L’obiettivo è far saltare il governo
di Carlo Patrignani
Il fuoco di sbarramento mediatico contro l’ipotetico, inedito, in Italia e in Europa, governo giallo-verde, M5S e Lega, che hanno avuto il 4 marzo ben 16 milioni di voti dagli elettori, è impressionante, mai registrato prima d’oggi nei confronti di un governo ‘in formazione’.
Parallelamente al fuoco di sbarramento, è ripartito l’allarmismo economico e relative catastrofi imminenti: il fascismo, come se l’Italia avesse già fatto “i conti” con il Ventennio macchiatosi di crimini di guerra – campagna d’Africa – dell’assassinio di oppositori al Regime – Matteotti, i fratelli Rosselli, Gramsci – e delle deportazioni razziali, a differenza della Germania con il processo di Norimberga.
‘Dilettanti allo sbaraglio’, ‘incompetenti’, ‘pippe’, e, addirittura, ‘barbari’: ce ne è per tutti i gusti, conditi dalle scomuniche di intellettuali – attori, critici d’arte, economisti, sociologi – “sedotti e abbandonati”, dai pentastellati soprattutto.
Perchè, a loro dire, non avrebbero mai dovuto ricercare un’intesa con la Lega, pena la perdita di voti, fino all’estinzione.
Finora non si sono spinti a nominare un nuovo popolo, come fece il segretario generale degli scrittori della Ddr nel 1953 di fronte ai moti operai di Berlino est: “la classe operaia ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela”.
Gli rispose, con ironia, il drammaturgo Bertold Brecht: poichè il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo.
L’obiettivo del fuoco di sbarramento e dell’allarmismo economico è chiaro: far saltare l’intesa per l’ipotetico governo giallo-verde e poi magari, passando per un governo del Presidente, più o meno neutrale, gradito ai contraenti del ‘patto (o contratto) del Nazareno’, PdR e Forza Italia, ridare, più in là, la parola al ‘nuovo popolo nominato’.
Il ‘can can’ mediatico, che nel frattempo registra la ricandidabilità di Silvio Berlusconi, “il nonno sta benissimo”, non sarà per caso che serve a coprire meglio le responsabilità morali e politiche della sinistra per aver sposato vent’anni fa l’ideologia neoliberista, la Terza via blairiana, causa prima delle intollerabili diseguaglianze economico-sociali, dell’impoverimento materiale (salari, pensioni, risparmi) e immateriale (diritti sociali e civili) del mondo del lavoro, dei ceti più deboli, del ceto medio; del declino dello status sociale percepito; del divario tra èlite e cittadini comuni?
Non sarà per caso molto più pericoloso chi, davanti a una situazione sociale iniqua per i molti e prospera per i pochi, accetta senza batter ciglio la falsificazione delle ‘riforme strutturali’ che da leva del cambiamento delle condizioni di vita della ‘povera gente’, sono divenute il grimaldello per cancellare l’Welfare State, leggi di civiltà come l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori o per render strutturale la precarietà del lavoro con il job act?
Legittimamente M5S e Lega hanno titolo, il voto popolare, per formare un inedito governo giallo-verde e tentano di farlo: difficile però dire se riusciranno nell’ardua e complicatissima impresa, in parte per i contrasti sul programma e sulla composizione di un esecutivo in controtendenza rispetto all’ordine costituito, ma in gran parte per le forti ostilità dell’establishment.
Lo scontro culturale e politico è, forse, il più alto degli ultimi venti anni e mai nei paesi Ue, in una profonda crisi istituzionale e politica non avendo saputo (o voluto) rispondere, in tempo, ai populismi di destra e di sinistra, sono andati al governo movimenti euroscettici e anti-sistema: l’eventuale governo giallo-verde italiano sarebbe il primo.
In ballo c’è la globalizzazione, “parola che, prima del 1994, non esisteva nei dizionari Oxford Shorter. E’ emersa in quel periodo dal nulla e per una ragione – rivela l’economista James Galbraith sul think-tank ‘Social Europe’ – gettare una luce di inevitabilità benigna sul progetto dell’egemonia dell’Occidente (il neoliberismo) che offerto come il futuro successivo al crollo dell’Urss è fallito e potrebbe essere sull’orlo del collasso”.
Ad essa va contrapposto un altro progetto culturale e politico, che è tutto da fare e costruire.
Una prima risposta potrebbe esser il saggio dell’economista, Andrea Ventura, ‘Il flagello dei neoliberismo – Alla ricerca di una nuova socialità’ (L’Asino d’oro edizioni), che sarà discusso sabato 19 a Milano (libreria Odradek) dal politologo e storico, Giorgio Galli e dall’economista Ernesto Longobardi.
“Questo bel saggio si può felicemente coniugare con la mia tesi delle 50 multinazionali che governano il mondo e di cui 5 controllano l’informazione e l’informatica – si limita a dire Galli – Si tratta di vedere e di valutare molto seriamente tutte le possibili integrazioni e sinergie, a cominciare dalla distinzione tra ‘bisogni’ e ‘esigenze’, esposta da Ventura. Mi auguro che si possa aprire presto la strada per una nuova e necessaria prospettiva, da costruire, per la sinistra in disfacimento”.
di Carlo Patrignani
Fonte: www.affaritaliani.it