Il docufilm è realizzato da Emanuela Audisio, giornalista e scrittrice italiana. La giornalista, laureata in scienze politiche, è una firma sportiva del quotidiano la Repubblica e vincitrice di alcuni importanti premi: premio Gianni Brera e il premio della Critica alla nona edizione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi. Emanuela Audisio è inoltre autrice di diversi libri quali Il ventre di Maradona, Bambini infiniti e Tutti i cerchi del mondo, e docufilm quali Mennea Segreto, Heysel la notte del calcio (per il quale ha vinto il premio Sport Media Pearl Awards 2015), Le streghe della notte e La casa sul lungofiume e Il Giudice dei Giusti.
Il docufilm proietta non solo la vita del grande campione, ma pone l’accento sull’uomo che Pietro Paolo Mennea è stato. Il campione olimpionico, denominato Freccia del Sud, ha percorso i 200 metri piani nel tempo di 19″72, raggiungendo il record europeo ancora imbattuto. Con il tempo di 10″01, il velocista detiene inoltre il record dei 100 metri piani. Nel 1997 è stato insignito dell’ordine olimpico e inserito nella Hall of Fame della FIDAL. Oltre alla carriera di atleta, Mennea si è dedicato allo studio, conseguendo quattro lauree, e all’attività politica, esercitando le professioni di avvocato e commercialista.
Alla proiezione sono presenti e sono intervenuti oltre all’autrice: il procuratore aggiunto del Tribunale di Cagliari, Paolo De Angelis, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Francesco Birocchi, il presidente dell’associazione stampa sarda, Celestino Tabasso, il presidente CONI Sardegna, Gianfranco Fara, Mario Frongia, presidente UISSI e docente del laboratorio di giornalismo online e Elisabetta Gola, coordinatrice del corso di laurea in scienze della comunicazione.
“Ho collaborato con la sua fondazione per 10 anni, portatrice del messaggio Anti-doping e il valore della legalità nello sport”- dichiara Il procuratore aggiunto Paolo De Angelis- “il film porta il messaggio di una vita impostata alla ricerca di valori, in cui Mennea ha vissuto da totale isolato. Era un personaggio scomodo che portava dei valori: onestà, la libertà e legalità, facendo di questo tutta la sua esistenza. Ci ha mostrato cosa significa la vita, lo sport equivale alla vita e i valori che si mostrano sono infatti quelli della vita.”
“Un forte legame lega Mennea alla Sardegna, nel 2012 ha tenuto una lezione a Cagliari nel corso di laurea in Giurisprudenza, e ha dichiarato agli studenti: “la cosa più importante della mia vita è stata lo studio, la tensione a migliorarsi”. “Ho visto il film tante volte ma ogni volta piango” confessa Paolo De Angelis.
“Il docufilm fa lezione di giornalismo sportivo, fa provare fortissime emozioni, trasmette valori veri, il lavoro, l’impegno la perseveranza, il no al razzismo e alla droga. Mennea si è impegnato fino alla fine” sostiene il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Francesco Birocchi.
Dopo proiezione del film, l’autrice commossa afferma: “spero di essere riuscita a inquadrare le varie fasi della vita di Pietro Mennea. Ha corso veloce e si è confrontato con i migliori del mondo. La moglie racconta che quando il medico gli diagnosticò un tumore disse “no, non può essere perché ho tante cose da fare”. Mennea voleva continuare a correre. Non ha solo corso per lo sport ma nella vita”.
Il docufilm ripercorre fasi della vita di Mennea talvolta nascoste, attraverso le testimonianze delle persone che sono state vicine, dipingendo un uomo ostinato, dall’estrema riservatezza, con immenso senso del dovere, dell’impegno e della giustizia.
Nel 2013 il cancro, il quale Mennea era caparbiamente convinto di poter superare, segnò la fine della sua corsa.
Veronica Paulis