Venerdì 18 maggio è stato presentato a Cagliari l’ultimo libro di Gabriele Del Grande, Dawla. L’evento, organizzato dall’Associazione Efys Onlus, Ondecorte, Il Giardino di Clara e Africadegna Onlus, si è tenuto presso la sala conferenze della Fondazione di Sardegna alle 18 ed è stato coordinato da Roberto Loddo.
Gabriele Del Grande è un blogger, reporter e scrittore italiano. Ha fondato nel 2006 il blog Fortress Europe in cui monitora tutti i naufragi del Mediterraneo e nel 2014 ha realizzato con Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry il documentario sull’immigrazione e sulla guerra Io sto con la sposa. Ad aprile dell’anno scorso è stato arrestato in Turchia al confine con la Siria mentre conduceva delle inchieste sull’organizzazione dello Stato Islamico proprio per Dawla, il suo quarto libro.
Il libro raccoglie le testimonianze di tre “disertori”, come lo stesso Del Grande li definisce, che in qualche modo si sono ravveduti e hanno lasciato l’organizzazione dello Stato Islamico. Un lavoro di indagine durato anni, che ha preso il via nel 2005 nei sotterranei del carcere di massima sicurezza di Saydnaya, in Siria, e conclusosi nel 2017, con l’arresto di Del Grande in Turchia, al confine con la Siria. La stesura del libro è avvenuta in 18 mesi e cattura il lettore sfruttando il linguaggio immediato ed efficace dello storytelling e del romanzo. L’intento del giovane è mettere in luce come mai in tanti aderiscano ad un’organizzazione violenta, oppressiva e sanguinosa dando voce a coloro che prima ne hanno fatto parte – nel libro chiamati “carnefici”- e che dopo hanno combattuto contro “Dawla” come “disertori”. Dawla in arabo significa Stato ed è uno dei termini più usati per indicare l’organizzazione dello Stato Islamico.
“Non per giustificare, non per umanizzare. Ma unicamente per raccontare e, attraverso una storia, cercare una risposta, ammesso che ve ne sia una, a quell’antica domanda sulla banalità del male che da sempre riecheggia nelle nostre teste dopo ogni guerra”. E aggiunge che “la guerra porta sempre con sé degli schieramenti. E’ una guerra difficile da capire, dove non esistono buoni e cattivi. La mia intenzione è, attraverso un lavoro d’inchiesta, portare la mia testimonianza di quanto accade in Siria”. Una guerra che lascia alle sue spalle centinaia di migliaia di vittime, prime fra tutti i bambini.
E sempre riguardo i bambini parla dei “leoncini”, ossia i piccoli che vengono indottrinati dall’organizzazione dello Stato Islamico. Anche i mass media in Siria svolgono la mera funzione di istruzione strettamente legata all’ideologia dell’Isis, in modo che anche gli adulti agiscano e pensino come Dawla vuole. Ed è a questo proposito lapalissiano il terribile richiamo alle tecniche di manipolazione di massa attuate dal Grande Fratello di Orwell, nel libro distopico 1984.
Del Grande non è nuovo a queste ricerche e indagini, da anni infatti si occupa in prima linea dei conflitti del Mediterraneo e della Siria attraverso pubblicazioni e reportage. Un lavoro certosino incentivato dal coraggio che il giovane trentacinquenne lucchese ha dimostrato di avere in più di un’occasione.
Alessandra Liscia