Weekend a teatro fra ironia e poesia con “Egregio Signor Assessore” di e con Elio Turno Arthemalle, in scena sabato 28 aprile alle 21 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per la Stagione di Teatro Senza Quartiere 2017-18 a cura del Teatro del Segno mentre l’indomani – domenica 29 aprile alle 17 – spazio a “La Vecchia Macchina” de Le Compagnie del Cocomero – un “musical” per burattini e pupazzi riallestito e diretto da Rahul Bernardelli che inaugura la rassegna “Teatro e Marmellata” pensata per i giovanissimi.
S’intitola “Egregio Signor Assessore” l’originale commedia “nera” firmata Teatro Impossibile, in cartellone sabato 28 aprile alle 21 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari: una pièce originale, scritta, diretta e interpretata da Elio Turno Arthemalle – protagonista sulla scena insieme con Valentina Fadda, Eleonora Giua, Emanuela Lai, Daniele Pettinau e Angelo Trofa – per raccontare la nascita di uno spettacolo capace di conquistare il pubblico con un’irresistibile miscela di ingredienti pulp.
Un raffinato divertissement metateatrale per un nuovo appuntamento con la Stagione di Teatro Senza Quartiere 2017-18 organizzata dal Teatro del Segno: un viaggio dietro le quinte per analizzare i segreti del successo e lo strano fascino esercitato sulle folle da stragi e efferati delitti, come dagli amori sfortunati e dalla rappresentazione delle umane passioni. Se l’arte è lo specchio della realtà, la curiosità morbosa e la sete di sangue che accomunano gli amanti dei combattimenti dei gladiatori nell’antica Roma e la gente radunata per le esecuzioni di piazza ai moderni appassionati di thriller e film di guerra mostrano un lato oscuro dell’animo, o forse un segreto desiderio di esorcizzare l’impulso della violenza in una sorta di collettiva catarsi.
Sul gusto popolare e le peggiori inclinazioni del pubblico un sedicente capocomico o impresario fonda le sue speranze di futuri ingenti guadagni: “Egregio Signor Assessore” – con i fantasiosi costumi di Salvatore Aresu, le sofisticate scenografie di Sabrina Cuccu,e il raffinato disegno luci di Lele Dentoni (fotografie di scena di Sabina Murru) – descrive infatti un paradossale tentativo di indurre un amministratore ad investire in una mise en scène che non potrà che ottenere il gradimento e l’approvazione dei suoi potenziali elettori, i quali appagati dalla visione non mancheranno di rinnovargli la fiducia. Una seduzione sottile e pericolosa, quella esercitata dall’impresario che offre la sua “merce” vantandone i meriti e gli effetti speciali, in chiave decisamente splatter: «nessuno le offrirà altrettanto sangue, altrettanti delitti, altrettante mutilazioni, insomma altrettanti morti di quanto farò io».
Tra eros e thanatos – amore e morte – un moderno melodramma che narra di tragedie familiari, traumi infantili e turbe psichiche, misteriosi omicidi e ordinarie crudeltà secondo il “proponente” garantirebbe all’assessore e potenziale mecenate un vasto consenso: la pièce mette l’accento sulla difficile situazione degli artisti in tempi di crisi economica e tagli alla cultura e sul ruolo delle istituzioni nel sostenere e favorire lo sviluppo armonico della società nel segno della bellezza. “Egregio Signor Assessore” affronta con ironia un nodo cruciale capovolgendo i termini della questione perché se l’arte nel senso più alto, la ricerca di un significato profondo e la sperimentazione di nuovi linguaggi non trovano riscontro sul “mercato” tanto vale perseguire il successo con un’opera di carattere “commerciale”.
Una provocazione intellettuale e artistica, con la vis comica di Elio Turno Arthemalle e il talento degli attori per dar vita ad una una satira pungente delle strategie culturali del Belpaese – in cui si confondono qualità estetica e quantità delle repliche o degli spettatori e invece di privilegiare e investire sulla diversificazione delle produzioni e sull’emergere di nuove realtà si pensa ad “ottimizzare” ovvero ridurre le risorse senza guardare al futuro – e sugli effetti (e i rischi) del nuovo mecenatismo degli enti pubblici e privati.
Focus sullo stato dell’arte del teatro, sul suo ruolo nella società, sul compito di risvegliare le coscienze e offrire spunti di riflessione sull’evoluzione o involuzione dei costumi e sugli effetti collaterali dei mass media in una commedia decisamente contemporanea che accanto alle scelte spregiudicate di certi sedicenti “artisti” si interroga sul concetto di bene comune e sulle responsabilità individuali senza rinunciare alla leggerezza e a un (nero) umorismo – per far sorridere e pensare.
“La Vecchia Macchina” de Le Compagnie del Cocomero – uno speciale “musical con burattini e pupazzi” con riallestimento e regia di Rahul Bernardelli – inaugurerà domenica 29 aprile alle 17 la rassegna “Teatro e Marmellata” firmata Teatro del Segno a misura di bambini e ragazzi, mettendo in moto la fantasia per riscoprire l’idea del gioco al di là delle réclames e delle mode che trasformano i giovanissimi in ideali piccoli consumatori.
Uno spettacolo poetico e coinvolgente, un racconto per quadri impreziosito da musica e canzoni, per risvegliare l’interesse verso gli oggetti che ci circondano, il loro valore simbolico e le infinite possibilità di trasformarsi che dona loro l’immaginazione.
Nella moderna civiltà dell’immagine i bambini crescono in una realtà aumentata in cui i confini tra virtuale e reale spesso si confondono e solo in condizioni più fortunate possono esercitare la loro creatività: a teatro i piccoli spettatori diventano i “complici” consapevoli di una piccola magia e ritrovano il piacere del contatto e della scoperta delle forme delle cose nella costruzione di un nuovo giocattolo.
Tra il moderno teatro di figura e la tradizione del teatro popolare – rivolto a grandi e piccini – “La Vecchia Macchina” de Le Compagnie del Cocomero è un delicato ed emozionante omaggio alla semplicità e alla straordinarietà dell’infanzia – un invito a dar spazio al talento e alla fantasia di ciascun bambino nella feconda età dei giochi.