Quel simpatico vegliardo ultracentenario (avrebbe spento 106 candeline l’anno prossimo), il Dott. Antonio Cadoni, ormai a tutti gli effetti “oristanese illustre”, che ha onorato la città dove ha vissuto e lavorato fin dagli anni Cinquanta del secondo dopoguerra, ci ha lasciato.
L’ho conosciuto quando da poco si era trasferito in città, in occasione di una gita a Villacidro con la famiglia Lecca, e con lui ho sempre mantenuto vivi i sensi di amicizia e di stima, proprio in virtù delle sue vivaci interpretazioni letterarie. Veri e propri “racconti di vita”, che pure a distanza di tempo, mantengono viva la freschezza e l’intensità narrativa sulla storia e le tradizioni di una Sardegna che ci portiamo nel cuore.
Del resto la sua lunga e interessante biografia non è altro che lo specchio fedele dell’ultimo conflitto bellico, che Cadoni ha vissuto in prima linea con l’entusiasmo e la carica ideale dei suoi anni giovanili. Tenente medico in servizio permanente – effettivo nella fila dell’Esercito Italiano fin dal 1938, Cadoni è stato in seguito trasferito al Regio Corpo Truppe Coloniali, e spedito in Africa orientale. Prigioniero di guerra nel 1941, ha fatto ritorno in Italia solo nel 1945, dopo una lunga prigionia tra Eritrea, Sudan anglo – egiziano e Sudafrica. E infine addirittura negli Stati Uniti d’America. Congedato nel 1947 con il grado di Capitano medico, ha conseguito all’Università di Roma la specializzazione in Odontostomatologia e protesi dentaria. Giunto in città nel 1952, ha esercitato la libera professione per quasi quarant’anni. Nei suoi ricordi, trasferiti in un elegante volume di un centinaio di pagine, edito dalla “EPDO” di Roberto Cau, che si avvale di un’affettuosa presentazione della scrittrice oristanese Savina Dolores Massa, il medico – scrittore, ha raccontato con vivace intensità espositiva fatti e personaggi di una ormai lontanissima odissea, vissuta nell’infermeria del campo di concentramento riservato ai soldati italiani prigionieri in Sudafrica. A questi racconti si uniscono i profili del Prof. Salvatore Baldino, eminente figura di medico oculista, scrittore raffinato e pieno di vita, che ha raccontato il suo Sinis e l’isola di Mal di Ventre con accenti di viva intensità, e del canonico del Duomo di Santa Maria Assunta di Oristano Mons. Pietro Carta, originario di Belvì, personaggio indimenticabile della Chiesa d’Arborea. Gli oristanesi saluteranno il medico – scrittore nel pomeriggio di domenica, nel corso dell’ufficio funebre, che si celebrerà nel Duomo di Santa Maria alle ore 16.