Viaggio nella Storia del Novecento con “Il vento porta richiami” del Théâtre en Vol – tratto da “Il viaggio più lungo” di Gavina Cherchi – in cartellone DOMANI (sabato 21 aprile) alle 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo sotto le insegne della Stagione di Prosa 2017-18 del CeDAC – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
La pièce originale e immaginifica si ispira alla figura di un partigiano disperso alla vigilia della Liberazione – Gavino Cherchi, libero pensatore, insegnante e combattente, ucciso assieme a Ines Bedeschi e Alceste Benoldi da nazifascisti in fuga il 28 marzo del 1945 (i loro corpi, gettati nelle acque del Po, non furono più ritrovati) – per dar voce al dolore inconsolabile di familiari ed emici, esacerbato dall’incertezza sul destino dei propri cari, senza neppure una tomba su cui piangere.
Un’opera visionaria e struggente – diretta e interpretata da Maria Paola Cordella, protagonista sulla scena con Michèle Kramers e Puccio Savioli, e impreziosita dalle voci recitanti di Giuseppe Bazzoni, Alfredo Puglia, Chicca Sanna, Paolo Tedde, Giuseppe Savioli e Maria Paola Cordella, con l’evocativa scenografia di Puccio Savioli, i costumi di Claudia Spina e il sound design di Marco Palmas e Alfredo Puglia – per un omaggio a tutti i dispersi, alle vittime delle guerre e degli abusi di potere.
La vicenda – umana e politica di Gavino Cherchi – è emblematica di un tempo di guerra in cui i diritti civili vengono calpestati e infranti e il destino dei singoli s’intreccia inevitabilmente con gli stravolgimenti e con con gli eventi bellici ma rimanda anche ai rapimenti, alle torture e agli assassini contro gli oppositori del regime messi in atto dai governi e dalle dittature militari. In nome delle vittime di violenze ed eccidi, le cui vite sono state travolte e spezzate e le cui sofferenze sono troppo spesso dimenticate, e non casualmente, “Il vento porta richiami” suggerisce una riflessione sulle conseguenze dei conflitti – ieri come oggi – e sul dramma di chi attende invano il ritorno di un marito o di un figlio, di una fidanzata o di una sposa, di un fratello, una sorella, degli amici perduti nel caos della storia.
Il ricordo degli eroi della Resistenza – delle donne e degli uomini che sacrificarono le loro vite per un ideale – è più che mai doveroso in un Paese senza memoria, che troppo spesso ha scelto di non fare i conti con il proprio passato, con la conseguenza paradossale di lasciare ferite aperte e nodi irrisolti per evitare di portare alla luce scomode verità. Una tragedia nella tragedia, che aggiunge nuove sofferenze per i familiari delle vittime – da una parte e dall’altra – di una guerra civile mai dichiarata, tra la crudeltà di un regime e la feroce occupazione nazista per non parlare delle inqualificabili “leggi razziali” e delle deportazioni nei campi di concentramento.
“Il vento porta richiami” affronta temi cruciali come l’importanza dei documenti e delle testimonianze, delle ricerche e delle ricostruzioni storiche per fare chiarezza sugli aspetti oscuri e confusi di un’epoca travagliata da conflitti e colpi di stato: conoscere i fatti è fondamentale per comprendere e per non dimenticare. Forse anche per non ripetere gli stessi errori. La drammatica fine di Gavino Cherchi e degli altri partigiani evoca altre analoghe vicende della storia (recente e non) del mondo –i desaparecidos in Argentina e le vittime del regime in Cile, gli orrori della ex Jugoslavia, la situazione del Medio Oriente fino al destino dei moderni migranti, scomparsi nel deserto o annegati in mare, in quel Mediterraneo ormai trasformato in un immenso cimitero sommerso.
Scrive Maria Paola Cordella nelle note di regia: «Per questo viaggio nella memoria abbiamo scelto un linguaggio intimo e coinvolgente, che desse la possibilità di percorrere, almeno in parte, il dramma dei dispersi e lo strazio delle loro famiglie; di quanti sono stati e sono ancora colpiti da persecuzioni politiche, religiose o costretti a condizioni di estrema povertà. Il racconto si intesse in una trama composta da diverse voci e piani narrativi: la voce del sangue, la voce della memoria e la cronaca storica. Il lavoro è improntato su un linguaggio visivo, in cui la parola e i paesaggi sonori si uniscono all’azione scenica, arricchendosi di un impianto scenografico semplice ed efficace creato con materiali di recupero, che diventano superficie viva che si anima attraverso proiezioni video, frutto di una accurata scelta di immagini che, in una sorta di muto viaggio nel tempo, ripercorrono e amplificano il cuore del racconto».
Ne “Il vento porta richiami” la storia di Gavino Cherchi assume un valore paradigmatico rispetto alle tante, troppe tragedie frutto dell’assenza di umanità e di pietas, del venir meno dei valori della solidarietà e della fratellanza universale: una storia che è necessario raccontare «poiché la memoria diviene viva conoscenza della storia del nostro paese, e presupposto per una vigile e responsabile costruzione del nostro futuro».
INFO & PREZZI
MEANA SARDO
biglietti
Posto unico: intero 10 € – ridotto 7 €
Info: cell. 340.7956549