Un vivido affresco della società con “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni – in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC nel felice allestimento della Compagnia Gank e Teatro de Gli Incamminati per la regia di Antonio Zavatteri.
La divertente commedia debutterà STASERA (mercoledì 14 marzo) alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena per approdare DOMANI (giovedì 15 marzo) alle 21 nel Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, venerdì 16 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero e infine sabato 17 marzo alle 21 al Teatro Civico di Sinnai (per la Stagione de L’Effimero Meraviglioso).
La pièce raffigura un microcosmo – racchiuso fra tre botteghe: «quella di mezzo ad uso di caffè; quella alla diritta, di parrucchiere e barbiere; quella alla sinistra ad uso di giuoco, o sia di biscazza» in cui si intrecciano i destini di una coppia di giovani sposi e di una donna in cerca del marito, tra i buoni uffici del caffettiere, gli intrighi di un uomo arrogante e malizioso e il sogno di una ballerina.
Sotto i riflettori Alberto Giusta, Cristiano Dessì, Marco Zanutto, Massimo Brizi, Ivan Zerbinati, Sara Cianfriglia, Cristina Pasino, Alex Sassatelli e Mariella Speranza che prestano volto e voce ai personaggi emblematici del gran teatro del mondo.
Amori e intrighi, pericolose inclinazioni e segreti desideri nel meraviglioso affresco del mondo tracciato da Carlo Goldoni ne “La bottega del caffè” – nell’Isola sotto le insegne della Stagione di Prosa 2017-18 organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: dopo il debutto STASERA (mercoledì 14 marzo) alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena la divertente commedia sarà in cartellone DOMANI (giovedì 15 marzo) alle 21 nel Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, venerdì 16 marzo alle 21 al Teatro Civico di Alghero e infine sabato 17 marzo alle 21 al Teatro Civico di Sinnai (per la Stagione de L’Effimero Meraviglioso – in collaborazione con CeDAC).
Viaggio nei labirinti della mente e del cuore con la scoppiettante pièce del grande commediografo veneziano, nella mise en scène della Compagnia Gank in coproduzione con il Teatro de Gli Incamminati per la regia di Antonio Zavatteri (uno dei più apprezzati artisti del teatro italiano contemporaneo), con un affiatato cast – Alberto Giusta, Cristiano Dessì, Marco Zanutto, Massimo Brizi, Ivan Zerbinati, Sara Cianfriglia, Cristina Pasino, Alex Sassatelli e Mariella Speranza – e con scene e costumi di Laura Benzi e disegno luci di Sandro Sussi per evocare le atmosfere di una civiltà (in declino) tra vizi e (rare) virtù.
Un’opera corale in cui affiorano i caratteri dei singoli personaggi – tra piccoli drammi familiari e maliziose o benevole interferenze nelle esistenze altrui – riuniti in quel vivace microcosmo racchiuso fra tre botteghe «quella di mezzo ad uso di caffè; quella alla diritta, di parrucchiere e barbiere; quella alla sinistra ad uso di giuoco, o sia di biscazza» in cui si incrociano storie e destini di habituées e avventori di passaggio.
La passione per il gioco di un mercante di stoffe suscita preoccupazioni non infondate nella moglie e turba l’armonia fra i due sposi – sotto lo sguardo comprensivo e attento del caffettiere – mentre sopraggiunge una misteriosa pellegrina in cerca del marito: se per qualcuno è istintivo favorire la riconciliazione e il ricongiungimento delle coppie, non manca chi sembra voler trarre profitto dalla situazione, quasi provasse un qualche gusto o traesse piacere dall’amarezza e dal fallimento altrui.
Nell’arco di una giornata di Carnevale, le vicende dei personaggi giungeranno ad un cruciale punto di non ritorno, nell’eterno conflitto tra il bene e il male qui rappresentato ad arte nelle intenzioni e negli atti dei protagonisti, ciascuno dei quali segue il proprio personale disegno ma viene inevitabilmente e a volte inconsapevolmente influenzato dai consigli non sempre disinteressati e guidato o sviato da indicazioni non sempre veritiere.
La scrittura di Carlo Goldoni mette sapientemente in risalto inquietudini e dubbi, ansie e paure di donne e uomini all’inseguimento della felicità ma pur sempre in balia di regole e convenzioni, in un vivido e colorato affresco della società che trascende i confini di un’epoca e acquista valore universale per l’acuta indagine psicologica e la ricostruzione dei comportamenti e dei moventi dei singoli pur con l’inevitabile lieto fine.
Le sottili insinuazioni, i deliberati fraintendimenti e le istigazioni verso un’idea di malintesa libertà di un perfido mestatore colpiscono nel segno, sfruttando la vulnerabilità delle persone – immutata ieri come oggi – e la buona fede non sempre basta a distruggere le trame elaborate da menti contorte.
