Canzoni d’autore per un viaggio nel Novecento in musica sotto l’ insegna del Jazz Club Network
Il fascino di splendide canzoni d’autore – firmate da artisti quali Fabrizio De André, Francesco Guccini, Paolo Conte ed Ivano Fossati per “Un mondo a più voci” – il nuovo progetto musicale del batterista Ellade Bandini in trio con l’oboista e polistrumentista Mario Arcari (oboe, clarinetto, flauto dolce, fiati etnici, voci) e il chitarrista Giorgio Cordini (chitarra, bouzouki) che sbarca nell’Isola sotto le insegne del Jazz Club Network organizzato dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Un formidabile ed eclettico trio – con trascorsi tra rock e pop, jazz e blues ma anche ascendenze classiche e divagazioni nella musica “colta” contemporanea per un concerto di grande suggestione, tra pezzi cantati ed altri riproposti in versione rigorosamente strumentale (con originali e raffinati arrangiamenti) in cartellone giovedì 8 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, venerdì 9 febbraio alle 20.30 a Il Vecchio Mulino di Sassari, sabato 10 febbraio alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena e infine domenica 11 febbraio alle 20.30 al Jazzino di Cagliari.
Nei Jazz Clubs e nei teatri dell’Isola riecheggeranno ammalianti intrecci di parole e note, tra tenere e intimistiche ballads e pezzi “impegnati” riuniti in una preziosa antologia (ripensata sera per sera in base all’atmosfera e al pubblico) che riflette lo spirito del Novecento, tra rivoluzioni culturali e trasformazioni economiche e sociali, trionfo (e fallimento) delle ideologie e sensibilità individuale, desiderio di trasgressione e ansia di libertà, memoria e futuro.
“Un mondo a più voci” è un meraviglioso affresco sonoro dell’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, in cui la musica diventa specchio della realtà con tutte le sue contraddizioni, i conflitti, l’entusiasmo e le sconfitte, le ingiustizie, l’evoluzione dei costumi e dei consumi e la lotta di classe: i cantautori interpretano con una cifra personale e inconfondibile temi scottanti e attuali, descrivono il tempo presente e rielaborano le tragedie del passato, narrano l’amore e il disincanto, il coraggio e la paura, la guerra e la pace.
Sotto i riflettori tre musicisti che hanno vissuto quel susseguirsi e sovrapporsi di correnti e forme musicali, con l’esplosione del rock e l’avvento del pop, spaziando tra blues e jazz e collaborando con alcuni dei più importanti cantautori italiani: il concerto è un omaggio ad artisti come Fabrizio De André e Francesco Guccini – ma anche Ivano Fossati e Paolo Conte – che hanno saputo tradurre in musica idee ed emozioni, elaborare e riflettere su differenti visioni del mondo, creando melodie indimenticabili.
Viaggio tra le sonorità e le suggestioni del secolo breve – alla (ri)scoperta di “Un mondo a più voci” in cui si affermano i moderni chansonniers, artisti dalla spiccata personalità che scrivono e interpretano canzoni, entrando spesso nel vivo di questioni politiche e morali, magari da un punto di vista insolito e sorprendente, mescolando generi e stili, traendo ispirazione dalla propria vita e traducendo opere altrui, dialogando con il resto del pianeta, in un contesto dove la ricerca e la sperimentazione delle avanguardie artistiche va di pari passo con il risvegliarsi della coscienza civile, nella fusione di etica ed estetica. Oltre le mode e il clichés i cantautori riescono a imporsi nell’immaginario grazie al potere evocativo e alla forza espressiva della musica, che tocca le corde del cuore, e mette in risalto il significato delle parole, in un’alchimia potente e coinvolgente.
