L’apertura del Mater Olbia continua a turbare i sonni di politici e sindacati. Un turbamento giustificato e legittimo, soprattutto sotto gli aspetti occupazionali e delle promesse non mantenute da parte di chi, con proclami in pompa magna, a suo tempo garantì l’operatività della struttura sanitaria entro il 2016. Niente da fare. Rinvio al 2017, ma sorsero degli intoppi e, allora, altro differimento. Tutto rimandato al 2018, come, l’estate scorsa, garantì qualche politico. Ma di quale mese? Non si sa. Per come stanno le cose al momento attuale, molto probabilmente ci sarà un ulteriore rinvio al 2019 o, addirittura, al 2020.
Intanto l’ex segretario PD Renzi, è volato a Doha, in Qatar, su invito dell’emiro, per partecipare all’inaugurazione della biblioteca nazionale. Renderà conto della situazione olbiese? Non ci resta che attendere in proposito un suo commento.
Oggi c’è da considerare che lo scoglio da superare per l’apertura del Mater Olbia, è uno soltanto: Alessandro Marini, il manager ploaghese che la mattina del 26 maggio 2015 salì alla ribalta della cronaca isolana con l’accusa di essere un faccendiere, un truffatore e contraffattore. dell’anno.
In quella circostanza pare che alcuni politici brindarono a base di Champagne in un Hotel della Costa Smeralda. Quali furono, allora, i commenti da parte di benpensanti di alto loco? Si disse che il connubio politica-Massoneria è qualcosa di devastante per chi osa sfidarlo. E qualcosa di strano accadde veramente con l’irruzione nella villa di Codrongianos, dove 10 uomini della Polizia Giudiziaria capeggiati da Domenico Fiordalisi andarono a trarre in arresto Alessandro Marini. I commenti, in quella circostanza, si sprecarono, ma uno in particolare primeggiava sulla bocca di tutti: ha osato intromettersi in un affare da un miliardo e cinquecento milioni di euro.
C’è pure il politico che tranquillizza il notaio cagliaritano a stipulare con serenità l’atto di acquisto dell’intero compendio immobiliare dell’ex San Raffaele ora Mater Olbia, e, per di più, senza citare nell’atto che sui 60 ettari esisteva un diritto di proprietà riconducibile al Marini (pazzescoo).
La politica gallurese, nel frattempo, continuava a far finta di non capire: tutte bocche chiuse, ignorando, volutamente, la realtà e la verità sugli investimenti inerenti al Mater Olbia. In tutti, però, era palese la preoccupazione che l’investimento potesse…svanire.
E allora che fare? Si è messa in atto la tattica di nascondere la verità sulle vicissitudini dei terreni in cui doveva sorgere l’intero complesso del Mater Olbia. In primis, ovviamente, si doveva “demolire” e infangare la figura di Alessandro Marini. E sul suo conto se ne sono dette e scritte di tutti i colori, con il chiaro intento di metterlo “fuori gioco” sul possesso di quei terreni.
Sul suo conto, infatti, sono piovute una miriade di accuse: tentata estorsione, moleste telefoniche, truffa. Insomma, si doveva fare da parte. Non si poteva perdere altro tempo prezioso. E, intanto, ecco le promesse di centinaia di posti di lavoro, anche perché c’erano in vista le elezioni comunali.
Strano a dirsi, ma nell’estate 2016 cade la prima testa: Lucio Rispo. Il Pd olbiese, attraverso alcuni esponenti di grossa caratura politica, fa quadrato proprio sul nome di Rispo, benché il Qatar non voglia più sentir parlare di grandi manager. Ciò nonostante, però, si continua a nascondere la realtà sul Mater Olbia, tanto che Lucio Rispo riappare come la madonna di Fatima.
