Oristano, all’Hospitalis Sancti Antoni Raccontando la Sartiglia

Ieri all’Hospitalis Sancti Antoni di Oristano, organizzata dalla Fondazione Sa Sartiglia, si è svolta la rassegna Raccontando la Sartiglia, un progetto che mira, attraverso una serie di incontri-dibattito, ad approfondire tradizioni, usi e costumi dell’antica giostra oristanese.

L’evento, era dedicato alla rivista Monti Prama – Quaderni Oristanesi, che con il numero 70 torna a parlare di Sartiglia, con l’articolo “La Sartiglia nella storia della Città di Oristano”. A presentare la pubblicazione sono stati il Direttore di redazione della rivista, Gian Matteo Corrias e l’autore dell’articolo Maurizio Casu, ma nel corso della serata Pino Porcu, da par suo, ha letto alcuni brani tratti dai numeri monografici dedicati alla Sartiglia 25 e 28 dei Quaderni Oristanesi, curati da Peppino Murtas e Giorgio Farris.

Quaderni Oristanesi è una rivista culturale fondata nel 1982 da Peppino Murtas, uno strumento prezioso per la conoscenza e la diffusione della realtà isolana. Nel 2011, la rivista cambia veste grafica e nome, quindi, prende quello di Monte Prama – Rivista semestrale di cultura di Quaderni Oristanesi. L’editore è sempre lo stesso, la PTM Editrice di Bruno Pia.

A parlare di Sartiglia è stato Maurizio Casu, attuale responsabile del Centro di documentazione e archivio della Fondazione Sa Sartiglia, nonché notissimo sartigliante che ha rivestito anche i panni di Cumponidori. Nella sua dotta esposizione dei risultati delle più recenti ricerche sulla giostra oristanese, Casu ha evidenziato che “probabilmente è grazie all’intervento di un patrocinatore illuminato, se questa antica tradizione equestre è giunta, anche se parzialmente rinnovata, sino ai giorni nostri”.

Casu nella ricerca sulle innovazioni e trasformazioni della giostra oristanese, è stato validamente coadiuvato dal segretario del Gremio dei Contadini Francesco Obino e dagli studi effettuati dall’archivista paleografa dell’Archivio Storico del Comune di Oristano, Ilaria Urgu. Lo studioso, alla ricerca dei cambiamenti verificatisi nella Sartiglia, è partito da una tradizione tramandatasi oralmente, secondo la quale, in una data imprecisata, un canonico del Capitolo arborense, tale Giovanni Dessì, aveva destinato i proventi di un terreno per il perpetrarsi della giostra nel tempo. L’acquisizione del terreno, secondo le recenti ricerche di Maurizio Casu e di Francesco Obino, è ancora oggi definito dagli anziani del Gremio dei Contadini, “Su cungiau de sa Sattiglia”. “Tale riferimento – enuncia Casu nella sua dotta esposizione – ci autorizza ad ipotizzare che il fondo è stato identificato dal Gremio, come il terreno che avrebbe dovuto sostenere le spese della corsa e poiché, l’acquisizione è datata al 1883, in seguito alla permuta del cosiddetto chiuso del “Canonico Dessì, è probabile che questo fosse un tempo quello relativo alla donazione originaria. Le nostre ulteriori indagini, ci hanno portato ad individuare presso l’attuale lottizzazione Cozzoli, Barroero, Mameli, dove sino agli Anni ’80 sorgeva la scuderia della famiglia Cozzoli, eredi della famiglia Mameli, protagonisti della permuta, consentendo di perpetuare in quel luogo un evento così significativo legato a “Su cungiau de sa Sartiglia”. Quindi – ha concluso l’oratore – è verosimile che nell’ultimo scorcio del 1700, grazie all’intervento di una personalità del mondo ecclesiastico, con l’intento di salvare la giostra oristanese, che rischiava di perdersi per sempre, abbia avuto la sua istituzionalizzazione, diventando la festa grande di Oristano, fissata nelle giornate del Carnevale, ma la Sartiglia, con la sua storia, il suo ricco cerimoniale e il suo protocollo, unitamente ai simboli e ai rituali di un’antica tradizione cavalleresca, non è certamente una carnevalata”.

Gian Piero Pinna