Cornacchia grigia: importanti passi avanti nel nuovo piano di contenimento

Cornacchia grigia: importanti passi avanti nel nuovo piano di contenimento, per Coldiretti, restano alcune criticità e una problematica della fauna selvatica ancora tutta da risolvere.

La Provincia di Oristano, settore Ambiente ed Attività produttive, sta definendo il Piano di controllo dei corvidi-cornacchia grigia per le annualità 2018-2020 da sottoporre alla approvazione della Regione.

Una  programmazione del contenimento dei corvidi fondamentale nelle campagne oristanesi per evitare i gravissimi danni recati dalla specie alle coltivazioni primaverili ed estive, specie per le ortive, degli ultimi anni. Una lotta impari   con una fauna selvatica  cresciuta in modo esponenziale che pone a rischio il lavoro e la produttività dei campi.

Coldiretti ha più volte denunciato una situazione spesso fuori controllo, con la evidente alterazione dell’ equilibrio fondante tra ambiente e attività produttive che occorre ripristinare.

Il Piano operativo provinciale di controllo della cornacchia grigia per il prossimo triennio – affermano il presidente di Coldiretti Oristano Giovanni Murru e il vice direttore Emanuele Spanò – va nella direzione da noi auspicata, permangono, purtroppo, alcune criticità rilevanti.

In aumento il contingente annuo di cornacchie rimuovibili dai campi oristanesi, da 2000  unità potrebbe passare a 5000 (50% attraverso gabbie e il 50% mediante fucile), cui sommare i 240 esemplari in funzione del Piano di sorveglianza per la encelofamielite di tipo West Nile. Sganciato da qualsiasi dato o censimento,  il vecchio piano presentava  evidenti limiti: la equiparazione del contingente tra province non teneva conto  che alcune sono più vocate all’ orticoltura e necessitavano di interventi più incisivi; inoltre occorreva   considerare che le Amministrazioni provinciali non sono più 8 ma 4; infine, la ripartizione delle modalità di contenimento (60% attraverso gabbie, 40% con arma da fuoco) era  decisamente troppo sbilanciata verso l’ impiego delle gabbie, aspetto valido in una situazione ordinaria ma, non in una emergenziale, quale quella di Oristano, alla quale il nuovo Piano ha posto rimedio. Positivo per Coldiretti che il contingentamento degli animali venga ora contemplato  sia prima della nidificazione  e durante i mesi estivi, con le colture sui campi. Anche la previsione di nuovi corsi per formare ulteriori coadiutori appare una soluzione funzionale alla grave problematica.

Permangono alcune criticità rilevanti – rimarcano  Giovanni Murru e  Emanuele Spanò – Tutta la operatività del piano è  a carico dei coadiutori che devono assolvere a loro spese la fase esecutiva. Occorre che la Regione, Assessorato all’ Ambiente, metta a disposizione delle risorse. Non si può  basare un piano così importante solo sul buon cuore e sul volontariato. Anche sul fronte indennizzi vanno apportate delle modifiche tese alla semplificazione. Molti danni non vengono dichiarati per una procedura ritenuta complessa e ancorata, per i risarcimenti, al regime  De Minimis  nonché alla esiguità delle risorse da ripartire.

Ma  è la problematica generale della fauna selvatica che per Coldiretti Oristano è ben lontana dall’ essere sotto controllo e in fase di risoluzione. Troppi i fronti aperti:  specie nocive  diffuse e pressanti come i cinghiali, cormorani  e  le  nutrie;  e ancora i cervi e i fenicotteri (specie non contenibile), sempre più causa di nocumento alle colture.

Per il presidente  Giovanni Murru  e il vice direttore Emanuele Spanò è prioritario attuare il censimento delle specie. E’ questa la base di partenza per qualsiasi  efficace azione – sottolineano i dirigenti Coldiretti – assunto che vale anche per la cornacchia grigia. Quantificare e  zonizzare gli esemplari presenti  consentirebbe di operare nelle aree con maggior pressione anche con efficaci azioni preventive, ancor più  per quelle specie che difficilmente possono esser oggetto di piani di contenimento (dove occorre equamente indennizzare i danni causati alle aziende).

Ribadiamo la necessità – concludono  Murru e Spanò – di  programmare  azioni organiche  di contrasto, strutturate nel tempo e frutto di un lavoro collettivo, anche in raccordo con le associazioni ambientaliste. A tal fine riproponiamo ancora un urgente incontro con le istituzioni regionali e provinciali e le  associazioni di categoria per pianificare  un lavoro integrale ed indispensabile  sulla fauna selvatica.

Rosy Massa