Governo del Presidente a luglio?
Tempi lunghi. Molto lunghi. Lunghissimi. Alla vigilia dell’avvio delle consultazioni al Quirinale, in Parlamento, e non solo, è un susseguirsi di incontri, nei partiti e tra i partiti. Telefoni bollenti, sms continui e fitte conversazioni su Whatsapp. E’ opinione diffusa tra deputati e senatori che quello che inizia domani al Colle sarà solo il primo tempo delle consultazioni e, quasi sicuramente, ci sarà poi un secondo e forse anche un terzo tempo. A meno di clamorosi ripensamenti, per il nuovo governo ci vorranno mesi e in molti scommettono che si arriverà a fine giugno se non a luglio.
Il colpo di scena potrebbe essere l’indicazione della Lega per Di Maio premier, sussurrata nel Partito Democratico, “magari per bruciare il capo politico del Movimento 5 Stelle”, oppure il via libera dei grillini ad un presidente del Consiglio leghista che non sia Salvini (e l’unico nome in campo è quello di Giancarlo Giorgetti). Altre soluzioni non sembrano esserci, almeno al momento.
In prospettiva – spiegano da Forza Italia – potrebbe formarsi a Montecitorio e a Palazzo Madama, con l’incubo dello scioglimento anticipato delle Camere e della perdita dei privilegi appena acquisiti, una pattuglia di neo-responsabili (provenienti in gran parte dal M5S e in misura minore dal Pd) pronta ad appoggiare dall’esterno un esecutivo di Centrodestra su un programma concordato, ma difficilmente con Salvini premier.
Altrimenti, ragionano in Parlamento, l’unica soluzione sembra quella di un governo del Presidente come ultima ratio sostenuto da tutte le principali forze politiche. Il Pd, seppur con toni diversi, prosegue sulla linea del no all’appoggio ad un esecutivo dei 5 Stelle o del Centrodestra ma, spiegano fonti dem, “di fronte ad una iniziativa del Capo dello Stato e dopo settimane di stallo, si potrebbero valutare nuovi scenari”.
Tradotto: ok del Nazareno, renziani compresi, ad un governo di unità nazionale che abbia nel Presidente Mattarella il garante politico e istituzionale, ma soltanto ad una condizione: dovrà esserci l’ok esplicito anche degli altri tre principai gruppi in Parlamento, ovvero il Movimento 5 Stelle, la Lega e Forza Italia.
Il Pd non ha alcuna intenzione di fare da portatore d’acqua a Di Maio o a Salvini, su questo anche le minoranze (tranne Emiliano), sono d’accordo. Altro sarà, dopo un lungo periodo di empasse, aiutare Mattarella a trovare una soluzione. Insomma, i telefoni bollenti di queste ore resteranno caldi per diverse settimane.
Fonte: www.affaritaliani.it