Sequestro preventivo beni mobili e immobili nei confronti di un imprenditore del settore “fotovoltaico” e di alcuni componenti della sua famiglia
Operazione “Dolly”. Al termine di articolate attività di polizia economico – finanziaria, i finanzieri del Comando Provinciale di Rimini hanno eseguito, nei giorni scorsi, un provvedimento emesso dal G.I.P. presso il locale Tribunale, sottoponendo a sequestro preventivo beni mobili e immobili per un valore stimato di due milioni di euro nei confronti di un imprenditore del settore “fotovoltaico” e di alcuni componenti la sua famiglia.
Le indagini dei militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Rimini, hanno consentito di raccogliere elementi idonei a ritenere che il sessantenne P.E., imprenditore di origini calabresi, ma residente a Rimini, attraverso la propria azienda, operante nel settore della costruzione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, aveva realizzato un impianto fotovoltaico, sub-appaltando parte dei lavori a ditte che avevano, poi, emesso nei confronti della stessa società fatture per operazioni inesistenti per un importo pari a quasi 4.6 milioni, consentendogli così di evadere le imposte per oltre 2,2 milioni di euro (distintamente € 1.781.540 IRES e € 415.900 di IVA).
L’effettuazione di minuziosi accertamenti bancari conduceva, inoltre, ad ipotizzare fondatamente che P.E., attraverso i suoi molteplici conti correnti, avesse trasferito il denaro che avrebbe dovuto essere impiegato per il pagamento delle fatture passive, risultate in realtà false, su conti correnti intestati a società e persone fisiche a lui riconducibili.
In particolare una rilevante somma di denaro è risultata girata su conti correnti intestati al figlio P.G., che, a sua volta, avrebbe di conseguenza “riciclato” tali somme effettuando bonifici su conti correnti presso banche sammarinesi, società inglesi, nonché acquistando immobili ed emergendo, in soli tre anni, per una sproporzione reddituale anomala pari, tra investimenti ed entrate globali, ad oltre 700 mila euro.
Gli accertamenti delle Fiamme gialle riminesi consentivano di argomentare altresì che P.E., nella consapevolezza di poter subire aggressioni patrimoniali dovute all’applicazione nei suoi confronti di misure di prevenzione, si era spogliato della titolarità di una buona parte dei propri beni, costituendo ed intestando alla consorte due nuove società alle quali vendeva immobili e terreni acquistati in precedenza, rendendosi così responsabile, in concorso con la moglie del reato di trasferimento fraudolento di beni e valori previsto dall’art. 12 quinquies della Legge nr. 356/92.
Il Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Paolo Gengarelli, sulla scorta delle risultanze investigative scaturite dalle attività operate dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria, avanzava nei confronti dei tre principali indagati, un’argomentata richiesta di sequestro preventivo in ordine alle principali ipotesi di reato configuratesi, frode fiscale, riciclaggio di danaro e trasferimento fraudolento di valori.
Il Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Rimini, Dott. Vinicio Cantarini, ritenendo sussistere i presupposti che avevano portato ad avanzare la richiesta, ha emesso il provvedimento di sequestro che è stato eseguito dai Finanzieri vincolando saldi attivi di 5 conti correnti, 44 terreni, 5 immobili, quote societarie di 5 società, una polizza assicurativa, il tutto per un valore stimato pari a 2 milioni di euro.