Partito dei sardi (Congiu) – Il ministero delle politiche agricole: una calamità peggiore degli incendi. Con l’assessorato regionale che assiste passivamente allo scempio.
Ci sono ampie aree della nostra Sardegna che a giorni potrebbero perdere il riconoscimento di area svantaggiata per via della ennesima iniziativa ministeriale letteralmente disarticolata da quei Regolamenti europei che pure vorrebbero applicare.
Aidomaggiore, Boroneddu, Dualchi, Ghilarza, Noragugume, Ottana, Sedilo, Soddì e Tadasuni sono i paesi dell’interno che potrebbero essere privati del diritto di accesso al regime di Aiuti che l’Europa dedica alle aree svantaggiate, ossia a quelle aree in cui l’agricoltura soffre condizioni morfologiche, ambientali e climatiche non presenti in altre regioni europee e per questo motivo meritevoli di essere “compensate dallo svantaggio”.
A margine diciamo che sono le medesime aree percorse dal devastante rogo dell’estate 2016 che ha messo in ginocchio decine di aziende agricole e rispetto al quale non si registra la stessa solerzia nella erogazione dei rimborsi.
Il 17 maggio la doccia fredda: una nota dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura informava che, secondo una prima proiezione ministeriale, i territori dei comuni citati non risulterebbero più svantaggiati in quanto non rientranti nei parametri biofisici elaborati dal Ministero.
Ma la cosa peggiore è che si invitavano quei Sindaci a far pervenire osservazioni e dati SAU, cartografie, relazioni pedologiche, schede di rilevamento dei suoli entro il 25 maggio.
A questo punto sorgono spontanee alcune considerazioni:
- il processo di revisione delle zone svantaggiate è iniziato con la riforma della politica comunitaria 2007/2013;
- l’obiettivo era quello di rafforzare la mappatura delle zone caratterizzate da “vantaggiosità” nelle quali l’agricoltura è importante per la gestione del territorio (art.50 Reg. n. 1698/2005);
- per contro, l’applicazione in concreto fatta dal Ministero va in controtendenza rispetto agli obiettivi europei, generando di fatto una drastica riduzione delle aree svantaggiate e giungendo ad escludere i nostri territori notoriamente caratterizzati da basse temperature, siccità, scarsa profondità radicale, mediocri proprietà chimiche del suolo, pietrosità e con problemi di tessitura del suolo e pendenze accentuate;
- perché mai l’Italia arriva così lunga su un processo di revisione avviato anni addietro? Per quale motivo l’Assessorato regionale asseconda questa iniziativa scellerata pretendendo che i comuni si attivino in un paio di giorni producendo documenti peraltro già nella disponibilità degli uffici regionali?
Questa è una partita che deve essere interpretata ai massimi livelli istituzionali con un coinvolgimento ampio e non solo limitato a una timida interlocuzione della struttura assessoriale con il Ministero, ma perentoria e ultimativa nei confronti dei Comuni sardi coinvolti.
Anticipiamo che il gruppo del PdS sta depositando un’interrogazione urgente al Presidente e all’Assessore per sapere quale livello di tutela sia stato messo in campo per proteggere quelle comunità dell’ennesimo sopruso di Stato.
Gianfranco Congiu capogruppo del Partito dei Sardi nel Consiglio regionale