VENEZIA – Per la prima volta dall’inizio della legislatura la maggioranza in Consiglio regionale veneto “ha votato contro Zaia”.
Per la prima volta dall’inizio della legislatura la maggioranza in Consiglio regionale veneto “ha votato contro Zaia”, per dirla con le parole del consigliere Piero Ruzzante (Leu), approvando tre diverse mozioni che contestano sostanzialmente la delibera di giunta che finanzia con 200 mila euro l’anno per tre anni un centro di assistenza per il cambio di sesso nel comune di Abano Terme, provincia di Padova.
Il Consiglio ha infatti approvato le tre mozioni presentate rispettivamente da Giovanna Negro (Veneto del Fare), Stefano Casali (Centro destra veneto) e Nicola Finco, capogruppo della Lega Nord, che sono state discusse insieme per la vicinanza del contenuto.
Quella di Negro, a dire il vero, si discosta un po’ dalle altre perche’ non chiede espressamente il ritiro della delibera di giunta ma chiede che, dal momento che si stanziano dei fondi per il cambio di sesso, si prevedano stanziamenti anche a favore della fecondazione assistita. Inizialmente la cifra prevista dalla consigliera era di 200 mila euro l’anno, ma su richiesta di Silvia Rizzotto, capogruppo Zaia presidente, la cifra e’ stata cancellata a favore di uno stanziamento generico.
Cio’ non toglie che la mozione della tosiana sia fortemente critica nei confronti della delibera di giunta, come dimostra il suo intervento in cui afferma che c’e’ stata una “mancanza di rispetto” nei confronti della commissione sanita’, che “non e’ stata interpellata”.
La seconda mozione, quella di Casali, chiede invece che il finanziamento sia ritirato o, se proprio lo si vuole mantenere, lo si destini a chi “nasce affetto da effetive patologie come l’ermafroditismo”, e non a chi “decide di cambiare sesso per scelta”. Perche’ va bene garantire la “massima liberta’ su quello che uno vuole fare, anche nelle strutture regionali, ma lo deve fare con risorse sue”.
La mozione di Finco, infine, attacca duramente la decisione della giunta, e ancora piu’ duro e’ l’intervento del leghista. “Aiutiamo chi vuole fare famiglia, incentiviamo le nascite, non queste che io ritengo perversioni”, afferma Finco. “Va bene essere i primi della classe in tante cose, ma non voglio essere la prima Regione ad avere un centro per il cambio di sesso pagato con i soldi dei contribuenti”.
Segue un intervento di Stefano Valdegamberi, che chiede retoricamente “se l’omosessualita’ non e’ una malattia, che ti fanno a pezzi se provi a dirlo, allora perche’ dobbiamo trattarla come una malattia?”. Arrivano infine gli interventi di minoranza. Il capogruppo del Pd Stefano Fracasso chiede conto dei 180 milioni di euro che secondo quanto annunciato il governatore Luca Zaia sarebbero stai risparmiati grazie agli acquisti sanitari centalizzati permessi dall’Azienda Zero.
“Problemi di copertura non dovrebbero essercene”, provoca il dem, evidenziando che sembra ipocrita fare ora riferimento al calo delle nascite chiedendo di investire nel sostegno alla natalita’ invece che sul cambio di sesso, visto che “non avete voluto ridurre le rette degli asili nido come avevamo chiesto durante la discussione della finanziaria”. Il fatto che “per la prima volta la maggioranza voti contro Zaia” e’ “un dato politico importante”, interviene Piero Ruzzante (Leu), scherzando sul fatto che “la seconda notizia e’ che io oggi sono d’accordo con Zaia” e riportando le dichiarazioni fatte dall’assessore alla Sanita’ Luca Coletto all’epoca dell’approvazione della delibera, ovvero “si tratta di una decisione presa nel segno della modernita’ e della qualita’”.
Quello di Abano “e’ un centro all’avanguardia, unico in Italia e riconosciuto a livello europeo, si tratta di un’eccellenza veneta”, aggiunge Ruzzante, mentre Fracasso fa notare che quest’oggi nessun membro della giunta ha motivato o difeso la delibera. Il Movimento 5 stelle “non partecipera’ alla votazione perche’ l’argomento avrebbe dovuto essere discusso nell’apposita commissione”, conclude Bartelle.
I pentastellati effettivamente si astengono, cosi’ come Franco Ferrari (Amp). Il Partito democratico e Piero Ruzzante votano invece contro, ma le tre mozioni vengono approvate. E ora, dato che come sottolinea Marino Zorzato (Ap), “la programmazione sanitaria regionale e’ in capo al Consiglio, quindi queste mozioni non sono uno scherzo, la giunta deve ritirare la delibera”.