Sequestrata la villa in campagna di Antonio Ingroia, accusato di peculato. L’ex pm: “Accanimento alla vigilia della sentenza Stato-mafia”
Peculato: all’ex pm Ingroia sequestrata la villa delle polemiche
Il sequestro e’ sempre lo stesso, i 151 mila euro che Antonio Ingroia avrebbe percepito indebitamente per la sua attivita’ di liquidatore della societa’ regionale Sicilia e-Servizi, tra premio di risultato che si e’ auto-assegnato per 117 mila euro e soggiorni in hotel di lusso e ristoranti per 34 mila euro. Solo che i soldi presi dai conti correnti e il valore dei titoli non coprono l’intera cifra ipotizzata dall’accusa e per questo la guardia di finanza ha bloccato una casa di campagna dell’ex magistrato, sotto inchiesta per peculato. Il casolare ristrutturato, divenuto un rustico di grande valore, si trova a Calatafimi (Trapani) e fu al centro di polemiche venute fuori a margine di altre inchieste. Una e’ quella sulle cosiddette talpe in Procura, in cui fu coinvolto e condannato un maresciallo della Finanza che collaborava con Ingroia, Pippo Ciuro.
I lavori svolti da un condannato per mafia
Stando alle intercettazioni, sarebbe emerso che i lavori furono svolti dalle imprese di Michele Aiello, condannato per mafia e a cui Ciuro era considerato molto vicino: sarebbe stato proprio il sottufficiale a presentare il manager della sanita’ privata e l’allora sostituto procuratore. Ingroia presento’ comunque le fatture, dimostrando di avere pagato tutti i lavori e negando di sapere che Aiello fosse un fiancheggiatore di Provenzano.
Per un altro verso un’interpretazione di un pizzino ricollego’ a quella stessa villa un progetto di attentato che sarebbe stato ideato dell’allora latitante di Altofonte (Palermo) Mimmo Raccuglia, ai danni proprio del procuratore aggiunto di Palermo. Tesi che pero’ non ha mai trovato alcun riscontro concreto, data la genericita’ di quanto scritto dal boss, che si nascondeva proprio nella zona di Calatafimi. Il sequestro preventivo e’ stato disposto dal Gip Marcella Ferrara, che ha accolto la richiesta dei Pm Sergio Demontis, Pierangelo Padova e Enrico Bologna. Ingroia e’ indagato per peculato in relazione alla sua attivita’ di commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi.
Peculato: Ingroia, accanimento alla vigilia sentenza Stato-mafia
“Questa vicenda e’ paradossale. Io ho sempre applicato la legge, ho messo alla porta corrotti e corruttori facendo risparmiare decine di milioni di euro, ho denunciato fatti gravissimi senza che mai la procura di Palermo si attivasse e ora mi ritrovo indagato, addirittura con un provvedimento di sequestro ingiusto e immotivato”.
Lo dice Antonio Ingroia dopo il sequestro della sua villa a Palermo, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Palermo per peculato, riguardante i compensi e i rimborsi percepiti alla guida di Sicilia e-Servizi, la societa’ che si occupava dei servizi informatici della Regione siciliana di cui l’ex pm e’ stato prima liquidatore e poi amministratore. Il legale ha annunciando una conferenza stampa a Roma, al Colonna Palace Hotel.
“Prima il sequestro di tutti i miei conti correnti, compreso quello del mio studio professionale, che mi impedisce di esercitare la mia attivita’ di avvocato (dal caso Manca al caso Maniaci, fino al processo di Reggio Calabria sull’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo), e oggi – conclude – perfino il sequestro della mia casa di famiglia. E tutto questo alla vigilia della sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia di cui sono stato il padre…”.
Fonte: www.affaritaliani.it