Elezioni 2018 Puglia, i vincitori sono i 5 Stelle e la Lega. A notte fonda il silenzio cala a destra e a sinistra: il giorno dopo il voto è una disfatta totale per i big di lungo corso. I collegi uninominali sono quasi tutti perduti.
L’altro dato che segna un cambiamento epocale è il sorpasso della Lega nei confronti di Forza Italia: il 17.3 per cento incorona Salvini leader del centrodestra, mentre il 14.1% segna una débacle per i forzisti. La Lega prende voti al sud, nei quartieri romani, nei piccoli paesini del Salento. Per chi si occupa di politica nessuna sorpresa.
C’era una profondo risentimento nei confronti del governo e degli esponenti politici di lungo corso. Di Maio e Salvini hanno rappresentato lo schiaffo da dare ai vecchi schemi della politica, tanto che qualcuno degli analisti politici ipotizza già in nottata un governo M5S-Lega: impresa non facile considerando il fatto che i pentastellati non hanno nessuna voglia di scendere a compromessi. Il centrodestra non ha i numeri per fare da solo, a meno che non voglia fare un improbabile patto del Nazareno bis.
L’altro dato che colpisce tantissimo e che è destinato a influire sulle leadership pugliesi è la disfatta totale di Raffaele Fitto: i dati parlano dell’uno per cento. Anche la sua terza creatura, Noi con l’Italia, non ha avuto nessun appeal sugli italiani. Fitto ha dato vita a un’accozzaglia di big in declino e in cerca di gloria, che non poteva che sperare nel 3 per cento. Lupi a tarda notte ammette lo sbaglio: la sconfitta è clamorosa in Sicilia e in Puglia. I sondaggi avevano ragione.
I fittiani non hanno visto il 3 per cento nemmeno da lontano. Eppure, era chiaro che dopo aver perso tutti quegli uomini Fitto non poteva andare lontano. Bloccato all’uno per cento, dopo che in campagna elettorale l’ex ministro andava proclamando un utopistico 6 per cento, che non è mai arrivato. L’abbraccio con Berlusconi gli è stato fatale, come per Fini fatale fu l’abbraccio e poi l’abbandono. Raffaele Fitto potrebbe restare fuori dal Parlamento e ancora dentro, anche se per poco, al Parlamento europeo.
I suoi sogni di gloria e di leadership nazionale si sono infranti contro uno scudocrociato, sempre meno crociato dagli elettori a livello nazionale. Forse Roberto Marti, ex braccio destro fittiano fuggito nelle braccia di Salvini, aveva ragione quando voleva traghettare i fittiani nella Lega: si trattò di realismo politico.
Di Gaetano Gorgoni
Fonte: www.affaritaliani.it