I TEMI
L’anno scorso tourismA ha visto la nascita delle Rete museale delle statue stele del Mediterraneo, i menhir saranno protagonisti anche quest’anno perché il programma allestito per il IV Salone Internazionale dell’Archeologia è dedicato proprio a una delle testimonianze più importanti della Sardegna prenuragica.
Databili al III millennio avanti Cristo, le statue menhir sono monumenti megalitici, primo esempio di sculture antropomorfe che rappresentano figure di arcane divinità maschili e femminili, (forse antenati, guerrieri o personaggi mitici di rango). Di certo testimoniano che la religione dei sardi era ben presente almeno duemila anni prima dei nuraghi – sostengono gli archeologi – un’esperienza di notevole spessore che non si è esaurita con l’arrivo della civiltà nuragica, ma è sopravvissuta ben oltre quella stagione culturale.
In Sardegna sono presenti a Laconi (centro più importante), Villa Sant’Antonio, Allai, Samugheo e Nurallao, Comuni della rete del Consorzio Sa perda ‘e Iddocca, importante realtà, con sede a Laconi, nata per promuovere un territorio vasto e ricco di risorse naturali e culturali.
PADIGLIONE SARDEGNA
Tutto questo sarà esposto e raccontato a Firenze, al Salone Internazionale dell’Archeologia, in un grande padiglione di 120 metri quadrati collocato in posizione strategica, dotato di postazioni, installazioni artistiche e di un grande visore, da 65 pollici, in cui scorreranno in loop le immagini del patrimonio archeologico del Consorzio realizzate dal fotografo Nicola Castangia. Due pannelli di grandi dimensioni (8×3) con immagini e foto, realizzati dallo stesso Castangia, faranno da sfondo alle pareti laterali, integrati da roll up, depliant, brochure, libri e materiale informativo.
In quei video, dentro quelle immagini, ci sarà la Sardegna delle statue menhir che sarà rappresentata, spiegata e promossa anche da un’affiatata squadra di operatori.
PARTECIPANTI E ATTIVITÀ
I testimonial, infatti, saranno i rappresentanti dei dieci Comuni che fanno capo al Consorzio Sa Perda ‘e Iddocca che comprende anche Laconi, con il Museo regionale della statuaria preistorica sarda, in cui sono esposti gli originali delle statue stele. Non potrà mancare lo scultore Carmine Piras, che da anni studia le tecniche di esecuzione della statuaria sarda. Piras, infatti, esporrà a Firenze alcune riproduzioni in scala delle statue stele menhir di Laconi, realizzate in materiale sintetico, ma fedeli nel disegno, nel colore e nelle dimensioni (2,20 metri). Lo scultore oristanese porterà inoltre una statua della cosiddetta “dea madre” e riproporrà le splendide spade nuragiche realizzate in bronzo, che nelle passate edizioni hanno riscosso un grande successo. Infine i modelli di bronzetti, nonché suppellettili e manufatti coevi dei menhir.
UNA POSTAZIONE DEDICATA ALLA RETE DELLE STATUE-STELE
Accanto alla sala sarda, lungo il corridoio che segue, sarà allestita anche una postazione dedicata esclusivamente alla Rete delle statue stele del Mediterraneo costituita l’anno scorso. Qui saranno presenti, con i loro materiali, i musei di Aosta, Laconi e Pontremoli (Lunigiana).
FIRMA DEL PROTOCOLLO D’INTESA FRA I DIRETTORI DEI MUSEI DELLA RETE MEDITERRANEA
Prevista per sabato 18 febbraio anche la sigla del protocollo d’intesa fra i direttori dei musei della Rete: Trento e Aosta, Laconi e Pontremoli, La Spezia, Bolzano e Villa del Garda, accordo importante, di cui, come accennato, sono state gettate le basi nella passata edizione.
L’INTERVENTO DELL’ARCHEOLOGO GIORGIO MURRU
L’aspetto scientifico è affidato all’archeologo Giorgio Murru, coordinatore del museo Zapata di Barumini, nonché direttore del museo di Laconi, che in un intervento molto atteso (programmato per domenica 18 febbraio, alle 14.50, nel salone del Palazzo dei congressi), tirerà le fila dell’intensa attività di comunicazione realizzata in quei giorni nel padiglione e spiegherà al pubblico il senso della partecipazione sarda al Salone fiorentino, strettamente legata, come dirà nella sua relazione, all’importante significato del “Culto delle statue menhir all’alba dei nuraghi”. L’intervento di Murru, che rappresenta il culmine della partecipazione sarda al tourismA, è inserito nel programma del XIV Incontro Nazionale organizzato, nell’ambito del Salone, dalla prestigiosa rivista Archeologia Viva diretta da Piero Pruneti.
