La recente assemblea organizzata ad Ottana dall’Aiea (associazione esposti amianto), suo malgrado, ha riacceso l’ultrasecolare dibattito sul problema della salute dei lavoratori, oggi più che mai attuale.
Già nel 1845 F. Engels in “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, denunciò che essere “vittime di una morte prematura, ….questo è assassinio…mascherato e perfido…Ma è sempre un assassinio.”
Come scrisse nel 1969 Giovanni Berlinguer, in “La salute nelle fabbriche”, “tra il XIX ed il XX secolo confederazioni sindacali e partiti dei lavoratori subirono di fatto il ricatto – o lavoro o salute -”.
È a partire dagli anni 60, con l’industrializzazione del paese, che l’equazione più benessere e meno salute per i lavoratori, venne ad acuirsi.
Grazie al Convegno di Genova dell’ottobre 1967 in cui si discussero i primi risultati affioranti da un’indagine, a carattere nazionale, voluta e promossa dal P.C.I., cominciò ad affermarsi il sacrosanto principio che “la salute non ha prezzo”. Per combattere il vero agente nocivo nella fabbrica moderna si invocava la “validazione consensuale”, attraverso l’integrazione delle rilevazioni strumentali e sperimentali con le testimonianze dirette.
Fu in quel contesto che a fine anni 60 sbarcò in Sardegna l’industria chimica, che avrebbe dovuto far sorridere Sarroch a sud, Ottana al centro e Porto Torres al Nord.
La svolta ottenne il benestare dalla Commisione d’inchiesta sul banditismo in Sardegna, in cui si concretò una scelta comune, D.C.-P.C.I., di voler sconfiggere il banditismo attraverso i grandi poli industriali. Ritenendo ormai arcaica e superata la naturale vocazione agropastorale dell’isola, si abbracciò il miraggio della previsione di decine di migliaia di buste paga, che non tardò a rivelarsi pura utopia. Basti pensare agli ottomila disoccupati di Porto Torres.
Raggiungere lo scopo fu tutt’altro che difficile, anche attraverso l’asservimento dei quotidiani locali. Con il consenso pressoché generale, non tardarono a scorrere fiumi di denaro pubblico per la creazione, prima, per il mantenimento assistito, poi, di una scelta a dir poco fallimentare.
Quel che peggio, che nell’ipocrisia più omertosa, nel tempo, si è omissivamente consentito di perpetrare sul territorio un continuo saccheggio, lasciando tracce ormai indelebili in termini di inquinamento, di volta in volta emerse dalle varie indagini epidemiologiche, fra tutte quella voluta dall’Ex assessore regionale Nerina Dirindin, da cui emerse inequivocabilmente come “in alcune aree della Sardegna si sta peggio che nel resto dell’Italia. In generale, ci si ammala di più di malattie respiratorie e dell’apparato digerente. In particolare, gli uomini sono più colpiti da tumori del polmone, del fegato e del sangue. Malattie che sono in gran parte causate dall’inquinamento ambientale e dalle esposizioni professionali.”
Non a caso, le aree dove si sta peggio sono quelle industriali e quelle minerarie.
La denuncia è contenuta nel «Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna» (pubblicato come supplemento al numero1 del 2006 di Epidemiologia & Prevenzione)”.
Il perché l’auspicata prevenzione sia rimasta sulla carta va ricercato nella demagogia politico-sindacale, che, evidentemente, uccide in modo ancora più subdolo. Ormai è assodato che per gli addetti ai lavori l’ unico timore sia sempre stato quello di evitare la chiusura di impianti ad alto rischio con conseguente perdita dei posti di lavoro.
Ora che le fabbriche sono ormai chiuse e si è definitivamente giunti alla fine della chimica, un coro di ipocrisia si eleva da parte di coloro i quali avevano il dovere di tutelare non solo la salute degli operai ma degli abitanti dei territori limitrofi.
Fa rabbia, in simile contesto, vedere riuniti accanto ai familiari delle 130 vittime per asbestosi, rappresentanti sindacali ed amministratori, rimasti silenti negli anni del bum industriale.
Nel condannare tale ipocrisia, la Lega Salvini auspica che gli impegni del futuro non possano che riguardare bonifica del territorio, riqualificazione del lavoro in attività eco compatibili in armonia con lo sviluppo agro turistico dell’intero territorio sardo.
Sassari, 19.04.2018
Giovanni Nurra, coord. Nord Sardegna – Ignazio Manca – coordinatore prov. Lega Salvini