Milano – INDUSTRIA PELLICCIA IN CALO IN ITALIA: -11,3% DI FATTURATO TRA IL 2015 E IL 2016. ALLEVAMENTI VIETATI IN
MOLTI PAESI EUROPEI. Il Presidente Walter Caporale: “SI’ alla moda, NO alla crudeltà”.
Milano, Settimana della Moda. 13 Gennaio 2018 – Mani insanguinate, fischietti e cartelli con volpi, visoni ed il
volto di donne bellissime che seguono la Moda senza indossare pellicce: Pamela Anderson e l’indimenticabile
Marina Ripa di Meana. Decine di volontari dell’Associazione Animalisti Italiani Onlus – www.animalisti.it – hanno
bloccato a Milano l’ingresso delle Sfilate di pellicce di Marni, che propone sciarpe, spille e scarpe in pelliccia, oltre
a cappotti del valore di oltre 7.000€, realizzati con il sangue e la crudeltà sugli animali. “Una azione diretta
nonviolenta – dichiara Walter Caporale, Presidente dell’associazione Animalisti Italiani Onlus -, contro gli stilisti
che propongono pellicce e si arricchiscono sul dolore di decine di migliaia di volpi, cani, gatti, visoni, ermellini,
cincillà, conigli, agnelli”.
Ad oggi, in Europa, diversi Paesi stanno vietando l’allevamento di animali per la produzione di pelliccia o,
comunque, spingono per forti restrizioni che, a lungo andare, portano alla cessazione di questa attività. L’Olanda,
ad esempio, che è la terza nazione al mondo per produzione di pellicce di visone, nonostante gli interessi
economici, ha deciso di fermare la produzione, facendo da apripista a Austria, Danimarca (che però ha detto
basta solo per le volpi), Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia, Slovenia, Croazia e Bosnia.
In Italia gli allevamenti da pelliccia sono ormai solo una ventina (erano 80 negli anni ‘90), distribuiti tra Lombardia,
Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo. I metodi di uccisione: camere a gas, sparo di un chiodo nel cervello seguito da
dissanguamento, iniezioni letali o elettrocuzione: un elettrodo viene conficcato nella bocca dell’animale, un altro
nell’ano. Una scarica di 200 Volt fa rizzare il pelo dell’animale, e lo rende più voluminoso: il visone muore dopo
decine di secondi di lenta agonia. Occorrono da 30 a 50 visoni per una sola pelliccia, da 180 a 240 ermellini, da
130 a 200 cincillà, da 10 a 20 volpi, da 30 a 45 agnelli. Si calcola che siano inoltre due milioni i cani e i gatti,
provenienti illegalmente da Est Europa e Cina, utilizzati per i colli ed i risvolti di giacconi in vendita in Italia ed in
altri paesi occidentali.
Animalisti Italiani Onlus sostiene la Moda senza crudeltà di stilisti come Armani, Calvin Klein, Gucci, Jimmy Choo e
Stella McCartney. La vera bellezza è quella interiore e non si ottiene indossando dolore e morte: Jessica Alba,
Charlize Theron, Eva Mendes, Sarah Jessica Parker, Ornella Muti, Carmen Russo, Wladimir Luxuria, Loredana
Cannata, George Clooney, Richard Gere, Brad Pitt e Leonardo Di Caprio hanno scelto la moda senza pellicce. I dati
dell’Associazione Italiana Pellicceria (AIP) parlano da soli: dagli 1,8 miliardi di fatturato della produzione italiana
del 2007, si è passati agli 1,6 miliardi di euro del 2011, fino a 1,2 miliardi del 2016, con una diminuzione di oltre il
33% in dieci anni. Il 41% dei produttori o venditori di pellicce in Italia ritiene che nei prossimi anni le pellicce
perderanno altre quote di vendita.
Conclude dunque il Presidente di Animalisti Italiani Onlus, Walter Caporale: “Siamo venuti a Milano per dire SI ad
una Moda senza crudeltà e NO all’uso di pellicce di origine animale. Chiediamo agli stilisti italiani di proporre capi
di abbigliamento naturali o sintetici, seguendo l’esempio degli stilisti che non utilizzano pellicce. Noi vogliamo che
la Moda italiana torni a splendere nel mondo e a creare posti di lavoro ed indotto economico, rispettando gli
uomini, gli animali e l’ambiente”.
