In un decennio scomparse 873 imprese e 3mila addetti. Automezzi vetusti, concorrenza sleale, poca competitività e svantaggio geografico. In attività 2.200 realtà: 1.700 sono artigiane. Le criticità delle rotte tra Sardegna e Corsica e l’attesa per il bando regionale di continuità. Mellino e Mameli (Confartigianato Trasporti): “Pronti a collaborare con l’Assessorato per studiare un bando adatto alle necessità delle imprese”.
In Sardegna, da ormai un decennio, l’autotrasporto viaggia con il freno a mano tirato.
“Il parco mezzi vetusto, il crollo della domanda, i costi di esercizio record, l’abusivismo, la concorrenza sleale praticata dai vettori stranieri, i pagamenti sempre più dilatati nel tempo – afferma Giovanni Mellino, Presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna – il tutto unito alla cronica carenza di infrastrutture e alla condizione geografica, ne hanno fiaccato la tenuta”.
Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati Istat, nella nostra regione dall’inizio della crisi a oggi si contano quasi 900 realtà in meno, che hanno lasciato senza un’occupazione circa 3mila addetti. Si è passati dalle 3.073 imprese del 2009 alle circa 2.200 del 2017; di queste 1.722 sono artigiane.
Un settore, quello del trasporto merci su strada, che distribuisce l’85,4 per cento delle merci che viaggiano nell’Isola, contro una media dell’Ue a 28 di 10 punti inferiore.
Alle 2.200 realtà presenti sul territorio, va aggiunto un numero sempre più crescente di unità prive di automezzi, almeno 1.500, che svolgono quasi esclusivamente attività d’intermediazione, avvalendosi sempre più spesso di vettori stranieri.
“È un parco mezzi datato, quello che circola nelle arterie viarie regionali – sottolinea Mellino – che non contribuisce alla ripresa del settore”. “Infatti – continua il Presidente – secondo recenti dati, nell’isola il “sistema circolante degli autocarri” risulta il secondo più vecchio d’Italia. Tra quelli pesanti, oltre 16 tonnellate, si arriva ai 19 anni mentre per quelli di portata inferiore, tra le 3,5 e le 16 tonnellate, l’età si aggira sui 21 anni”.
A queste criticità si sommano i costi di esercizio più elevati d’Europa, a causa di troppe tasse, e un deficit infrastrutturale che costa all’intero sistema economico sardo centinaia di milioni di euro l’anno.
“Senza contare che il settore – continua – è costretto a sostenere delle spese ingiustificate per la copertura assicurativa degli automezzi, per l’acquisto del gasolio e, quando viaggiano nella Penisola, anche di pedaggi autostradali”.
Per Confartigianato Trasporti tutto ciò si è tradotto in un dumping molto pericoloso, con una “guerra” dei prezzi che sta spingendo fuori mercato molti piccoli padroncini.
Pur di lavorare, sempre più frequentemente i Tir italiani viaggiano sottocosto mentre trasportatori, come quelli dell’Est, avendo costi fissi molto inferiori, e spesso violando le norme sui tempi di guida e le disposizioni sul cabotaggio, propongono prezzi inferiori. Con questa disparità di prezzo, molti autotrasportatori sono stati costretti a gettare la spugna.
Oltre a tutto questo, c’è da sommare il continuo calo della domanda e i pagamenti che non arrivano mai. La crisi di questi ultimi anni ha contratto la domanda aggregata e conseguentemente anche la produzione industriale. L’effetto di tutto ciò ha dato origine a una forte riduzione delle merci trasportate.
Nonostante qualche timido segnale di ripresa, rimane ancora un grosso problema farsi pagare dai committenti entro tempi ragionevolmente brevi. Una situazione che ha messo in seria difficoltà la stragrande maggioranza dei padroncini da sempre sottocapitalizzata e a corto di liquidità.
“Il Governo – precisa il Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna. Stefano Mameli – più volte, è intervenuto a supporto del sistema con soluzioni incentivate per favorire l’aggregazione, la fusione o la collaborazione di più imprese del settore, rinnovare e adeguare il parco veicolare, per acquistare nuovi veicoli a metano, rimorchi, semirimorchi e casse mobili, rottamare i mezzi ormai obsoleti e, infine, acquisire beni strumentali per il trasporto intermodale”.
Le rotte tra Sardegna e Corsica e il bando della Regione
Tra le difficoltà segnalate dagli autotrasportatori anche quelle relative alla rotta tra Santa Teresa di Gallura e Bonifacio, che nel 2016 ha trasportato 259.621 mila passeggeri e movimentato 16.731 tonnellate di merci, registrando una crescita di queste ultime, tra il 2016 e il 2017, del + 19%.
“Tre le criticità principali segnalate dalle imprese – sottolineano Mellino e Mameli – le navi troppo piccole, quindi la difficoltà a caricare certi automezzi, il drastico calo delle corse durante i mesi invernali, la diminuzione dello spazio a disposizione delle merci nel periodo estivo e porti sottodimensionati per un traffico in crescita”.
Per ovviare a questi problemi, la Regione ha approvato una Legge sulla continuità territoriale marittima tra Sardegna e Corsica e stanziato 2.557.500 euro per la copertura degli oneri di servizio dal 2018 al 2020. La compensazione economica prevista dalla Regione sarà destinata a garantire il trasporto nei mesi invernali, da novembre a marzo, mentre nel restante periodo dell’anno la domanda di mercato consente la prestazione del servizio in regime di libero mercato.
“Siamo in attesa della procedura a evidenza pubblica, che dovrebbe avvenire entro la fine di questo mese o all’inizio di maggio – proseguono Presidente e Segretario – e auspichiamo che questa possa essere studiata, soprattutto, per sostenere l’attività di trasporto e distribuzione dei prodotti da parte delle imprese che su quella rotta operano e di quegli scambi vivono”. “Per questo – concludono Mellino e Mameli – Confartigianato Trasporti Sardegna è pronta a collaborare con l’Assessorato Regionale dei Trasporti e con il Ministero delle Infrastrutture”.
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