Secondo gli ingegneri l’istituzione di una società in house può essere un fatto positivo ma restano da chiarire le modalità di istituzione e funzionamento non indicate nel testo normativo approvato dal Consiglio Regionale
Secondo gli ingegneri l’istituzione di una società in house può essere un fatto positivo ma restano da chiarire le modalità di istituzione e funzionamento non indicate nel testo normativo approvato dal Consiglio Regionale. Ieri pomeriggio nella sede OIC di via Tasso l’incontro con gli iscritti per discutere della legge appalti. Catta: “Disponibili al dialogo con le istituzioni”.
Una società in house che si occupi dello studio, la progettazione, la realizzazione e la gestione di opere pubbliche di competenza e/o di interesse regionale. Una definizione, quella contenuta nella Legge regionale sugli Appalti da poco approvata, molto ampia e che si presta a interpretazioni differenti. «Non siamo contrari a priori alla istituzione di un simile strumento – dice il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Cagliari Sandro Catta –, ma sono tanti i punti critici da chiarire: come tecnici riteniamo che la PA, in nome della qualità delle opere, dovrebbe affidare la progettazione di opere strategiche preferibilmente attraverso procedure concorsuali che garantiscano la competizione tra le eccellenze regionali, nazionali e internazionali».
L’istituzione di questa nuova società regionale si inserisce in un quadro normativo che contiene ancora diversi punti controversi. Una procedura di confronto aperto sul contenuto della nuova legge, iter che era stato seguito fino all’accelerazione improvvisa di qualche settimana fa, avrebbe certamente ridotto il rischio di impugnazione della nuova norma da parte del Governo, ma ora «il testo approvato ieri sera dal Consiglio Regionale è a forte rischio impugnazione – conferma il presidente Catta –. Non siamo solo noi a dirlo: l’Autorità nazionale anticorruzione lo ha sottolineato in una nota, inviata alla Regione il 2 marzo scorso, nella quale vengono evidenziate in particolare le criticità contenute negli articoli 35 (sulla commissione giudicatrice) e 43 (sulle stazioni appaltanti) della nuova normativa».
Sarebbe stata necessaria un’ulteriore fase di analisi delle norme, dicono i tecnici: «abbiamo fatto delle proposte anche dopo l’approvazione del testo in commissione e siamo riusciti ad ottenere qualche risultato, ad esempio la modifica dell’art. 21 comma 3 sulle modalità di affidamento di contratti pubblici sotto la soglia dei 40 mila euro che nell’originaria formulazione avrebbe portato a difficoltà di valutazione per la PA e a una contrazione della concorrenza nel mercato» dice Catta.
«Abbiamo perso un’occasione. Con questa legge si sarebbero potute risolvere anche alcune criticità aperte, come la questione degli incentivi per le funzioni tecniche da riconoscere ai dipendenti dell’amministrazione».
Ieri pomeriggio, nella sede dell’OIC di via Tasso, si è tenuto un incontro con gli iscritti: «Abbiamo ragionato assieme sulle conseguenze dell’approvazione di questa legge – conclude il presidente –, ma in particolare abbiamo pensato a come la nostra categoria potrà dare il proprio contributo per smussare le criticità e per valorizzare gli spunti positivi, presenti soprattutto in chiave di semplificazione dei processi, di questo nuovo impianto normativo».