LA CASA EDITRICE DELFINO
L’editore Carlo Delfino, da più di 36 anni impegnato nella promozione del patrimonio archeologico dell’Isola, dopo una significativa esperienza di oltre 11 anni alla Borsa del turismo archeologico di Paestum, porterà a Firenze, per il quarto anno consecutivo, una significativa porzione di Sardegna e un fitto programma di eventi affidato ai rappresentanti di dieci Comuni ricchi di testimonianze archeologiche e storico-artistiche.
I NUMERI
Cosa sia tourismA e quanto sia importante esserci, lo dicono i numeri: il Salone Internazionale dell’Archeologia, con dodicimila visitatori nella passata edizione, si conferma il più importante evento europeo per la promozione e comunicazione del turismo archeologico e costituisce una straordinaria opportunità per gli enti locali e del turismo, gli studiosi, i tour operator e gli specialisti di settore.
PROGRAMMA COMPLETO
Per ulteriori dettagli si rimanda al sito ufficiale dell’evento all’indirizzo http://www.tourisma.it/programma-2018/ dove si può anche scaricare il programma completo in formato pdf: programma_tourismA_2018
Sassari, 8 febbraio 2018
Sa perda ‘e Iddocca
Consorzio turistico composto da dieci comuni, Sa perda ‘e Iddocca ha sede a Laconi. Ne fanno parte i centri di Allai, Asuni, Genoni, Laconi, Meana Sardo, Nuragus, Nurallao, Ruinas, Samugheo e Villanovatulo.
L’obiettivo del Consorzio, presieduto da Sandro Sarai, è quello di promuovere lo studio per lo sviluppo integrale della zona con l’intento di programmare e gestire iniziative mirate alla crescita economica, culturale e sociale del territorio.
Si tratta di un’area vasta e variegata che comprende paesaggi molto diversi caratterizzati, oltre che per le formazioni geologiche e botaniche, anche per le tante testimonianze storiche.
A nord ci sono i tavolati del Barigadu e delle regioni montuose del Mandrolisai, a ovest il massiccio del Grighine, a sud la Giara e la Marmilla, a est il Sarcidano e i contrafforti del Gennargentu.
Grande varietà di ambienti, che offre al visitatore un luogo piacevole in cui passare le vacanze e un’occasione ideale per conoscere l’altra Sardegna, quella delle zone centrali, straordinariamente diversa da quella ben nota della costa.
Che siano le rarefatte atmosfere collinari di Allai o gli endemismi delle Giara, con i suoi celebri cavallini, le foreste di querce di Villanovatulo, Nurallao e Laconi, gli ambienti lacustri del medio Flumendosa, le dolci colline dell’alta Marmilla, verso Barumini, e le pareti rocciose di Asuni e Ruinas, il territorio affascina.
Le prime notizie storiche risalgono a 5/6000 anni fa, numerose le domus de janas, scavate nella roccia, a pianta semplice o pluricellulare, importante la statua della madre mediterranea esposta nel civico museo di Allai, ma anche le testimonianze del prenuragico presenti a Ruinas, con il celebre menhir Macchetturu e la domus de janas di Mesadda.
Il periodo nuragico è testimoniato da centinaia di nuraghi, ben trenta se ne contano solo nel territorio di Nuragus, ma in alcune località emergono anche i resti delle capanne di villaggi preistorici e strutture megalitiche riconducibili a tombe di giganti.
Arricchiscono il patrimonio archeologico anche templi a pozzo, pozzi sacri e gli imponenti monoliti infissi nel terreno, i menhir (o statue-stele), singolari testimonianze esposte nel Museo regionale di Laconi.
Significativo anche il recente rinvenimento, a Genoni, di un pozzo sacro, profondo oltre quaranta metri, che ha restituito una grande quantità di reperti di età nuragica, punica e romana. Genoni ospita anche il museo del cavallino e un paleo-archeo-centro in cui è esposta una breccia fossilifera risalente al Miocene.
Diverse e rilevanti le testimonianze romane, strade e ponti, mentre del periodo giudicale resta il castello medievale di Laconi e del Cinquecento è la bella chiesa di San Bartolomeo, edificata, a Meana Sardo, nel XVI secolo.
Ai secoli XVI e XVII risale lo stile architettonico di gran parte delle chiese sparse nel territorio che annovera anche un Castello, quello di Medusa a Samugheo, centro noto per le maschere del carnevale tradizionale.
Si tratta di un territorio tra i meno noti dell’Isola, ma non meno attraenti dal punto di vista naturalistico, archeologico ed enogastronomico, ideale per praticare sport all’aperto, di sicuro interesse anche per gli appassionati di enogastronomia desiderosi di scoprire la cucina tipica nelle piccole ma accoglienti strutture.