Poiché il rimbalzo di accuse, difese e articoli di stampa ha generato moltissima confusione, cerchiamo di spiegare bene cosa è avvenuto esattamente: ripercorreremo le tappe salienti di questi ultimi anni, prima di entrare nel merito delle ultime decisioni.
Con delibera 1491 del 10 luglio 2013 il Consiglio Nazionale del CONI ha deliberato di nominare Commissario Straordinario alla Federazione Italiana Sport Equestri l’Avv. Gianfranco Ravá affinché, con i poteri del Presidente e del Consiglio Federale, provvedesse ad assicurare la corretta gestione delle attività federali regolarizzandone la situazione amministrativo-contabile e, laddove necessario, quella regolamentare con la predisposizione di nuove “Norme Statutarie e Regolamentari”.
Con delibera 195 del 17/03/2015 il Commissario Straordinario FISE ha rideliberato il “Regolamento per la tutela del cavallo sportivo” (che contiene le norme già deliberate dal Consiglio Federale nel 2006 e 2007) integrandolo sulla base delle norme e dei principi nel frattempo introdotti a livello nazionale ed internazionale. Tra le norme fondamentali del Regolamento: la tutela dei cavalli nella loro destinazione finale con la condizione che siano NON DPA per essere iscritti nei ruoli FISE.
Prima di essere rideliberato, il “Regolamento FISE per la tutela del cavallo sportivo” era stato condiviso e sottoscritto, insieme ad altre norme e linee guida a tutela dei cavalli, dal Presidente del CONI Giovanni Malagó, dal già Presidente di CONI Servizi Franco Chimenti, dal Sottosegretario di Stato alla Salute On. Vito De Filippo, dal Presidente del CIP Luca Pancalli, oltre al Commissario FISE stesso, nell’ambito dell’iniziativa “Principi di tutela e gestione degli equidi” presentata dagli stessi al Salone d’Onore del CONI: un’iniziativa importante cui IHP volle partecipare e sostenere direttamente.
Con delibera 863 del 29/11/2016, il presidente e il consiglio FISE eletti al termine della gestione commissariale hanno deliberato di stanziare la cifra di Euro 752,00 per la promozione e divulgazione del Regolamento FISE per la tutela del cavallo provvedendo alla ristampa della pubblicazione “Principi di tutela e gestione degli equidi” nel frattempo aggiornato con un editoriale del Presidente FISE Vittorio Orlandi.
Nel frattempo, la pubblicazione era stata stampata in molteplici copie e diffusa con risorse del Ministero della Salute che lo ha divulgato insieme a FISE in diversi ambiti e, come la FISE, lo ha reso disponibile sul suo sito web istituzionale (www.salute.gov.it › documentazione Principi di tutela e di gestione degli equidi).
Le norme principali di tale regolamento prevedono che la FISE, in quanto ente sportivo, iscriva nei ruoli federali solo soggetti sportivi e due atleti: il Cavaliere e il Cavallo e che possono essere iscritti e praticare attività in ambito FISE solo equidi tutelati nella loro destinazione finale, che sul documento identificativo siano stati indicati come NON DPA, ossia non destinati alla produzione di alimenti e non macellabili.
La stessa scelta venne adottata dalle Forze Armate (sotto la cui egida montano molti dei cavalieri FISE di livello internazionale), dal Comune di Roma e da altre realtà sportive equestri come l’Ente di Promozione Sportiva ASI.
Lo scorso 5 dicembre, invece, il Presidente e la maggioranza dei Consiglieri FISE hanno abrogato questa norma consentendo l’iscrizione nei ruoli FISE dei cavalli destinati alla macellazione per produzione alimentare.
Riportiamo integralmente la modifica dell’articolo 33:
Art. 33 – Iscrizione dei cavalli sportivi al “Ruolo federale del cavallo”
33.1 Tutti i cavalli che svolgono attività sotto l’egida e/o la vigilanza F.I.S.E. devono essere iscritti al Ruolo federale del cavallo.
33.2 L’iscrizione al Ruolo federale del cavallo conferisce al cavallo la qualifica di “cavallo atleta”, qualora lo stesso non sia destinato alla produzione di alimenti (così detto non Destinato alla Produzione di Alimenti “DPA”). Tale previsione è necessaria per i cavalli iscritti al Ruolo federale che svolgono attività sportiva.
Tradotto, significa che possono essere iscritti alla FISE sia cavalli dichiarati DPA sul passaporto (=Destinati alla Produzione Alimentare, cioè che in qualsiasi momento possono essere portati al mattatoio), sia cavalli NON DPA, esclusi da questa possibilità e che si presume moriranno di vecchiaia o di malattia.
Questa delibera ha acceso grandi polemiche in vari ambiti oltre che nel comparto equestre federale dove i cavalieri di maggiore livello ma anche tesserati, tecnici e ufficiali di gara hanno detto “No ai cavalli DPA in FISE”, richiedendo il ripristino della norma deliberata per la prima volta 11 anni fa, nel 2006.
La FISE è stata accusata di aver fatto un clamoroso passo indietro e di aver pubblicamente aperto le porte del macello ai cavalli iscritti nei propri ruoli.
L’attuale Presidente Marco Di Paola si è difeso sostenendo che prima di questa delibera non c’era limitazione a far partecipare alle gare ufficiali anche cavalli DPA e che invece adesso, grazie a questa decisione, almeno i cosiddetti “cavalli atleti” sono esclusi dal rischio macello.
