendessimo cento operatori di Borsa o investitori sui mercati finanziari, come finirebbero le elezioni politiche?
“Molti voti ai partiti tradizionali, meno a quelli nuovi. E comunque nessuno voterebbe per i 5 Stelle, zero voti. Poi non va dimenticato che non c’è solo l’economia ma anche altri aspetti della società e della vita pubblica”.
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Fonte: www.affaritaliani.it