Sgominata associazione per delinquere dedita all’emissione di fatture false, al riciclaggio di denaro frutto di evasione, alla somministrazione illecita di manodopera. Oltre 16 milioni di euro di frode accertata. Arrestati 4 soggetti ritenuti i principali artefici del sodalizio, altri 11 raggiunti da misure cautelari interdittive. Sequestrati contanti e disponibilità su conti correnti.
L’attività investigativa condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bergamo, sotto la direzione del Pubblico Ministero, dott. Davide Palmieri, si è conclusa dopo un anno d’indagini, con l’emissione di 15 misure cautelari, a firma del GIP del Tribunale di Bergamo – dottoressa Ilaria Sanesi –. Sono 4 le persone finite in carcere e 11 quelle raggiunte da provvedimenti quali il divieto di esercitare impresa e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati oltre 330 mila euro, tra denaro contante e disponibilità su conti correnti.
In particolare, l’organizzazione criminale indagata è accusata di aver costituito una fitta rete di società cosiddette “cartiere”, tutte intestate a prestanome, 7 con sede dichiarata in Italia e 6 in Slovenia, create allo scopo di emettere fatture false. Documenti riferiti ad operazioni inesistenti annotati in contabilità da 15 società, operanti nel settore edile, che in tal modo si sono create costi fittizi, evadendo imposte dirette e IVA per oltre 11 milioni di euro.
Inoltre, i Finanzieri hanno scoperto che le società riconducibili al sodalizio sono servite anche per assumere, solo sulla carta, numerosi dipendenti, avviati a lavorare per altre società, le quali hanno potuto usufruire di manodopera a basso costo, non avendo assunto i lavoratori e non dovendo quindi sostenere per loro i relativi oneri fiscali e previdenziali, rimasti in capo alle “cartiere”. Queste ultime, però, attraverso un meccanismo di false compensazioni, anche in questo caso, non hanno versato ne contributi ne imposte per i dipendenti, con un’evasione di oltre 5 milioni di euro.
Le indagini, condotte anche attraverso intercettazioni ambientali, l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette ed accertamenti bancari, hanno altresì consentito l’identificazione dei complici dell’organizzazione che, a vario titolo, sono accusati per averneagevolato l’illecita attività.
In particolare, sono stati individuati sia coloro che, dietro compenso, hanno acconsentito di figurare quali intestatari delle società “cartiere”, sia coloro che sono stati impiegatinell’attività di riciclaggio dei proventi delle fatture false. Questi ultimi, in particolare, attraverso quotidiani prelievi di denaro contante dai conti correnti societari sui quali sono confluiti i pagamenti delle false fatture, provvedevano a restituire l’importo al beneficiario del documento fiscale, decurtato di una percentuale di circa il 20%, costituente il provento illecito per l’organizzazione criminale.
I Finanzieri, attraverso pedinamenti e videoriprese e grazie ad una telecamera nascosta inun ufficio di Treviglio, base operativa dell’organizzazione, hanno ricostruito le operazioni di prelievo del denaro in banca, di conteggio e della restituzione dei soldi agli imprenditori.L’attività di servizio condotta dalla Guardia di Finanza di Bergamo s’inquadra nel più ampiodispositivo di polizia economica finanziaria predisposto dal Corpo, finalizzato a contrastare le frodi fiscali ed il riciclaggio dei proventi illeciti derivanti dell’evasione, per salvaguardarel’Erario e gli imprenditori onesti, danneggiati da fenomeni – come quello scoperto – che inquinano il mercato e penalizzano le imprese sane.