Garau (coas medici), “Nella nostra regione il sistema pubblico è incapace di reagire all’emergenza, occorrono tempi brevi per vaccinarsi. Dall’inizio del 2018 otto casi di meningite e nonostante questo campanello di allarme ci ritroviamo oggi con il vaccino che deve essere comprato in farmacia per 160 euro”
“La crisi da meningite di tipo B in Sardegna è una chiara dimostrazione di come il Sistema Sanitario Nazionale non sia in grado di affrontare questa vera e propria emergenza con i tempi e le giuste modalità. Dall’inizio del 2018 si sono verificati 8 casi di meningite e nonostante questo campanello di allarme ci ritroviamo oggi con il vaccino che deve essere comprato in farmacia per 160 euro, un costo non propriamente accessibile per tutte le famiglie italiane, e con un tempo di attesa per il suo arrivo in negozio stimato almeno in una settimana”.
E’ quanto dichiara Alessandro Garau, segretario generale del sindacato CoAS Medici Dirigenti.
“Oltre ad acquistare di tasca propria il vaccino, – aggiunge Garau – chiunque voglia proteggersi deve affrontare anche la problematica di trovare in tempi rapidi da chi farselo somministrare. A quanto pare le liste d’attesa sembrerebbero già essere arrivate a settembre – ottobre 2018 perché il Piano Nazionale sta dando la priorità ai pazienti che, rispondendo ad alcuni requisiti, sono più a rischio di altri e quindi possono essere vaccinati senza prenotazione. Questa modalità ha comunque un numero di vaccinazioni massime giornaliere fissate a pochissime decine di persone, dunque non sta abbattendo i tempi ma probabilmente li sta allungando”.
“Questo modo di agire – conclude Garau – non è assolutamente accettabile perché la priorità assoluta per i vertici del S.S.N. dovrebbe essere vaccinare il più alto numero possibile di persone, evitando così crisi ed epidemie, ma soprattutto di mettere a rischio la salute e la vita di decine di persone solo per mancata programmazione e l’inadeguatezza nel confrontarsi con un imprevisto. Tutto questo non può essere accettato né in Sardegna, né in Italia, né in qualsiasi altro paese al mondo che vuole definirsi civile”.