1998 – 2018: 20° anniversario delle frane di Sarno e Quindici. Lopa e Catapano: “Valorizzare l’ambiente il patrimonio arboreo e boschivo. Costituire nell’immediato con le istituzioni regionali e governative una commissione d’esperti per monitorare i cambiamenti del clima, studiare le contromisure e promuovere un sistema assicurativo all-risks a tutela degli agricoltori,cittadini ed imprese colpiti dalle calamità”
Per il ventesimo anniversario delle frane di Sarno e Quindici, Lopa e Catapano (MNS) spingono sul problema ambiente. Di seguito il comunicato:
“E’ necessario lanciare un allarme sul rischio del territorio e nello stesso tempo, intende far riflettere su tutto quello che è successo e invitare gli enti preposti a eseguire al più presto, uno studio sulla vulnerabilità dei versanti a rischio idrogeologico in Campania. I problemi di dissesto idrogeologico della zona montuosa della Campania, sono di due fattori alquanto preoccupanti: le piogge autunnali che da qualche anno non hanno una cadenza temporale regolata dalle stagioni e il periodo di siccità.
Secondo i dati ricavati dalla medie di quantità di pioggia, negli ultimi anni , si evince si sono verificate ricche precipitazioni. Le alterazioni delle condizioni naturali del suolo prodotte dal passaggio del fuoco favoriscono i fenomeni di dissesto dei versanti provocando, in caso di piogge intense , lo scivolamento dello strato di terreno superficiale. Questo è plausibile perché è un processo favorito dall’impatto delle piogge violente ed insistenti sul versante completamente nudo e privo di assorbimento. Sia la parte di versante sabbiosa che quella argillosa, dopo un incendio, si comportano come se fossero impermeabili. In più, nella parte argillosa, l’acqua non essendo captata da vegetazione distrutta da incendio, cambia stato accentuando lo scivolamento di versante.
Da considerare importante anche l’interazione dell’apparato radicale con i sedimenti. Senza questo lavoro i sedimenti sono più sciolti e sono più soggetti a movimenti, influendo sulla stabilità di versante. Ovviamente gli alberi e il loro apparato radicale non sono la soluzione del problema, ma possono limitare e di molto il dilavamento del substrato e conseguenti dissesti. Tutte queste possibili considerazioni, dovrebbe far chiedere a tutti gli attori interessati, una maggiore attenzione, salvaguardia del territorio e prevenzione da rischi naturali. Un’eventuale prevenzione farebbe parte di quella fetta di manutenzione di cui il nostro territorio avrebbe, così tanto bisogno, soprattutto dopo un incendio del genere.
La Campania non può più permettersi di perdere parti di territorio, anzi deve assolutamente riattivare quelle aree che sono considerate passive restituendole all’ambiente ed all’economia locale. Associazioni, cittadini e amministrazioni devono cooperare insieme, con l’intento di valorizzare l’ambiente e il patrimonio arboreo e boschivo del nostro territorio, di perseguire le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria e la vivibilità del territorio.
La nascita di una commissione di lavoro congiunto per la realizzazione di programmi in formazione, attività di programmazione dei piani territoriali relativi al sistema idraulico scolante, onde prevenire danni agli insediamenti civili, ma anche intese in merito ai servizi attinenti al catasto e al sistema fognario, con particolare riguardo all’incidenza di fognature e impianti di depurazione dei comuni sui canali di bonifica. E ancora intese in merito alla regolazione delle acque, alla difesa e alla conservazione del suolo, per la mitigazione del rischio idraulico, la manutenzione delle zone a verde e azioni di ripristino ambientale e, non ultime, la valorizzazione di beni culturali ed azioni in ogni altro settore che presenti comune interesse.”