MOLTI PAESI EUROPEI. Il Presidente Walter Caporale: “SI’ alla moda, NO alla crudeltà”.
Milano, Settimana della Moda. 13 Gennaio 2018 – Mani insanguinate, fischietti e cartelli con volpi, visoni ed il
volto di donne bellissime che seguono la Moda senza indossare pellicce: Pamela Anderson e l’indimenticabile
Marina Ripa di Meana. Decine di volontari dell’Associazione Animalisti Italiani Onlus – www.animalisti.it – hanno
bloccato a Milano l’ingresso delle Sfilate di pellicce di Marni, che propone sciarpe, spille e scarpe in pelliccia, oltre
a cappotti del valore di oltre 7.000€, realizzati con il sangue e la crudeltà sugli animali. “Una azione diretta
nonviolenta – dichiara Walter Caporale, Presidente dell’associazione Animalisti Italiani Onlus -, contro gli stilisti
che propongono pellicce e si arricchiscono sul dolore di decine di migliaia di volpi, cani, gatti, visoni, ermellini,
cincillà, conigli, agnelli”.
Ad oggi, in Europa, diversi Paesi stanno vietando l’allevamento di animali per la produzione di pelliccia o,
comunque, spingono per forti restrizioni che, a lungo andare, portano alla cessazione di questa attività. L’Olanda,
ad esempio, che è la terza nazione al mondo per produzione di pellicce di visone, nonostante gli interessi
economici, ha deciso di fermare la produzione, facendo da apripista a Austria, Danimarca (che però ha detto
basta solo per le volpi), Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia, Slovenia, Croazia e Bosnia.
In Italia gli allevamenti da pelliccia sono ormai solo una ventina (erano 80 negli anni ‘90), distribuiti tra Lombardia,
Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo. I metodi di uccisione: camere a gas, sparo di un chiodo nel cervello seguito da
dissanguamento, iniezioni letali o elettrocuzione: un elettrodo viene conficcato nella bocca dell’animale, un altro
nell’ano. Una scarica di 200 Volt fa rizzare il pelo dell’animale, e lo rende più voluminoso: il visone muore dopo
decine di secondi di lenta agonia. Occorrono da 30 a 50 visoni per una sola pelliccia, da 180 a 240 ermellini, da
130 a 200 cincillà, da 10 a 20 volpi, da 30 a 45 agnelli. Si calcola che siano inoltre due milioni i cani e i gatti,
provenienti illegalmente da Est Europa e Cina, utilizzati per i colli ed i risvolti di giacconi in vendita in Italia ed in
altri paesi occidentali.
Animalisti Italiani Onlus sostiene la Moda senza crudeltà di stilisti come Armani, Calvin Klein, Gucci, Jimmy Choo e
Stella McCartney. La vera bellezza è quella interiore e non si ottiene indossando dolore e morte: Jessica Alba,
Charlize Theron, Eva Mendes, Sarah Jessica Parker, Ornella Muti, Carmen Russo, Wladimir Luxuria, Loredana
Cannata, George Clooney, Richard Gere, Brad Pitt e Leonardo Di Caprio hanno scelto la moda senza pellicce. I dati
dell’Associazione Italiana Pellicceria (AIP) parlano da soli: dagli 1,8 miliardi di fatturato della produzione italiana
del 2007, si è passati agli 1,6 miliardi di euro del 2011, fino a 1,2 miliardi del 2016, con una diminuzione di oltre il
33% in dieci anni. Il 41% dei produttori o venditori di pellicce in Italia ritiene che nei prossimi anni le pellicce
perderanno altre quote di vendita.
Conclude dunque il Presidente di Animalisti Italiani Onlus, Walter Caporale: “Siamo venuti a Milano per dire SI ad
una Moda senza crudeltà e NO all’uso di pellicce di origine animale. Chiediamo agli stilisti italiani di proporre capi
di abbigliamento naturali o sintetici, seguendo l’esempio degli stilisti che non utilizzano pellicce. Noi vogliamo che
la Moda italiana torni a splendere nel mondo e a creare posti di lavoro ed indotto economico, rispettando gli
uomini, gli animali e l’ambiente”.