L’esordio politico di Renzo Laconi nella Oristano del secondo dopoguerra Di Beppe Meloni

L’esordio politico di Renzo Laconi nella Oristano del secondo dopoguerra. Ho scovato nella bancarella di Antonio Leggieri in via Garibaldi, un bel libro ormai quasi introvabile “Renzo Laconi, un idea di Sardegna” (Aipsa Edizioni), a cura di Piersandro Scano, docente, amministratore, uomo politico, e Giuseppe Podda, scrittore, giornalista, studioso di cinema e tradizioni popolari, scomparso nel 2007. Il libro, ristampato nel 2016, grazie al lodevole intervento della presidenza della Fondazione di Sardegna, racconta grazie alle testimonianze di politici del PCI, saggi e contributi di storici e ricercatori, le vicende politiche e parlamentari dell’Italia e della Sardegna nei primi venti anni della Repubblica dell’Autonomia Speciale della Sardegna. Renzo Laconi, (Sant’Antioco 1916- Catania 1957) laurea brillante in lettere all’Università di Cagliari, ha fatto il suo ingresso nel PCI sardo sul finire dell’autunno del ’43, ancora in divisa militare, partecipando nell’antica sezione oristanese, una modesta stanza in un fabbricato di via Diego Contini, a un convegno in cui si gettavano le basi per la costituzione della Camera di Lavoro cittadina. Risparmiata dalla furia della guerra, Oristano tornava speditamente alla normalità. Davide Cova, ingegnere di fede sardista, nominato sindaco dal comitato di concentrazione antifascista della Sardegna, lavora nel palazzo di città in piazza Eleonora con una giunta provvisoria, che deve soprattutto fronteggiare “Sa martininca”, la borsa nera di quei tempi, molto fiorente per la scarsità di generi alimentari di prima necessità, pane, pasta, caffè, zucchero e olio, che si possono

acquistare solo in modeste quantità e con la tessera annonaria. Rispunta la voglia si partecipazione, e il primo partito a mettersi in moto è la Democrazia Cristiana, sotto la guida di Giuseppe Cogoni, arcivescovo coraggioso e intraprendente, che lavora tra l’altro all’uscita di un giornale cattolico regionale “il Quotidiano Sardo”, che farà la sua apparizione nelle edicole della Sardegna domenica 6 aprile 1947, il giorno di Pasqua. Lo firma il primo direttore Mariano Pintus, giornalista gallurese che sarà poi estensore, con l’onorevole Antonio Segni “lu professò”, della prima proposta di legge per la quarta provincia, nel gennaio 1955. In una città molto chiusa e conservatrice, che ha fatto le fortune del Sardofascismo di Paolo Pili e Antonio Putzolu, soffia adesso il vento della libertà e della democrazia. E la DC alle prime elezioni comunali di domenica 24 marzo 1944, conquista la maggioranza assoluta dei seggi, 24 su 30. Primo sindaco eletto democraticamente è l’avvocato Alfredo Corrias. Qualcosa però si muove anche a sinistra e il PC è il primo partito a serrare le fila, grazie all’impegno del gruppo di volenterosi, i fratelli Ivo, Ugo,Livio Loi titolari di una autorimessa in piazza Roma, il dentista Michele Mereu, Giovanni Urracci della Lega Contadini, Pietrino Iriu, che sarà successivamente primo segretario della Camera del Lavoro. I comunisti oristanesi assieme ai socialisti sono presenti in consiglio comunale con sei consiglieri: Decia Spada, Bruno Stiglitz, Raimondo Fara, Michele Mereu, Vincenzo Utzeri e Giuseppe Casu. A supporto dell’azione di propaganda e di penetrazione del PC locale, nasce anche una squadra di calcio, la “Stella Rossa” e Oristano si ritrova in quegli anni per un breve periodo addirittura con tre squadre: la Tharros di Tziu Peppinu Annis, L’Ardita e la Stella Rossa. La presenza di Laconi in città non sarà di lunga durata, e dopo il congresso regionale di Iglesias ci sarà per lui la impegnativa stagione sassarese con il difficile compito di costruire il PC in Sardegna, con Antonio Dore, Giovanni Lai, Sebastiano Dessanay, Luigi Chironi e Armando Congiu. Seguirà la sua elezione del 1957 a segretario regionale del partito. Uomo politico di statura eccezionale, brillante ed efficace nelle aule parlamentari come nelle piazze, con la sua oratoria solenne e insieme affascinante fino alla veemenza polemica più spietata, logica e rigorosa e insieme semplice e profondamente umana. I suoi comizi, con interminabili contraddittori notturni nelle piazze dell’isola, con avversari del calibro del liberale Ciccio Cocco Ortu e di Don Salvatore Fiori “microfono di Dio” per i Comitati Civici della DC, saranno a lungo ricordati e rimpianti dai sardi che hanno avuto anche una sola volta l’occasione di ascoltarlo.

Beppe Meloni