Eppure l’Assessore al bilancio avrebbe ben più assillanti pensieri di cui occuparsi, come per esempio quelli relativi alle casse regionali che lui ha contribuito con arroganza e incapacità a depauperare.
Prima di tutto rinunciando agli effetti di eventuali sentenze positive per la Sardegna – un obbrobrio giurdico – stipulando in solitudine un patto con lo Stato con delle vere e proprie “clausole vessatorie di servilismo” e consegnando al Consiglio un bilancio mai così completamente ingessato, contribuendo ad esasperare i rapporti con l’ogano legislativo.
Inoltre, sempre in sfregio al proprio ruolo istituzionale (a proposito di pulsioni sovraniste, evidentemente non ancora sbocciate), allineandosi al codazzo dei tributari del Principe nel tentativo di scempio costituzionale con il referendum del 4 dicembre, che avrebbe mutilato per sempre la specialità regionale.
Infine, facendosi perculare dai principali organi giuridiszionali. La Consulta, prima, che ha certificato la sua stoltezza eliminando dall’ordinamento il bilancio del 2016, e la Corte dei Conti, dopo, che gli ha praticamente dato dell’incapace quale preludio alla parificazione.
Tacciamo per carità di grazia sugli ultimi, improvvisati tentativi fuori tempo di supplicare il governo per una riduzione degli accantonamenti.
Totale per il popolo sardo: dai 3 ai 4 miliardi di ammanco. Soldi veri per lavoro, scuola, traporti.
Insomma, l’Assessore al bilancio pare essere passato sulla Regione come un evento calamitoso, e di tutto potrebbe menar vanto tranne che di finanza pubblica, rapporti con lo Stato e visione autonomista. Risulta oltremodo stucchevole il piagnucolio sulle presunte colpe degli “apparati” nel mancato riconoscimento delle prerogative e delle giuste spettenze della nostra regione.
E’ finalmente chiaro: la capacità di interlocuzione col Governo del nostro, ineffabile Assessore si è sempre fermata di fronte al funzionario o burocrate governativo di turno.
Ci chiediamo solo cosa aspetti il Presidente Pigliaru, che ipotizziamo ancora frastornato dai risultati del 4 febbraio, a fermare questa patetica deriva e a richiamare alla serietà istituzionale i suoi Assessori tecnici.