Per Margiotta e Capobianco prioritario incentivare formazione e competenze dei lavoratori: “Serve sinergia tra istituzioni e tutte le parti sociali per rinnovare sistema”
“Il dumping contrattuale? Un virus da debellare con accordi di qualità. Serve un riconoscimento reciproco tra imprese e lavoratori, un fronte attivo, comune e plurale tra le parti”. E’ questo il pensiero della Confsal espresso dal suo segretario generale, Angelo Raffaele Margiotta, durante il convegno ‘Relazioni industriali, rappresentatività e linee guida per la contrattazione collettiva’.
L’incontro, organizzato dalla stessa Confsal, si è tenuto stamani (17 aprile) a Roma nella sede del CNEL. Ha partecipato anche Conflavoro PMI, che con Confsal firma contratti collettivi ed è membro della Consulta nazionale dei lavori promossa proprio da Margiotta.
“Serve un’alleanza sociale tra sindacati e imprese per il bene di tutti”, ha affermato il presidente Roberto Capobianco. “E’ necessario l’apporto di tutti per rimuovere gli ostacoli verso la ricchezza prodotta dal lavoro e la piena occupazione. Conflavoro PMI e Confasl hanno molto a cuore queste tematiche poiché una contrattazione di qualità è fondamentale per mettere al centro la dignità della persona. Questo è ciò che conta davvero, non altri interessi”.
‘Qualità’ e ‘collaborazione’, dunque, le parole d’ordine del convegno al quale hanno presenziato accademici, politici quali Maurizio Gasparri ed Ettore Rosato ed ex ministri del Lavoro come Maurizio Sacconi, Cesare Damiano e Tiziano Treu, oggi presidente del CNEL.
Lo stesso professor Treu ha sdoganato questi concetti in apertura: “Identificare criteri per la qualità dei contratti, così da debellare il dumping, è una prima cosa che stiamo cominciando a fare, anche se capisco che scendere da 900 CCNL a una manciata di cinque o sei possa sembrare un’utopia”.
“Manca una sinergia, una collaborazione nel sistema che dovrebbe supportare il lavoro. Si registra invece molta autoreferenzialità. Dobbiamo cogliere questa opportunità – ha rincarato la dose Margiotta – perché la contrattazione collettiva di qualità è una leva di crescita, sul versante sia dei lavoratori sia delle imprese. Ne guadagnerebbe tutto il Paese”.
Per Confsal e Conflavoro PMI, pertanto, occorre cambiare i perimetri del contratto collettivo e del sistema-lavoro mediante “una completezza degli istituti vigenti, una regolamentazione nazionale coerente, un riconoscimento reciproco delle parti, un’omogeneità di applicazione in tutti i settori”.
Confsal ha avanzato alcune proposte, avallate da Conflavoro PMI, per stilare nuove linee guida circa i contratti collettivi. Tra queste l’incentivazione della professionalità del lavoratore, strettamente legata alla preparazione della persona e, pertanto, slegata dal premio di produzione collettivo. Ma anche lo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro e la ricerca di un metodo che permetta al lavoratore in uscita da un’azienda di trovare un nuovo impiego – tramite adeguata formazione – non appena il suo licenziamento diventi effettivo.
Plauso dai presenti al CNEL: “Lottare per la qualità della contrattazione, innovarne gli aspetti? Sono obiettivi importantissimi”, ha affermato Cesare Damiano. Anche Maurizio Sacconi ha sottolineato la validità delle proposte emerse: “Mettere istruzione e formazione al centro delle relazioni industriali, di cui oggi non possiamo certo essere soddisfatti, non è affatto una proposta banale. Queste proposte hanno il merito di aver capito il vento di cambiamento che tira, testimoniato anche dalle ultime elezioni”.
Durante il dibattito attenzione particolare anche al salario minimo garantito, la cui assenza in Italia è stata definita da FCA Group, presente al convegno con Pietro De Biasi responsabile Area Lavoro e Welfare, una vera e propria “anomalia rispetto ai grandi Paesi sviluppati”.
L’11 maggio prossimo queste e altre tematiche saranno riprese da un forum nazionale di Conflavoro PMI, ancora a Roma e sempre alla presenza di accademici, giuslavoristi, politici e vertici Confsal.