Trump, parole shock su Haiti ed El Salvador: “Shithole countries“
ROMA – “Alcuni politici a Washington scelgono di combattere per Paesi stranieri, ma il presidente combatterà sempre per gli americani“: così la Casa Bianca, senza alcuna smentita, sulle parole del presidente Donald Trump su Haiti ed El Salvador “shithole countries“, letteralmente “cesso di Paesi”.
Dopo le aperture delle edizioni online del ‘Washington Post’ e di altri quotidiani nazionali, che hanno riferito dell’espressione utilizzata dal capo di Stato durante un incontro con parlamentari democratici e repubblicani sui temi dell’immigrazione, a fornire una versione ufficiale è stato il portavoce Raj Shah.
Secondo ricostruzioni di stampa concordanti, avantieri, nel corso di un incontro nello Studio Ovale, Trump ha chiesto: “Perché gli Stati Uniti si devono tenere tutte queste persone che arrivano da questi da cessi di Paesi?“.
Il presidente avrebbe poi detto di preferire gli immigrati “norvegesi” a quelli originari dell’Africa o del Centroamerica.
Nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva annunciato la revoca di permessi di soggiorno accordati ai cittadini di El Salvador a seguito del terremoto del 2001. A rischio deportazione adesso sarebbero circa 200mila immigrati.
L’ONU: SUI MIGRANTI E I LORO PAESI VERGOGNOSO E RAZZISTA
“Scioccanti, vergognose e razziste“: sono state definite così dall’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani le parole del presidente americano Donald Trump su El Salvador, Haiti e alcuni Paesi africani. A rendere nota la posizione dell’organismo è stato il portavoce Rupert Colville, durante una conferenza stampa a Ginevra.
SCONCERTO DA HAITI ALL’AFRICA: TUTTI CONTRO IL PRESIDENTE
Da Haiti al Messico, dal cuore dell’Africa all’Onu, tutti contro Donald Trump: definito “razzista” o quantomeno non all’altezza della tradizione di un Paese come gli Stati Uniti, nato e divenuto potente grazie ai migranti.
Il caso sono le dichiarazioni che il presidente americano avrebbe rilasciato su Haiti, El Salvador e altri Stati dell’Africa, apostrofati come “shithole countries”, “cessi di Paesi”.
Dopo la censura delle Nazioni Unite – frasi “scioccanti, razziste e vergognose” – hanno preso posizione governi e diplomazie. L’ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Paul Altidor, ha denunciato a Washington giudizi “basati su stereotipi”.
L’Unione Africana ha invece evidenziato il paradosso che a insultare i migranti sia un presidente americano. “Queste dichiarazioni sono inaccettabili anche perché storicamente molti africani arrivarono negli Stati Uniti come schiavi” ha detto la portavoce Ebba Kalondo.
Che ha aggiunto: “E’ sorprendente; gli Usa restano un esempio mondiale di come le migrazioni abbiano dato vita a una nazione fondata sui valori forti della diversità e delle opportunità“.
Sulla stessa linea l’ex presidente messicano Vicente Fox. “La grandezza dell’America – ha detto – è fondata sulla diversità“. Ma le reazioni non sono arrivate solo dall’altro lato del Muro che Trump promette di ultimare alla frontiera sud degli Stati Uniti.
A protestare, convocando l’ambasciatore americano, è stato perfino il governo del Botswana. Che chiede di sapere se davvero sia finito nella lista degli “shithole countries”: insomma, secondo la geopolitica di Trump, dall’altro lato del mondo rispetto alla Norvegia.
Fonte: «Agenzia DIRE» – «www.dire.it»