Delibera evidentemente fraintesa dal partito Leu
Ho appreso dalla stampa dell’invito a “studiare di più” di tale signor Benucci del partito Leu, che evidentemente non ha capito granché del mio discorso sulla delibera che annulla i diritti di chi non si dichiara “antifascista”.
Lo invito, a mia volta, prima di rendere siffatte affermazioni, ad approfondire i fondamenti del Diritto Amministrativo, che nella sua esperienza di Consigliere Comunale potrebbero tornargli più utili delle tiritere imparate a memoria del tipo “lo Stato è antifascista, la Costituzione è antifascista, siamo per la libertà e i diritti di tutti, ma i Fascisti …”. Ad esempio, nel Casetta, uno dei libri suggeriti dai docenti di Diritto Amministrativo dell’Università di Cagliari, può trovare tutto.
Detto che esistono già leggi e organi preposti a giudicare sulla liceità di statuti e operato dei partiti politici, e che questo compito non può e non deve spettare a un organo politico qual è il Consiglio Comunale, ribadisco, in parole spicciole, per venire incontro a chi evidentemente non ha corretta conoscenza dei principi che governano il procedimento amministrativo, che lo stesso è retto da principi e garanzie scritte nella Costituzione, nella legge sul procedimento amministrativo e in tutta una serie di altre norme che ne regolano il funzionamento.
La Delibera che toglie diritti ai non antifascisti, a parte l’inutile riferimento alla NON LEGGE Fiano (mai definitivamente promulgata), e fare riferimento erroneo alla “ricostituzione” del partito Fascista e non alla “riorganizzazione del disciolto partito fascista” (non sanno fare nemmeno copia-incolla), secondo me è viziata da eccesso di potere, dato che i precetti di imparzialità sono del tutto ignorati, l’atto appare del tutto irragionevole, illogico e contraddittorio in più parti, visto che vuole affermare i principi di libertà negandoli a una parte della popolazione, con evidente disparità di trattamento dei cittadini, e ingiustizia manifesta.
Il fatto che il TAR della Lombardia sede di Brescia abbia respinto il ricorso di Casapound su un provvedimento analogo non significa che la vicenda sia chiusa. Informo Benucci, e con lui tutti coloro che non lo sapessero, che è possibile il ricorso al Consiglio di Stato, che può, a sua volta, rimettere gli atti alla Corte Costituzionale se ritiene non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale.
Pertanto, la partita è tutt’altro che chiusa e noi non staremo certo a farci privare dei diritti e delle libertà fondamentali da un manipolo di personaggi che hanno presentato proposte di delibere deliranti nei rispettivi Consigli Comunali.
Del resto, basta leggere (e studiare), i verbali delle sedute dell’Assemblea Costituente per comprendere che ciò a cui si riferisce la XII disposizione transitoria, che parla “<<DEL>> PARTITO FASCISTA, E NON DI <<UN>> PARTITO FASCISTA” (parole di Togliatti), assume un significato storico ed essendo una norma transitoria ha ormai esaurito la sua portata nei termini delle legge che la attua e delle norme che completano la disciplina sul tema, per le cui violazioni è competente il giudice ordinario.
Esistono numerose sentenze della Cassazione che supportano le mie teorie, che applicano la XII DT e le leggi Scelba e Mancino, che ho riportato nel mio precedente Comunicato, evidentemente non capito dal Benucci.
La Mancino, art.4, sanziona “chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche” e la Scelba specifica che si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista (tra gli altri casi alternativi) propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione, per cui il gruppo di firmatari della proposta di delibera dovrebbe porsi seriamente la domanda se la propria attività di presentazione della proposta di delibera possa essere inquadrata come attività di gruppo di persone che sta perseguendo la finalità antidemocratica di sopprimere le libertà garantite dalla Costituzione.
Vedremo cosa fare insieme ai nostri legali, e viste le spese ingenti che comporterebbero i ricorsi, potremmo chiedere il sostegno di tutte le persone che credono nella libertà di opinione e non vogliono vivere in uno Stato che priva alcuni cittadini dei diritti e delle libertà fondamentali. Per il momento non possiamo fare altro che dichiararci “prigionieri politici”.