Il più classico dei balletti inaugurerà il nuovo anno del Carmine, a poco più di duecento anni dalla pubblicazione della fiaba del romantico tedesco E. T. A. Hoffmann, Schiaccianoci e il re dei topi, che ispirò il compositore russo.
Al Teatro del Carmine, unica data di questo spettacolo in Gallura, verrà messo in scena uno “Schiaccianoci” ambientato in parte nei nostri giorni. Il primo dei due atti è stato, infatti, riletto da Volpini con l’intento di attualizzarne il messaggio, e così il posto della lussuosa villa Stahlbaum viene preso dalla strada di una periferia metropolitana. È un luogo di uomini invisibili che vivono una condizione di emarginati con poche aspettative verso il futuro. Quella in cui vivono è più di una semplice periferia, perché sono forse due città in una. Lo fa pensare il muro che le separa. I ragazzi della città “invisibile” hanno però anch’essi il loro Natale, trovando nel barbone Drosselmeyer un Babbo Natale capace di dispensare sogni e fiducia. Più decisamente cajkovskijano è il secondo atto, perché aderente alle ambientazioni e ai profili dei personaggi della tradizione, la cui notorietà deve molto a certe versioni proposte dal cinema e dall’animazione.
Come si legge nel sito della compagnia di ballo, “Lo Schiaccianoci di Volpini è uno stimolo ecologico a riflettere anche sulla condizione delle persone-rifiuto, sullo smarrimento d’identità sociale e sui mille volti del nostro “essere”; se ci si arrende all’idea che questa entità sia unica e immutabile, infatti, si rischia di “ammalarsi” di noia, insoddisfazione e apatia. Quest’opera fa pensare che in tutti noi si possa sempre nascondere una piacevole sorpresa e che è importante coltivare i sogni custoditi in fondo ai cassetti perché potrebbero rivelarsi meravigliosi progetti di vita nuova, troppo spesso offuscati dalla paura e dall’incapacità di affrontare una svolta decisiva: imparare a “riciclarsi” con la stessa gioia e facilità con cui da bambini giocavamo con un pezzo di carta”.
Massimiliano Volpini
Ha collaborato in numerose occasioni, a partire dal 2001, con Roberto Bolle. Ha realizzato coreografie per opere di Verdi, Mozart e, naturalmente, Cajkovskij.
Dal 2007 al 2010, in qualità di coreografo residente, crea nove coreografie per la Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma, rappresentate al Teatro dell’Opera e in molti gala. È stato invitato da Peter Martins alla Fall Session 2007 e alla Summer Session 2008 del New York Choreographic Insitute. Per il Tulsa Ballet, in Oklahoma, ha realizzato nel 2009 “Amadè”, un balletto per 16 danzatori su musiche di Mozart.
Ha collaborato con artisti della scena pop e cantautorale come Malika Ayane, Celentano e Alberto Fortis. Degli impegni artistici più recenti si possono ricordare la realizzazione delle coreografie del Concerto di Capodanno 2015 e 2016 della Fenice di Venezia, andato in onda su RaiUno, con il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala. Nel settembre 2015 va in scena “Drakula”, mentre, nell’aprile 2016, debutta al Teatro alla Scala Il Giardino degli amanti, sulle musiche di Mozart e con la partecipazione di Roberto Bolle.
Per il Teatro dell’Opera di Roma ha curato le coreografie di Andrea Chenier, con la regia di Marco Bellocchio e di Carmen, con la regia di Valentina Carrasco e andato in scena alle Terme di Caracalla. Nell’estate 2017 debutta il terzo capitolo del percorso multimediale di Roberto Bolle: “Rencontre”, un passo a due su musiche di René Aubry.