Il racconto
Moscatelli: “Ad un’ora da Roma la possibilità di vedere 2000 tombe
etrusche rupestri: La “Petra” d’ Etruria. Sono dei veri libri
scolpiti nella roccia. Entreremo nelle vie di comunicazione scavate
nella roccia dagli Etruschi”.
Catemario : “ Ma anche grotte di proporzioni smisurate e case con
particolari scale esterne decorate”.
“Centinaia di tombe etrusche sono nell’area archeologica di S.
Giuliano a soltanto un’ora da Roma, nel territorio se ne contano
almeno 2000.
In realtà chiamarle tombe è veramente riduttivo in
quanto non si tratta solo di luoghi di sepoltura, ma di veri libri
scolpiti nella roccia, che parlano di urbanistica, architettura, opere
idrauliche, arredamento, gusto estetico, decorazioni, simboli, riti e
persino scene struggenti, come quella in cui il letto funebre della
madre è posto di fronte a quello del figlioletto, in modo che i due
possano guardarsi per sempre, anche nell’eternità dell’ultimo
sonno.
Le tv, i fotografi, i giornalisti, avranno la grande
opportunità di filmare e di vedere le tante ed incredibili opere
rupestri scolpite dagli Etruschi e risalenti a ben 2500 anni fa”.
Lo ha affermato Sabrina Moscatelli, guida ambientale escursionistica che segue la parte archeologica nel cuore del Parco Marturanum.
“Dal belvedere si potrà ammirare l’imponente forra dove si apre un
panorama mozzafiato e ci si sentirà come sospesi nel vuoto.
Costeggiando il pianoro attraverso un sentiero panoramico si arriva alla
monumentale Tomba del Cervo, con il suo rilievo simbolo del Parco, alla
Tomba della Regina fino a proseguire lungo il torrente tra tantissime
tombe rupestri.
Ma potremmo anche attraversare le antiche vie di
comunicazione scavate nella roccia, le famose “tagliate etrusche”
– ha continuato Moscatelli – per giungere al borgo medioevale di
Barbarano Romano, incluso ugualmente nell’area protetta del Parco. Il
piccolo e curato centro, custodisce incredibili scenari, dove uomo e
natura hanno trovato ogni giorno la loro mutevole armonia, attraverso
una simbiosi che va avanti da secoli.
Un susseguirsi di storia, leggende, antichi rituali e tradizioni si uniscono nei sentieri del
parco e nelle vie e monumenti del borgo, dove, il sacro aleggia ed il
profano si illumina.
Le mura merlate, le torri, le antiche e tipiche
case con profferli, ovvero particolari scalinate esterne decorate che
avevano anche funzioni secondarie, le chiese, i colombari, il lavatoio,
le cantine ed il belvedere ci conducono nell’anima del luogo,
mostrando le tradizioni ed il vissuto di un popolo, in un continuo
intreccio tra ieri e oggi, tra fuori e dentro le mura, tra sopra e sotto
terra”.
“Si tratta di uno dei Parchi più ricchi del Lazio, dove in poco più
di 1000 ettari, si racchiudono diversi quanto incredibili ambienti. Il
territorio di Barbarano Romano può essere considerato – ha proseguito
Maria Giulia Catemario, Guida Ambientale Escursionistica AIGAE che cura
la parte naturalistica – per chi viene da Roma, una porta per
l’Etruria, con un alta concentrazione di resti etruschi, molti dei
quali monumentali , che si mimetizzano nella rigogliosa vegetazione e
sembrano accoglierci per raccontarci la vita e i riti di quasi 3000 anni
fa.
Passeggiando nei canyon forgiati dai vulcani tra corsi d’acqua e
cascatelle, intricate liane e ripide parete tufacee la natura e la
storia non stancano mai di sorprenderci. C’è il sentiero delle Gole
del Biedano con una forte valenza naturalistica, tra strette gole del
fiume, in una natura selvaggia ed integra dalla quale ogni tanto
emergono resti della quotidianità del passato, di mulini, mole, grotte
di proporzioni spropositate, un giorno cave oggi dimora per pipistrelli
e terrazzamenti per la lavorazione e coltivazione della canapa.
Il Quarto è invece una zona da sempre utilizzata per il pascolo e che
offre dei sentieri che sono accompagnati dalla presenza di animali
bradi, come cavalli e vacche maremmane come in un vero e proprio safari.
Tutti i sentieri legano Barbarano con altri piccoli centri abitati favorendo così lo sviluppo del tanto amato turismo dei borghi”.
Una professione, una passione
“Fare le guide in questo luogo per noi non significa lavorare, ma
condividere un’ opera d’arte alla quale ci sentiamo profondamente
legate e coinvolte, anche se non siamo le artiste che l’ hanno
prodotta.
Noi viviamo in questo territorio. Per noi i turisti o
visitatori sono considerati ospiti, e ciò che amiamo, è fare da ponte
tra le loro curiosità ed i segreti del territorio, ma soprattutto
amiamo farli sentire abitanti del luogo anche se solo per un giorno. Non
li accompagniamo in una semplice passeggiata, ma in una vera esperienza
emozionale, per entrare nell’anima del luogo e non per osservare il
tutto dalla soglia della porta.
Amiamo questo territorio ed amiamo
proteggerlo, promuoverlo e condividerlo con tutti coloro che ne amano le
peculiarità”.