Elezioni, Adinolfi: “Chi si dice cattolico non può votare per un partito abortista”
ROMA – “Sono passati esattamente 40 anni dal 1978 e dalla legalizzazione in Italia dell’aborto e noi cattolici abbiamo subito quattro decenni di sconfitte, di dissoluzioni e diaspore, fino a diventare irrilevanti. Così in questa legislatura ci hanno approvato divorzio breve, unioni gay e biotestamento senza che ci scomodassimo”.
E’ questo il messaggio del presidente nazionale del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, alla vigilia della 40esima Giornata per la Vita che sarà celebrata domenica 4 febbraio in tutte le chiese italiane
“Nella prossima faranno di peggio e Laura Boldrini già annuncia la legge sull’utero in affitto. La 40esima Giornata della Vita sia un’occasione per una riflessione non ipocrita, altrimenti sarà una celebrazione vuota”, prosegue Adinolfi.
“Tutti i partiti italiani sono diventati abortisti– aggiunge- nessuno osa neanche mettere leggermente in discussione la legge 194. Ecco, diciamo chiaramente che chi si dice cattolico non può votare per un partito abortista“.
“Noi come Popolo della Famiglia- dice Adinolfi- proponiamo il superamento della legge 194, il riconoscimento del diritto universale a nascere e della capacità giuridica del concepito. Per tutto il resto del panorama politico, che pure si batte il petto sulla denatalità, le nostre sono eresie. Per noi sono la ragion d’essere del Popolo della Famiglia”.
“Sono personalmente candidato nel collegio Roma 1 del Senato contro Emma Bonino– annuncia poi il leader del Popolo della Famiglia- perché il simbolo della uccisione di sei milioni di bambini dal 1978 ad oggi si accorga che ha un’opposizione fiera che resiste quarant’anni dopo.
Ogni voto al Popolo della Famiglia spiegherà alla Bonino che il suo tempo si è compiuto e che ora si deve tornare a far nascere bambini, lieti che l’Italia abbia comunque espresso una sua forma di resistenza alla cultura della morte con il 70% dei medici obiettori di coscienza, un patrimonio professionale e di umanità da salvaguardare”.
Fonte: «Agenzia DIRE» – «www.dire.it»