Le dimissioni di Renzi sono irreversibili. Ad assicurarlo è il capogruppo alla Camera uscente, Ettore Rosato: “Renzi non si ricandida alle primarie, non vuole fare il segretario Pd.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando – leader della minoranza – ospite di Circo Massimo su Radio Capital, prova a ristabilire l’ordine di priorità delle questioni da discutere all’interno del Pd. Partendo dal dibattito su un’eventuale alleanza con i 5Stelle: “Mi sembra un modo di buttare la palla in tribuna. Si vuole anteporre la questione dell’intesa con il M5S alla riflessione sul risultato drammatico di queste elezioni. La prima cosa sui cui ragionare non è l’assetto di governo, c’è prima il tema delle presidenze di Camera e Senato. Evitiamo di costruire assi con i cinquestelle ma anche con il centrodestra. Qui si tratta di dare alle Camere dei presidenti che siano in grado di garantire tutte le parti politiche. Non dobbiamo tagliar fuori nessuno”.
Quanto alle ipotesi sul nuovo governo da dare al Paese, l’esponente della minoranza dem chiarisce: “Non condivido nemmeno l’analisi che ho sentito da qualche dirigente Pd che ha detto che, poiché i cinquestelle ci hanno insultato per 5 anni, non possiamo dialogare con loro: non mi pare che anche quando abbiamo fatto il patto del Nazareno abbiamo ricevuto solo applausi. Mi sembra che si stia sottovalutando il ruolo del Capo dello Stato, che dovrà interpretare qual è l’incipit da cui partire per la formazione di un nuovo governo”. E se Mattarella spingesse per un’alleanza fra Pd e M5s?: “Gli si dovrebbe spiegare perché questa ipotesi non è fattibile”.
Escluso quindi un governo con i pentastellati, per Orlando il posto del Pd è all’opposizione: “All’opposizione si possono fare molte cose, anche battaglie che possono diventare maggioritarie in Parlamento. Non è l’Aventino ma può avere carattere costitutivo”.
Sull’ambiguità delle dimissioni del segretario Matteo Renzi, Orlando afferma: “Le dimissioni o le dai o non le dai, se ti dimetti non detti la linea. Una volta dato questo l’assemblea va convocata, può eleggere un segretario o convocare le primarie”. E aggiunge: “Renzi non scompare dalla vita politica, può e deve esercitare un ruolo ma non può essere quello di segretario”.
Nemmeno il ministro Orlando pensa di candidarsi alle primarie: “C’è bisogno prima di regole nuove per far rivivere la democrazia interna al partito, dovremmo aprire una fase costituente”. Quanto all’iscrizione al Pd di Carlo Calenda, commenta: “Trovo che sia una personalità che possa dare un contributo importante, se si volesse candidare a segretario è assolutamente in suo potere. Ha idee diverse dalle mie ma può rendere più articolato e plurale il quadro. Il Pd non deve essere solo il posto della maggioranza”.
Con le dimissioni di Renzi è finita dunque una dittatura? Siamo ancora l’unico partito che sceglie il proprio leader con una larga maggioranza” risponde Orlando. E conclude dicendosi d’accordo con Romano Prodi, che in un colloquio su Repubblica afferma: “Pd non è finito. Non c’è nulla di irrimediabile in politica, c’è sempre un futuro. Non tutto è irrimediabilmente compromesso”.
Viceversa, il presidente emerito Giorgio Napolitano non si dice sorpreso dal crollo dei democratici: “Si tratta di un evento annunciato”, anzi “era un destino quasi compiuto”, risponde ai cronisti.
Dopo Calenda, oggi tocca al fotografo Oliviero Toscani – ieri punzecchiato anche da Matteo Salvini in un tweet – annunciare l’intenzione di prendere la tessera del Pd: “Anch’io mi iscrivo come Calenda. È logico, io non sono uno che salta sul carro dei vincitori. Io salto sul carro di chi ha difficoltà”, dice a Radio Padova. Alla domanda se voglia fare il segretario del Pd, Toscani risponde: “Subito, altro che rottamazione. Ma non sculaccerei Renzi, è stato già sculacciato abbastanza”.
Fonte: www.affaritaliani.it