L’assenzio è una delle piante maggiormente accreditate di leggende, storie, favole, miti e fantasie.
In buona parte gioca un ruolo particolarmente importante in tal senso la sua lunghissima storia: la bevanda che viene ottenuta dalla pianta veniva utilizzata già dai romani, mentre successivamente i francesi (anche per merito di alcuni artisti particolarmente “promotori” delle sue qualità!) ne accreditarono doti particolarmente inebrianti, e altresì allucinogene.E così, tra mito e verità, l’assenzio ha finito con l’annoverare su di sé centinaia di leggende. Abbiamo scelto di condividere con voi quelle più note!
Assenzio: perché si chiama Fata verde?
Nei primi anni dell’800 l’assenzio si aggiudicò il nome comune di Fata verde. Scoprire il perché è abbastanza semplice: in quegli anni si diffuse infatti una leggenda secondo cui questa bevanda era riuscita a ispirare il genio di alcuni noti artisti. Il potere magico e fatato dell’assenzio su poi unito all’aggettivo “verde” per il suo tradizionale colore smeraldo, che rende particolarmente riconoscibile la sostanza.
A proposito di artisti, tra i suoi maggiori fruitori pare vi fosse Oscar Wilde, che non a caso arrivò a dedicare all’assenzio un suo scritto, nel quale venivano descritti gli effetti dell’assunzione di questa bevanda, e un invito a perseverare nel suo consumo per arrivare a “vedere le cose che volete, cose strane, cose meravigliose”.
Assenzio e la strage di Lanfray
Una storia ben più drammatica legata all’assenzio è poi quella di Jean Lanfray, un giovane contadino svizzero che una notte del 1905 si rese colpevole di un brutale omicidio ai danni della moglie e dei figli. La stampa dell’epoca attribuì quanto accaduto alle alterazioni subite da Lanfray a causa del recente consumo di assenzio.
In realtà, nonostante l’assenzio fu posto al centro delle polemiche per un po’ di tempo, la pianta e la bevanda non ottennero particolari pregiudizi. Anche perché è ben noto che è impossibile intossicarsi di assenzio, considerato che nelle bevande il limite del principio attivo che potrebbe provocare deliri e visioni è abbastanza basso.
Assenzio e il quadro di Degas
Ad ogni modo, la cattiva nomea dell’assenzio (o, meglio, la sua mitizzazione, con i pro e i contro) era ben nota da tempi più remoti. Tra i simboli delle critiche legate all’uso dell’assenzio vi è anche la bella opera d’arte di Edgar Degas, attualmente esposta al Museo d’Orsay di Parigi, dal titolo (naturalmente!) L’Assenzio.
Risalente al 1876, il quadro mostra una scena ambientata al Cafè de la Nouvelle Athenes in Place Pigalle, e rappresenta alcuni personaggi noti dell’epoca, intenti a bere assenzio con un atteggiamento che dovrebbe dimostrare il primo stordimento legato proprio all’uso della bevanda. L’opera fu interpretata perciò come una denuncia della piaga dell’abuso della sostanza.
Divieto di assenzio
A questo punto, potrebbe essere utile cercare di comprendere per quale motivo l’assenzio fu proibito per così tanto tempo. Da una ricerca effettuata dal sito Inran.it abbiamo infatti compreso che molte delle presunte caratteristiche legate all’assenzio sono in realtà dei miti non provati, e che dunque spesso le specificità dell’assenzio sono state “mediaticamente” gonfiate. Eppure, per tanto tempo l’assenzio è stato vietato. Perché?
Probabilmente, a far giocare un ruolo particolarmente sfavorevole all’assenzio è stato un mix di determinanti. In primo luogo, si trattava di un alcolico molto bevuto e, dunque, probabilmente anche in grado di giocare meglio di altri la funzione di capro espiatorio per colpire gli operatori. È inoltre possibile che a fungere da elemento negativo sia stata anche la presenza di prodotti di scarsa qualità e nocivi per la salute, etichettati in realtà con il nome di assenzio ma solo lontanamente riconducibili alla pianta.