“La bottega del caffè” mostra tutta la fragilità e le insicurezze, ma anche il coraggio di una donna decisa a riconquistare e riportare a casa il consorte e d’altra parte il sogno ingenuo di una ballerina che ambisce alla quiete domestica e alla “normalità”. Una contraddizione apparente, una sorta di paradossale rovesciamento di ruoli che smaschera la falsità dei luoghi comuni o comunque la loro inadeguatezza a definire la complessità dell’universo e le infinite sfaccettature della natura umana.
Il fascino della pièce – considerata tra i capolavori dell’artista veneziano – è proprio nella sua capacità di riflettere la realtà, concentrando in una curiosa unità di spazio e di tempo quasi “aristotelica” il significato e il respiro stesso della vita. «Nel titolo di questa commedia non presento una vicenda, una passione, un carattere; ma una bottega di caffè, ove avvengono in una volta varie azioni, e dove concorrono parecchi per diversi interessi» scriveva Carlo Goldoni.
«Il suo intento è, come al solito, quello di raccontare insieme il Teatro e il Mondo, che in questo caso sono entrambi raccolti intorno a tre botteghe» spiega il regista Antonio Zavatteri. «Ed è, appunto, in questo spazio sospeso tra la realtà e il teatro, che la commedia disegna vari meravigliosi personaggi, avventori, gestori delle attività, giocatori, caratteri universali, umani, verosimili e forse veri.
La sfida è stata quella di reinventare quella piazza, quelle botteghe e quelle anime cercando di rifuggire le forme stereotipate della commedia settecentesca, ma tenendo conto dell’imprescindibile arte e leggerezza goldoniana. E, così facendo, continuare la nostra ricerca di forme legate all’idea di un teatro che spende grande attenzione nei confronti dell’accadimento, del “gioco attoriale” e di una relazione viva tra gli interpreti».
Teatro de Gli Incamminati / Compagnia Gank
La Bottega del Caffè
di Carlo Goldoni
con Alberto Giusta – Cristiano Dessì – Marco Zanutto – Massimo Brizi –Ivan Zerbinati – Sara Cianfriglia – Cristina Pasino – Alex Sassatelli –Mariella Speranza
scene e costumi Laura Benzi
luci Sandro Sussi
regia Antonio Zavatteri
Caffè, gioco e passione
Il caffettiere Ridolfo prende a cuore sia la sorte del giovane mercante di stoffe Eugenio, che da tempo frequenta assiduamente la casa da gioco di Pandolfo, sia quella di sua moglie Vittoria, che cerca invano di farlo recedere da quel vizio dispendioso. Come sovente accade in Goldoni, questo nucleo narrativo centrale si allarga però sino a formare un affresco composito e colorato, nel quale trovano bella collocazione anche la torinese Placida che, travestita da pellegrina, va in cerca del marito Flaminio, e il nobile e prepotente don Marzio, napoletano ambiguo e chiacchierone, che prova piacere nel frapporre ostacoli al desiderio delle due donne di ricondurre sulla retta via i loro mariti.
Il lieto fine è inevitabile in questa commedia spumeggiante, nella quale trovano spazio anche i sogni domestici della ballerina Lisaura. Ma prima di giungere a questo esito rasserenante, Goldoni trova modo ancora una volta di accompagnare gli spettatori lungo il complesso e contraddittorio sentiero dei sentimenti umani, facendo in modo che questo percorso acquisti inedita e imprevista vitalità attraverso la specifica arte del teatro.
Il Teatro e il Mondo
«Nel titolo di questa commedia non presento una vicenda, una passione, un carattere; ma una bottega di caffè, ove avvengono in una volta varie azioni, e dove concorrono parecchi per diversi interessi» annota Carlo Goldoni (1707- 1793). Il suo intento è, come al solito, quello di raccontare insieme il Teatro e il Mondo, che in questo caso sono entrambi raccolti intorno a tre botteghe: «quella di mezzo ad uso di caffè; quella alla diritta, di parrucchiere e barbiere; quella alla sinistra ad uso di giuoco, o sia di biscazza». Ed è, appunto, in questo spazio sospeso tra la realtà e il teatro, che la commedia disegna vari meravigliosi personaggi, avventori, gestori delle attività, giocatori, caratteri universali, umani, verosimili e forse veri.
La sfida è stata quella di reinventare quella piazza, quelle botteghe e quelle anime cercando di rifuggire le forme stereotipate della commedia settecentesca, ma tenendo conto dell’imprescindibile arte e leggerezza goldoniana. E, così facendo, continuare la nostra ricerca di forme legate all’idea di un teatro che spende grande attenzione nei confronti dell’accadimento, del “gioco attoriale” e di