Nella giornata di ieri, 19 aprile, una rappresentanza di pastori-produttori artigianali del Fiore Sardo DOP, il sindaco di Gavoi, Giovanni Cugusi – anch’egli pastore e produttore – e il presidente della Coldiretti Nuoro-Ogliastra, Simone Cualbu, hanno incontrato l’Assessore Regionale all’Agricoltura Pierluigi Caria e il presidente della Quinta Commissione Regionale Luigi Lotto.
All’ordine del giorno le richieste portate avanti dal gruppo di allevatori, relative alla tutela e alla valorizzazione di uno dei prodotti dell’eccellenza gastronomica regionale, in particolare:
– la richiesta di chiarezza sul pagamento di una royalty di 3000€ (+ IVA) inviata dal Consorzio di Tutela e destinata a tutti i produttori non iscritti al consorzio;
– la tutela della DOP attraverso l’accredimento nel sistema di controllo della metodica sviluppata da Porto Conte Ricerche, utile a identificare il formaggio pecorino a latte crudo rispetto a quello con latte termizzato;
– la sospensione – e conseguente commissariamento – del Consorzio di Tutela sino a quando non viene fatta chiarezza su uno dei prodotti simbolo della cultura gastronomica della Sardegna e non venga accreditata la nuova metodica di analisi e controllo.
Se da una parte i pastori mostrano soddisfazione per l’attenzione e l’impegno dimostrato dalla Commissione e la disponibilità all’ascolto da parte dell’Assessore, dall’altra si ritengono molto amareggiati dalle posizioni espresse dalla più alta carica regionale che rappresenta uno dei principali comparti produttivi dell’economia della Sardegna.
L’Assessore Caria, infatti, si è detto disponibile a trovare risorse per proseguire il lavoro di Porto Conte e, in particolare, per introdurre la nuova metodica nel sistema di controllo, ma allo stesso tempo non ha ritenuto valide le questioni relative alla royalty e al commissariamento del Consorzio.
Ricordiamo che tra dicembre e gennaio, i produttori storici dell’unico formaggio ovino a latte crudo, che detiene il marchio DOP, ricevettero una missiva con la quale si richiedeva ai non soci del consorzio il pagamento di 3000€ a cadenza biennale. La lettera, inviata dal Consorzio di Tutela, attualmente guidato e composto dagli industriali caseari, ha dato il via ad una immediata reazione degli allevatori che si sono costituiti in un gruppo spontaneo, con l’obiettivo di far chiarezza sulla legalità della vicenda.
Secondo l’Assessore tale richiesta era da ritenersi «utile ai fini della copertura delle spese funzionali alla promozione del prodotto». «Peccato che – ribadiscono i pastori – il contenuto della comunicazione prescinda dalla effettiva dimensione della produzione e che il pagamento rappresenterebbe una violazione del regolamento che concerne la ripartizione dei costi derivanti dalle attività dei Consorzi di Tutela delle denominazioni di origine protette (Decreto Ministeriale 12 settembre 2000 n. 410) il quale prevede che ciascun produttore della DOP ” ….. dovrà contribuire con una quota commisurata alla quantità di prodotto controllata dall’organismo ….. “, senza considerare l’enorme disparità tra soci consorziati (che pagherebbero solo 50€) e non.»
Su questo punto, la soluzione prospettata da Caria – ovvero entrare a far parte del Consorzio – non soddisfa la richiesta di chiarezza. La presenza sul mercato di un prodotto dalle caratteristiche completamente differenti dal vero Fiore Sardo e la mancanza di azioni volte alla salvaguardia e alla valorizzazione del prodotto tradizionale, infatti, hanno causato un grosso scontro tra industriali e piccoli allevatori–produttori storici, tanto da portare questi ultimi a scegliere di non far parte dell’attuale Consorzio di Tutela guidato e composto per la quasi totalità dalle grandi industrie casearie:
«A “tutelare” il prodotto tradizionale vi sono gli industriali mentre i piccoli produttori, veri detentori dell’arte casearia artigiana, hanno preso la sofferta di decisione di non aderire al sodalizio. Siamo consapevoli dell’importanza di uno strumento come quello che rappresenta il Consorzio, ma se mancano i presupposti per la salvaguardia del prodotto e per una congrua rappresentatività che permette, a chi produce minori quantità di prodotto, di incidere sulle scelte, il nostro ruolo viene meno» affermano.
Ultimo punto all’ordine del giorno è stata la richiesta di commissariamento del Consorzio nell’attesa che venga accreditato lo studio sui nuovi strumenti di controllo e analisi e che la Regione si faccia carico della tutela e della promozione della DOP come ente terzo tra le parti – industriali e produttori artigianali. Anche su questo punto l’Assessore si è detto contrario, ribadendo che non è compito della Regione interessarsi della DOP finchè esiste un Consorzio accreditato dal Ministero alla tutela del disciplinare di produzione, che non fa alcuna differenza tra prodotto artigianale e industriale.
«Come è possibile – si chiedono i pastori – che venga affidata la tutela sulla base di produzioni che vengono certificate secondo una procedura di autocontrollo e non su prove scientifiche? Oltrettuto, all’indomani del commissariamento dell’Ifcq Certificazioni – che svolge le funzioni di controllo sulle filiere di salumi e formaggi DOP e Igp, tra cui il Fiore Sardo – sembra un po’ un controsenso. Ricordiamo, inoltre, all’Assessore, che la DOP è nata proprio per tutelare il prodotto artigianale e che lo stesso disciplinare contempla il latte crudo come elemento alla base della produzione del Fiore». e ancora: «Nel caso in cui l’intera questione, e in particolare lo studio sulla nuova metodica, non venga presa in considerazione con l’attenzione che merita e non si risolva in tempi celeri, siamo disposti a sospendere la produzione di Fiore Sardo poichè non ci sentiamo affatto tutelati nè dai controlli nè dalle metodiche attuali».
Per il sindaco di Gavoi, Giovanni Cugusi «Non è in gioco soltanto il nostro lavoro, ma un’importante presidio dell’identità e della cultura dell’intera Sardegna. La produzione del Fiore Sardo e l’indotto ad esso connesso, rappresenta inoltre, un valido strumento capace di creare surplus di reddito in un territorio che oggi soffre, e tanto, le negative congiunture economiche e sociali».
Nel corso della stessa giornata, i produttori hanno ricevuto una seconda comunicazione da parte del Consorzio con la quale lo stesso ritira la richiesta di pagamento della royalty a loro indirizzata, azione che certamente rappresenta un passo avanti, «Ma la strada da fare – concludono – è ancora lunga».