L’otto marzo, Festa della Donna, è stata inaugurata a Firenze la mostra dedicata alla grande artista di Ulassai:
non poteva esserci data migliore per dare il via alla mostra “Maria Lai. Il filo e l’infinito”, curata da Elena Pontiggia.
La mostra, organizzata dalla Galleria degli Uffizi presso l’ Andito degli Angiolini in Palazzo Pitti, presenta una sintesi della vastissima produzione di Maria Lai.
Le opere in mostra, come ha sottolineato la curatrice Elena Pontiggia, hanno in comune il tema del filo che crea percorsi e costruisce legami.
E il “filo”, è il caso di dirlo, è il filo conduttore di tutta la mostra, a partire dal filmato realizzato da Tonino Casula che documenta l’intervento di “arte relazionale” legarsi alla montagna, messo in pratica da Maria Lai nel 1981 coinvolgendo tutto il paese di Ulassai. Nei “telai”, poi, gli oggetti di uso comune e del fare
quotidiano delle donne sarde, sono ripensati e rivisitati da Maria Lai che li ripropone secondo la rilettura propria dell’arte concettuale, con l’oggetto che mantiene una valenza simbolica e, svuotato della sua utilità pratica, diventa arte.
Accanto ai telai spiccano le tele cucite, dove la tessitura e il cucito hanno lo scopo precipuo di “mettere in relazione”, di creare rapporti e contatti stretti che non siano semplici accostamenti. Un messaggio profondo che dalle opere di Maria Lai si irradia a tutto quello che nella nostra vita, nel nostro quotidiano, ha bisogno di
“relazione”, sia tra gli esseri umani che con la natura e il mondo che ci circonda.
Nella ricerca di Maria Lai il “filo” a un certo punto diventa scrittura; una scrittura che non si legge ma che permette a ognuno di leggere e vedere la propria storia. Lo spettatore diventa protagonista e con la sua personale lettura riesce a dare un senso compiuto all’opera dell’artista.
Lo stesso dicasi per i libri di stoffa, “libri tattili” li definisce Elena Pontiggia, nati dalla fantasia di Maria Lai per raccogliere brandelli di stoffa, “il calore di qualcosa di cucito legato alla freschezza del contemporaneo” che ci tuffa dentro storie fantastiche fatte per viaggiare verso mondi infiniti.
Le stoffe, come ha raccontato Maria Sofia Pisu, nipote di Maria Lai, sono sempre state protagoniste indiscusse nei lavori dell’artista: “In casa le stoffe dominavano. Erano ammucchiate in tutte le stanze e tutti eravamo coinvolti in una sorta di gioco che ci vedeva protagonisti nello scegliere una stoffa, nel dare giudizi sull’opera finita. Maria non dava mai giudizi sulle sue opere. Ci chiamava e chiedeva cosa ne pensavamo. Noi parlavamo esprimendo il nostro pensiero e lei ci guardava in silenzio. A volte sorrideva”.
Il Direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, intervenendo all’inaugurazione, ha ribadito l’universalità dell’arte di Maria Lai che “coniuga la tradizione della civiltà sarda con i linguaggi dell’arte
contemporanea”. Schmidt, assecondando quanto detto dal sindaco di Ulassai Gianluigi Serra, ha invitato a scoprire Maria Lai visitando la Sardegna, andando a Ulassai a scoprire i suoi mondi e le tante sue opere che lì è possibile ammirare.
Intanto, sino al 3 di giugno, Maria Lai è visibile a Firenze. In contemporanea è in corso l’altro grande evento a lei dedicato organizzata a New York dalla Marianne Boesky Gallery in una triangolazione ideale che, partendo da Ulassai tocca Firenze e approda negli USA. Un percorso “mondiale” destinato a
non arrestarsi e a far conoscere quel messaggio di dialogo e relazione tra i popoli e con la natura che Maria Lai nelle sue opere ha sempre cercato e privilegiato.