Carlo Calenda Ministro dello Sviluppo Economico,vuole fare il segretario del Pd. E’ stato un dirigente aziendale (Ferrari e Sky) di vertice, e confindustriale come segretario di Luca Cordero di Montezemolo.
Calenda cercò la gloria politica tempo fa con Scelta Civica di Mario Monti, con Italia Futura di Montezemolo, con Fermare il Declino, tutti movimenti iper – liberisti.
Dunque una caratterizzazione netta e precisa che non ammette spazi interpretativi e non lascia dubbi a riguardo la visione che ha Calenda della costruzione di una società moderna, liberale, bastata, appunto, sul libero mercato e senza lacci e lacciuoli imposti da quella impicciona della politica.
Nella sua precedente esistenza mai Calenda si è occupato dei problemi dei lavoratori, degli operai, dei colletti bianchi, del dramma della disoccupazione, degli ultimi e dei reietti del mondo, ma si è occupato invece solo di massimizzare il profitto delle imprese per cui lavorava come alto dirigente dell’élite nazionale ed internazionale.
Ed anche la sua prima parte di esperienza ministeriale è stata indubbiamente focalizzata su questa visione liberale e liberista tanto, e questo è il punto dirimente e poco noto, da volere a tutti i costi come potente capo della sua segreteria tecnica al Ministero, uno dei fondatori, Carlo Stagnaro insieme ad Alberto Mingardi, dell’Istituto Bruno Leoni, tempio italiano del turbocapitalismo marcato Usa che ha rappresentato il braccio operativo del Ministro sulle questioni concrete, quelle che fanno poi la politica economica; un braccio, come detto, iperliberista ai limiti dell’anarco – capitalismo e dei “Tea Party” del Partito Repubblicano americano.
Alla luce di questo appare ancora più singolare e sospetta la recente “conversione” di Calenda a una sorta di socialismo reale, quasi trotzkista, che ha i lavoratori al centro dei propri interessi, come ha dimostrato e dimostra ancora con il caso dell’azienda Embraco i cui dirigenti, oltretutto, ha poco elegantemente definito “gentaccia”, in un improvviso e teatrale (a favore di Tv) impeto sovietico.
“Uno spettro si aggira per l’Europa”, è l’incipit de Il capitale di Carlo Marx, e questo fantasma è Carlo il Rosso, aggiungiamo noi.
C’è da immaginare il povero Carlo Stagnaro che assiste perplesso e preoccupato alla trasformazione del suo antico mentore da icona iper – liberista a paladino leninista degli operai oppressi dal crudele padrone. Una sorta di novello San Paolo folgorato non sulla già troppo percorsa via di Damasco, ma bensì sulla più laica “via del nazareno”, i nomi sono dopotutto in sospetta armonia.
Ma poiché non siamo ingenui, possiamo anche tentare una interpretazione di questo così epocale cambiamento di linea. E questa interpretazione non può certo prescindere dal fatto che Calenda, come noto, si è iscritto al Pd e lo ha fatto da non parlamentare e post -sfacelo, cioè quando Renzi è crollato al 18% e si è dimesso, liberando l’ambita -e ufficialmente negletta- cadrega.
Calenda sembra sta svolgendo un piano ben determinato che è nato addirittura più di un anno fa; il nipote di Comencini ha fiutato l’aria di disfatta totale dopo il famoso referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Non ha creduto più nell’Uomo della Provvidenza toscano -che pure l’aveva ampiamente glorificato – e ha cominciato a stilare un programma di scalata al Partito Democratico che a guardar bene, si è concretizzato in mosse e linee programmatiche ben precise e mirate. Una partita a scacchi che l’ex confindustriale convertito ha giocato con la fredda determinazione del giocatore di scacchi, e questo gliene va dato atto.
Dapprima una fitta picconatura alla Cossiga dell’Uomo di Rignano ai limiti della molestia. Esternazioni giornaliere e continue, critiche sulla linea dell’ex segretario Pd, miranti ad indebolirlo e sfibrarne la volontà e la determinazione dell’azione politica.
Calenda ora punta a prendersi il Pd, -e la prova provata e che ha smentito che sia vero-ma le conversioni istantanee in politica non convincono, come quella di Tabacci uomo di destra diventato improvvisamente “marxista”.
Calenda sta giocando in maniera poco chiara e in questo momento il Pd è molto debole, con la sua difesa delegata a chi ha concorso al suo indebolimento, come Andrea Orlando che almeno però marxista forse lo è davvero.
Quello che è stato il primo partito italiano per molto tempo ora rischia di scomparire o farsi ancillare o essere scalato da opportunisti liberisti neo-sovietici, lupi -evangelicamente- travestiti da agnelli.
Di Giuseppe Vatinno
Fonte: www.affaritaliani.it