Gli atti ufficiali ma anche le dichiarazioni dei precedenti rappresentanti della FISE confermano che la norma era in vigore e rideliberata nel 2015 dal Commissario straordinario. Secondo i dati forniti dal Dipartimento Veterinario FISE, la norma era anche ampiamente rispettata, con circa il 95% dei cavalli iscritti nei ruoli FISE NON DPA.
Al di là della poco convincente risposta di Di Paola, che apparentemente contrasta con gli atti ufficiali e con i dati raccolti dalla FISE stessa, vengono spontanee alcune considerazioni:
1) La FISE riceve anche fondi pubblici per svolgere il proprio lavoro e in particolare, esseno parte del CONI, per promuovere i principi dello sport il cui primo valore è il rispetto dell’altro… e il primo altro in equitazione è il cavallo perché senza di esso non vi sono sport equestri.
L’Assemblea generale, organo sovrano della FISE ha votato nel 2015 lo Statuto che stabilisce, come anche una recente sentenza in ambito europeo, la tutela degli atleti (che per la FISE sono i cavalieri e i cavalli) come dovere della federazione.
2) La FISE sancisce ufficialmente l’esistenza di cavalli di serie A e cavalli di serie B: i primi, “atleti”, hanno diritto a finire la loro vita come tranquilli e felici pensionati (quanto questo poi accada nella realtà, è un altro discorso). I secondi, invece, dopo essere stati per buona parte della loro vita in qualche maneggio, possono essere caricati su un camion e portati al macello. Cavallo usa e getta. Alla faccia del tanto sbandierato benessere del cavallo di cui la Federazione tanto si vanta.
3) Di Paola dice che in fondo è il proprietario che decide se il proprio cavallo è DPA o non DPA e che la FISE non ha responsabilità in questo. Semmai la Federazione può fare programmi per “ottenere dalla Stato italiano il divieto della soppressione e della macellazione del cavallo per qualsiasi finalità commerciale”. Ma mentre lo Stato si decide a far passare le proposte di legge già depositate in Parlamento, la FISE che fa? Torna indietro e anziché imporre maggiori tutele per i suoi cavalli, ne avalla la macellazione come un male necessario.
In tema di responsabilità del proprietario la FISE potrebbe, ad esempio, istituire dei fondi pensione destinati ai cavalli a fine attività: questo è uno dei passi che ci si aspetterebbe da una federazione che davvero abbia a cuore la tutela dei cavalli, non certo che alzi le braccia di fronte alla macellazione di parte dei cavalli che sotto il suo nome hanno (sop)portato sulla schiena persone per tanti anni, per poi finire ammazzati.
4) Tutti gli addetti ai lavori, nel mondo del cavallo, sanno bene che il mattatoio è spesso la valvola di sfogo ideale per quei proprietari di cavalli e per quei proprietari di centri ippici che devo “dare via” un cavallo divenuto anziano, o che si è infortunato o che è difficile da gestire a livello comportamentale. Ecco, se c’è un merito che possiamo dare a questa delibera, è quello di aver spazzato via l’ipocrisia intorno all’argomento. Così facendo la FISE ammette pubblicamente che per una parte dei cavalli si può operare una tutela (quelli definiti “atleti”, ma che per tutti non si può. Questione di numeri…
5) La FISE è una federazione che fa parte del CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Il CONI, come recita il proprio Statuto, “è autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive, intese come elemento essenziale della formazione fisica e morale dell’individuo e parte integrante dell’educazione e della cultura nazionale” Inoltre, “detta i principi fondamentali per la disciplina delle attività sportive e per la tutela della salute degli atleti” e “detta principi contro l’esclusione, le diseguaglianze, il razzismo e contro le discriminazioni basate sulla nazionalità, il sesso e l’orientamento sessuale”.
La delibera della FISE contraddice tutti questi principi e pertanto dovrebbe essere compito del CONI intervenire immediatamente per porre rimedio.
Il presidente di IHP, Sonny Richichi, dichiara: «L’unica cosa che potevamo aspettarci, dopo il polverone alzato dal Consiglio Federale della FISE a inizio dicembre, era un passo indietro immediato. Non solo non è avvenuto, ma il suo presidente ha difeso la decisione con una serie di considerazioni che evitano il nocciolo del problema: se davvero la FISE vuole la tutela dei cavalli che svolgono attività sotto il suo nome, i provvedimenti da decidere sono ben altri e sono concreti. Il continuo giro di parole ha solo l’effetto di nascondere una verità che adesso è sotto gli occhi di tutti.
Chiediamo quindi al presidente del CONI, Dott. Giovanni Malagò, oltre che ai componenti della Giunta Nazionale del CONI cui è stato richiesto di approvare tale nuova regolamentazione, e al Presidente del CIP Luca Pancalli di intervenire per ripristinare la norma così come loro stessi l’avevano condivisa e sottoscritta a tutela dei cavalli, dei principi statutari ma anche dei soldi pubblici che lo stato e i cittadini versano perché il CONI, il CIP e le Federazioni sportive svolgano il ruolo sociale e formativo che lo Stato gli riconosce.
É indispensabile sanare questa vistosa anomalia di una federazione che non solo fa del razzismo, ma lascia che una parte dei cavalli suoi iscritti e presenti nelle associazioni ad essa affiliate vengano portati al mattatoio quando non servono più.»