Elezioni anticipate: l’establishment ha vinto la battaglia ma perderà la guerra. Mattarella ha sbagliato tutto. Doveva lasciarli governare. Sarebbero caduti
Se arriveranno all’80% come profetizza Massimo D’Alema non è dato saperlo ma certo che le elezioni anticipate sarebbero uno scenario da far tremare i polsi al Capo dello Stato Sergio Mattarella e a tutto l’establishment italiano ed europeo, scrive Italia Oggi. Poteri forti in guardia, dunque. Perché stavolta rischiate grosso, molto grosso altro che quegli striminziti dieci seggi di vantaggio che ora i gialloverdi avrebbero avuto al Senato. Perché c’è un’idea che circola sottopelle in queste ore sull’asse 5Stelle-Lega, far scendere in campo alle prossime elezioni due bomber da loro considerati d’eccezione: Matteo Salvini e Alessandro di Battista come candidato dei 5 Stelle. Non è affatto un caso, si fa notare, il vero e proprio endorsement che il romano Dibba ha fatto al milanese Salvini: «A Salvini si può dire tutto, ma sono anni che veramente si e’ impegnato in maniera incredibile. Piaccia o non piaccia ha portato la Lega ad un risultato storico». Una coppia, Di Battista e Salvini, che sarebbe esplosiva nell’Italia di oggi con buona pace dei poteri forti nostrani e non. E sono in molti a far notare come il Colle abbia completamente sbagliato strategia: «Era meglio farli partire tanto con soli dieci seggi di vantaggio al Senato non sarebbero andati da nessuna parte. Sarebbero caduti da soli sulla legge di bilancio. E male che andava, una dozzina di ”responsabili” da assoldare per far cadere il governo si sarebbero trovati comunque» chiosano tra il serio e il faceto alcuni esponenti dei cosiddetti «poteri forti».
Insomma il Colle avrebbe dovuto usare la strategia della limitazione del danno anziché andare al muro contro muro, tattica che da sempre rafforza i populisti. Anche perchè oggi in parlamento c’è pur sempre un piccolo schieramento di Pd e Forza Italia che sarebbero stato utile alla bisogna. Domani, chissà. Pd e Forza Italia rischiano di essere annientati da nuove elezioni.
Ma c’è di più. Perché Silvio Berlusconi avrebbe fatto riflettere, e molto, Matteo Salvini nel corso del loro ultimo, fugace, incontro. «Matteo ma dove credi di andare? Credi di riuscire a fare la rivoluzione in Italia ed in Europa con solo 10 senatori di vantaggio?». Da quel momento Salvini ha cominciato a riflettere se non avesse ragione l’anziano Cavaliere, confidano esponenti vicinissimi al grande capo leghista. «In effetti sono un po’ pochini e si rischia di cadere comunque, magari sulla legge di bilancio; non possiamo fare la rivoluzione con una maggioranza così risicata, meglio andare al voto subito ed incassare un ulteriore dividendo elettorale e dopo decidere se proseguire sulla strada della ”rivoluzione” assieme ai 5 Stelle oppure riprovare a governare assieme a Silvio Berlusconi» raccontano le medesime fonti leghiste.
Da qui i ripensamenti di questi ultimi giorni di Matteo Salvini che a parole sembrava convintissimo di andare al governo con i 5Stelle e Conte ma che in realtà stava usando la «disfida di Savona» per precipitarsi alle urne. E dopo il voto si deciderà che fare, sapendo che la scelta sarebbe dal suo punto di vista «win-win»: governare con Silvio Berlusconi se i numeri del centro-destra lo consentiranno oppure assieme ai 5Stelle capitanati da Di Battista (certamente molto più affine a lui rispetto a Luigi Di Maio) che per via della mancata deroga al secondo mandato potrebbe subentrare a «Giggino». Allora sì, con un’alleanza che andrebbe ben oltre l’attuale 51% di consensi (e ben oltre i dieci senatori di vantaggio nella camera alta) sarebbe possibile mostrare i muscoli in Italia e in Europa e fregarsene dell’establishment (anche perché, si dice, che a loro stavolta potrebbe unirsi anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni). Non per nulla gli sherpa dei due partiti già parlano off the record di possibili accordi di desistenza elettorale tra Lega e 5Stelle: della serie: a me Lega tutto il nord e a te 5 Stelle tutto il sud.
Praticamente le due formazioni politiche avrebbero fatto bingo su tutta la linea, continua Italia Oggi. Ecco spiegato anche l’errore strategico commesso dal colle: far saltare il governo Conte, al netto dei torti e delle ragioni di ciascuno, significa riportare presto al voto l’Italia con la conseguenza pressoché certa di consegnare il paese in mano ai populisti senza nemmeno più quel minimo di controllo che ora il colle è in grado di esercitare assieme a Pd e Forza Italia, partiti che uscirebbero con le ossa rotte dalle prossime elezioni. Insomma, l’establishment ha vinto la battaglia ma rischia di perdere la guerra.
Fonte: www.affaritaliani.it