E intanto l’avvocato Angelo Antonio Merlini sì auto proclama il salvatore del Mater Olbia e non esita a sostenere di essere colui che tutela la famiglia Reale del Qatar in Italia. La “Qatar Holding Italia Spa”, in realtà società inesistente, affida al cassazionista il disbrigo della matassa, ma la realtà dei fatti è un’altra e, quindi, si entra in un vicolo cieco. Ed ecco che nell’agosto del 2017 Alessandro Marini riceve una prima offerta di circa 900.000 euro, puntualmente rispedita al mittente.
Ovvio che la storia è ben complessa e, ormai, ha preso una piega tale che non sarà facile sbrogliare la matassa cosi come, in certi ambienti politici olbiesi e no, qualcuno l’aveva preventivata. Per loro sfortuna, infatti, sono incappati in un semplice cittadino che, rispettando la legge, continua a tutelare i propri diritti e interessi.
Alessandro Marini non ha cercato nessuno, ma, suo malgrado, sulla vicenda Mater Olbia lo hanno tirato in ballo personaggi ben noti che, evidentemente, miravano a gestire l’operazione a proprio uso e consumo. Questo spiega, volenti o nolenti, le cause del ritardo dell’operazione Mater Olbia.
E’ inutile che sul Mater Olbia ci si giri attorno con argomentazioni fuorvianti e strumentali. Occorre, in proposito, essere intellettualmente onesti e convenire che il Mater Olbia non potrà vedere la luce se Alessandro Marini non consentirà di attraversare quelle terre, perché proprio su di esse dovranno passare le infrastrutture primarie e secondarie, vitali per dare alla luce l’intero investimento da un miliardo e quattrocento milioni di euro.
Vogliamo prendere atto di un dato di fatto? Non ci vuole molto a capire che ad uscire sconfitta da questa triste vicenda è quella politica arrogante e presuntuosa che, per un certo verso, era convinta di fare il bello e il brutto tempo su quest’investimento miliardario del Qatar. In proposito ricordiamo, per dovere di cronaca, che al Tribunale di Tempio esiste un procedimento penale (406/2017) a carico dell’avvocato Angelo Antonio Merlini per avere prodotto tutta una serie di atti contraffatti.
Vero è, comunque, che in città di commenti se ne sentono tanti. Basta sintonizzarsi su “radio Mater Olbia”, ad esempio, che non mancano le illazioni a proposito delle prestazioni di imprese ed artigiani, secondo cui le fatturazioni avvengono in maniera particolare a scapito dei prestatori d’opera. Voci attendibili o fasulle? Naturalmente tutte da verificare, anche se la famiglia Reale del Qatar passa come insolvente. La realtà è ben diversa, con gli Haltani che hanno scoperto operazioni poco chiare alle loro spalle. Va da sé, comunque, che sul mancato accreditamento della struttura, rimane il fatto che fino al 2020 l’atto di acquisto dell’ospedale potrebbe essere annullato dai legali del Marini. Di fronte a tale prospettiva, è evidente che nessun politico regionale si assumerà la responsabilità di firmare alcuna convenzione, soprattutto perché potrebbero finire imputati in qualche processo penale.
Sindacati e politica di turno dovrebbero prendere atto che se non si risolve la matassa dei terreni, inesorabilmente ci si addentra in una via senza uscita. C’è da tener presente, inoltre, un aspetto alquanto significativo e, al momento abbastanza grave, ossia che quei 60 ettari ora hanno maturato un valore di oltre 350 milioni di euro e, per di più, non sono di proprietà della famiglia Qatariota, come qualcuno aveva fatto credere.
Pare che il Qatar sia perfettamente a conoscenza di tutte le magagne che sono accadute attorno all’investimento del Mater Olbia. Eppure su più fronti si continua ad invocare provvedimenti risolutivi da parte della Regione per rendere operativa a struttura sanitaria entro breve tempo. Non si vuole capire che se prima non si scioglie il nodo della proprietà dei 60 ettari, il percorso autorizzativo dell’apertura del Mater Olbia non potrà avvenire.