Progetto Il lavoro mobilita _ abitare le storie
di Monica Porcedda. Alle ore 20.30 lo spettacolo sarà introdotto dallo storico Gianluca Scroccu, con: Pietro Carta, Piero Deidda, Lucia Longu, Mariella Mannai, Luciano Sulas, Rosanna Sulas
Costumi: Lucia Longu, Mariella Mannai, Rosanna Sulas
Oggetti di scena realizzati da: Luciano Sulas
Disegno luci: Giampietro Guttuso
Regia: Monica Porcedda
Produzione La Cernita Teatro
Per info e prenotazioni: [email protected] – cell. 334 882 1892
Biglietteria: ingresso € 5.00
“Una piccola città, appena uscita dalla guerra, si stringe tutta intera attorno ai minatori scioperanti per affermare il suo diritto di esistere”.
Una piccola Città deve sorgere in men che non si dica.
E’ una “Città Macchina”, costruita a bocca di miniera, il sogno di emancipazione per molti giovani attratti dalla speranza di un lavoro e di una nuova vita. Ingegneri, operai, muratori, manovali in men di tredici mesi costruiscono strade e piazze e case e palazzi per accogliere migliaia di persone provenienti da tutta l’Italia.
E’ una migrazione verso un diverso modo di “coltivare”, a 100, 200, 300 metri di profondità dove il frutto della terra non è appannaggio dei lavoratori, ma serve a “forgiare le armi della guerra e della pace” secondo le logiche dell’autarchia fascista.
Così, nel profondo sud della Sardegna, nasce Carbonia.
Ma, a soli dieci anni dalla sua fondazione, già mostra i segni della sua esistenza precaria quando i più economici carboni esteri mandano in crisi il settore estrattivo. E’ la fine.
Da obiettivo e rifugio sicuro per la sua gente essa diventa una temuta arma di ricatto in mano all’Azienda proprietaria di tutta la Città.
Contro le misure repressive e provocatorie a danno soprattutto dei lavoratori che lottano per diffndere il posto di lavoro, il 7 ottobre 1948, il sindacato proclama lo sciopero.
Il teatro e la nostra memoria
Al centro di questo lavoro non c’è una storia che si conclude risolvendo il conflitto che l’aveva originariamente suscitata, ma il conflitto stesso, ancora aperto, su una rinascita economica e sociale che in Sardegna non è mai avvenuta, al di là dei problemi di natura geografica ed economica derivanti dall’essere un’isola.
La narrazione compie un salto nel passato per ripercorrere alcuni tra i problemi emersi nel dopoguerra nel Sulcis Iglesiente, problemi ancora oggi non risolti a fronte di una condizione economica e sociale che alimenta il disagio, problemi che non riguardano solo la Sardegna.
Questo lavoro, infatti, rappresenta il tentativo di scavalcare il leitmotiv di “Sulcis Iglesiente territorio più povero d’Italia” per guardare oltre: basterebbe volgere lo sguardo poco oltre l’isola per fermarsi in mezzo al mare che in questi anni ha un bel sacco di storie da raccontarci.
Così la storia di una piccola città come Carbonia, è solo un pretesto per raccontare una storia più grande, una storia universale di potere, di abusi, di fame ma anche di lotte quotidiane e, soprattutto, di tanta dignità. Monica Porcedda
Lo spettacolo è stato oggetto di studio e interesse all’interno del seminario per studenti dei corsi di laurea triennale e specialistica in Lettere, Filosofia, Beni culturali, Lingue, Scienze dell’educazione Università degli Studi di Cagliari (DIPARTIMENTO DI STORIA BENI CULTURALI E TERRITORIO DOTTORATO IN STORIA, BENI CULTURALI, STUDI INTERNAZIONALI ARCHIVIO DI STATO DI CAGLIARI, ARCHIVIO DI STATO DI ORISTANO SOCIETÀ UMANITARIA).