Il dramma dell’infelicità nelle vite sospese dei protagonisti di “Vania” della Compagnia Oyes – liberamente ispirato a “Zio Vanja” di Anton Čechov – in cartellone DOMANI (mercoledì 11 aprile) alle 21 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per l’ultimo appuntamento con la Stagione di Teatro Contemporaneo “Il Terzo Occhio” organizzata dal CeDAC (in collaborazione con il Teatro del Segno) nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Sbarca nell’Isola il pluripremiato progetto di drammaturgia collettiva – con ideazione e regia di Stefano Cordella – vincitore del premio Giovani Realtà del Teatro 2015, con menzione speciale alla Drammaturgia – Festival Inventaria 2016, per un’originale rilettura di un classico della fine dell’Ottocento, rivisitato con sensibilità contemporanea. “Vania” – spettacolo vincitore del bando NEXT – Laboratorio delle idee per la promozione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo e finalista della selezione In-Box 2017 racconta la condizione esistenziale di una generazione, gli attuali trentenni che, esaurito l’entusiasmo e lo slancio della giovinezza e senza serie prospettive per il futuro, vedono svanire i propri sogni e rinunciano a seguire inclinazioni e desideri, imprigionati in una sorta di limbo tra la paura di invecchiare e la mancanza di coraggio che impedisce loro di spiccare il volo.
Sotto i riflettori Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso e Fabio Zulli prestano volto e voce ai personaggi in una mise en scène essenziale ed efficace – con disegno luci di Marcello Falco e costumi e realizzazione delle scenografie a cura di Stefania Corretti e Maria Barbara De Marco – in cui affiorano stati d’animo e contraddizioni di creature incapaci di imprimere una svolta al proprio destino.
Ritratto di famiglia – sulla falsariga del capolavoro cechoviano – imperniato sulla figura del Professore, immobilizzato in un letto e mantenuto artificialmente in vita dalle macchine, intorno a cui ruota un microcosmo formato dalla moglie, l’affascinante Elena, Ivan, il protagonista o meglio l'(anti)eroe eponimo, che ha sacrificato i suoi anni migliori immolandosi in favore del grand’uomo, la nipote Sonia e il dottore – lo spettacolo mette in luce le complesse dinamiche delle relazioni tra moderne inquietudini e male di vivere.
Tragicomico e grottesco affresco di un’umanità perduta dietro segrete aspirazioni e desideri ormai irrealizzabili, “Vania” trasporta fin sulle soglie del Terzo Millennio l’inanità e le fragilità, le velleità e le inconfessate passioni di esseri condannati ad una sorta di inerzia, travolti nell’inesorabile scorrere del tempo, incapaci di (re)agire davanti a ingiustizie e ingiurie della sorte, inermi o pigri, consumati da incertezze e dubbi, troppo stanchi e disincantati per osare sfidare l’ignoto.
Specchio del presente in cui i trent’anni rappresentano l’estremo limite – in senso burocratico – della giovinezza, e delle opportunità riservate agli over 32 o over 35, la pièce dà voce a una generazione di artisti – e professionisti – “emergenti” i cui talenti, appena sbocciati o anche riconosciuti, restano impigliati e soffocati in una generale stagnazione – almeno entro i confini del Belpaese. L’ingresso nella “maturità” perennemente posticipato condanna intere generazioni ad una sorta di stallo, all’eterna precarietà, impedendo lo sviluppo e la piena espressione delle capacità individuali e collettive, in una società immobile e inevitabilmente destinata al declino.
Tra ironia e leggerezza – gli artisti della Compagnia Oyes offrono la loro risposta risposta ad una provocazione suggerita dalle parole dello stesso Anton Čechov, che scriveva in una lettera: «Tutti, finché siamo giovani, cinguettiamo come passeri sopra un mucchio di letame. A vent’anni possiamo tutto, ci buttiamo in qualsiasi impresa. E verso i trenta siamo già stanchi, è come dopo una sbornia. A quarant’anni poi siamo già vecchi e pensiamo alla morte. Ma che razza di eroi siamo? Io vorrei solo dire alla gente, in tutta onestà, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. E se lo comprenderanno inventeranno sicuramente una vita diversa, una vita migliore, una vita che io non so immaginare».
“Vania” è un viaggio lucido e amaro tra i chiaroscuri di un’età di mezzo in cui le energie migliori si disperdono nell’inanità di una (ex) gioventù bruciata e nella terrorizzante attesa della vecchiaia: uno spettacolo avvincente e coinvolgente che mescola nostalgie e rimpianti ad ansie di riscatto, la consapevolezza di potenzialità ancora inespresse al timore del fallimento, la troppa bonomia e la crudeltà del mondo in una vicenda emblematica in bilico tra commedia e dramma.
biglietti
intero 15 euro – ridotto 12 euro
ridotto abbonati CeDAC e residenti Is Mirrionis – 10 euro
info: cell. 345.4894565 – e-mail: [email protected] – www.cedacsardegna.it
prevendite:
Box Office-Sardegna: viale Regina Margherita 43, Cagliari tel. 070657428 – www.boxofficesardegna.it
online: www.vivaticket.it –
TsE /Teatro del Segno: [email protected] – cell. 3914867955 (dalle 17 alle 20)
IL PROGETTO
Dopo aver esplorato le conseguenze dell’abbandono in “Va Tutto Bene”, la Compagnia Oyes porta avanti la sua ricerca tra le crepe e le contraddizioni dell’animo umano.
VANIA racconta le paure, le frustrazioni e il senso di vuoto dei nostri tempi attraverso una drammaturgia originale costruita a partire dai temi e dai personaggi principali di “Zio Vanja”, uno dei capolavori di Anton Čechov.
“Tutti, finché siamo giovani, cinguettiamo come passeri sopra un mucchio di letame. A vent’anni possiamo tutto, ci buttiamo in qualsiasi impresa. E verso i trenta siamo già stanchi, è come dopo una sbornia. A quarant’anni poi siamo già vecchi e pensiamo alla morte. Ma che razza di eroi siamo? Io vorrei solo dire alla gente, in tutta onestà, guardate come vivete male, in che maniera noiosa. E se lo comprenderanno inventeranno sicuramente una vita diversa, una vita migliore, una vita che io non so immaginare”
Così scriveva Anton Čechov in una delle sue lettere. Ed è proprio dalla stessa pervasiva sensazione di stagnamento ed immobilismo che è nata la necessità di questo lavoro. Come la maggior parte dei trentenni anche noi ci ritroviamo in un limbo poco rassicurante e per non sentire il vuoto ci aggrappiamo al passato e guardiamo al futuro con poche speranze. Il rischio è quello di sopravvivere galleggiando nel “letame” di cui scrive Čechov.
E così abbiamo deciso di raccontare le paure, il senso di vuoto, la difficoltà di sognare dei nostri tempi, attraverso una drammaturgia originale costruita a partire dai temi e dai personaggi principali di “Zio Vanja”, uno dei capolavori dell’autore russo.
PREMI E RICONOSCIMENTI