«Guccini, Conte, De Andrè e Fossati, hanno melodie che anche suonate da sole hanno un loro perché. Le persone che ascoltano questo tipo di concerto conoscono le parole meglio di noi, ma per noi l’importante è far sapere alle persone che quando si va in sala d’incisione non conta solo la voce, ma tutto il lavoro dei musicisti che sta sotto, lo scheletro di ogni struttura melodica. Momenti unici, perché non vengono fuori sempre uguali» – ha sottolineato Ellade Bandini in un’intervista. “Un mondo a più voci” è un tributo a quegli artisti, testimoni di un’epoca ricca di fermenti e di drammatici contrasti, e rimanda a un modo – ormai sempre più raro – di “fare” e ascoltare musica: «Oggi manca nella musica quello che manca nella società: la capacità di stare assieme, ma davvero, non solo fisicamente nello stesso posto» – ha aggiunto l’artista – «Quella musica era il risultato di un lavoro a più mani e di una complicità che si crea solo guardandosi negli occhi mentre si suona. Oggi, spesso, la musica è un’altra cosa. Basta guardare Sanremo. La musica ha bisogno di gente che ne sa, invece si privilegiano conduttori che fanno audience».
Il talento di Ellade Bandini per la batteria – dai The Pleasure Machine con Ares Tavolazzi e Vince Tempera agli incontri con artisti come Francesco Guccini, Claudio Lolli, Roberto Vecchioni, Paolo Conte, Fabrizio De André, Mina e Adriano Celentano, ma anche Claudio Villa, Mario Del Monaco, Betty Curtis, e poi Ornella Vanoni e Gino Paoli, Enzo Jannacci, Umberto Bindi Fiorella Mannoia, Vinicio Capossela, senza dimenticare l’Equipe 84 e i Dik Dik e jazzisti come Lee Konitz, Renato Sellani, Ray Bryant, Franco Cerri e Tony Scott, si sposa magnificamente con l’eclettismo dell’oboista e polistrumentista Mario Arcari e del chitarrista Giorgio Cordini.
Formazione classica e passione per il free jazz per Mario Arcari capace di spaziare tra musica popolare e contemporanea, dalle collaborazioni con Moni Ovadia, con Mauro Pagani e con la DOM di Dino Mariani, dal “Pipetett” di Franz Koglemann a fianco di Paul Bley, Steve Lacy, Ran Blake, Barre Phillips, Radu Malfatti, Phil Minton, da Butch Morris ai dischi e le tournées con Ivano Fossati e Fabrizio De André, dalla creazione di musiche di scena all’esecuzione di partiture di Louis Andrissen, Piero MIlesi, Ludovico Einaudi e Luigi Cinque, dal trio con Antonello Salis e Armando Corsi alla “Band” di Katia Labeque con Viktoria Mullova e Giovanni Sollima.
Inizi da autodidatta, fino all’incontro “fatale” con Mauro Pagani, invece, per Giorgio Cordini, che spazia dai concerti blues con Carey Bell, Otis Rush, Louisiana Red alle tournées con Fabrizio De André, alle collaborazioni con Irene Fargo, Cristiano De Andrè, Massimo Bubola, Nada, Oliviero Malaspina; chitarrista e cantante del trio Wha-Wha Band, ha collaborato con Massimo Ranieri, con la Piccola Orchestra Apocrifa ha riproposto “La Buona Novella” di Fabrizio De André, al quale è dedicato anche il progetto Mille Anni Ancora con Mario Arcari e Ellade Bandini. Nel 2015 è uscito il suo disco “Piccole Storie”, una raccolta di brani inediti con testi di Luisa Moleri.
Il viaggio in “Un mondo a più voci” inizia sulle note dei “Treni a vapore” di Ivano Fossati, che firma anche la meravigliosa “Oh che sarà” (cover di “O que sera” di Francisco “Chico” Buarque de Hollanda) e “Mio fratello che guardi il mondo”, tra l’ironica provocazione de “Il bombarolo” di Fabrizio De André e il sorriso de “Il pescatore”, accanto alla struggente “Preghiera in gennaio” e a “La canzone dell’amore perduto”, ma anche all’immagine della città che brucia in “Sidun” e alla pittoresca “’Â duménega” dall’album “Creuza de mä”.
Spazio all’evocativa “Vorrei” di Francesco Guccini, tra i “fantasmi di una mente” in “Vedi cara” e la poetica ballata de “Il vecchio e il bambino” ma anche l’irresistibile invito di Paolo Conte in “Via con me” per sfogliare uno straordinario album dei ricordi, con la colonna sonora che ha visto nascere e crescere più di una generazione e ha accompagnato la storia recente del Belpaese.