Oristano, il XIII Festival delle comunicazioni

Il XIII Festival delle comunicazioni e la breve stagione de “Il Quotidiano Sardo” nella Oristano del dopoguerra. 

Non è un caso se Oristano ha ospitato per una settimana il XIII Festival delle comunicazioni, se pensiamo che la nostra città ha visto nascere negli anni difficili del secondo dopoguerra il giornale cattolico “Il Quotidiano Sardo”. Da domenica 6 aprile 1947, giorno di Pasqua, la principale novità in Sardegna è il quotidiano cattolico. Si stampa a Oristano nella tipografia vescovile di via Cagliari, e nasce in contemporanea alle “Giornate del Quotidiano Cattolico”, iniziativa sostenuta dall’Episcopato italiano sin dal 1937. Ispiratore e fondatore l’arcivescovo-editore Giuseppe Cogoni, che arriva da Nuoro, e primo direttore il giornalista gallurese Mariano Pintus, firmatario della proposta di legge per la Quarta Provincia Sarda, con l’on. Antonio Segni “lu professò”, nel 1955. “MI rada al suolo una Chiesa, ma mi lasci il giornale”. Così rispondeva l’arcivescovo Cogoni alla Commissione Alleata di Controllo sui periodici diocesani sardi. Alla fine della contesa polemica, mons. Cogoni riuscì ad avere anche un nuovo quantitativo di carta per la stampa cattolica isolana. Materiale preziosissimo a quei tempi. A Oristano però il giornale ha vita breve, e la scomparsa di Cogoni il 6 giugno 1947 non fa che accelerare il suo trasferimento a Cagliari nella tipografia C.E.L di via San Lucifero, dove uscirà ancora per dieci anni, sino all’estate del 1958. È diretto da mons. Giuseppe Lepori al quale succederà Raniero La Valle, uno splendido ultranovantenne che è stato senatore della Sinistra Indipendente. Ottimo il corpo redazionale composto da Mario Angius, Paolo Pinna, lo scrittore Lorenzo Del Piano, Angelo Demurtas, Lucio Artizzu, Remo Concas, Giovanni Sanjust, Mariano Delogu, e Milvia Atzori. Gianni Rosa, milanese di nascita, sardo di origine, cuglieritano nel cuore e giramondo per vocazione, scrittore e giornalista, una vita alla Comunità Europea Bruxelles alla direzione della “Commissione Informazione-Comunicazione-Cultura”, oggi pensionato in quel di Cantù, conosce molto bene la “piccola storia” del giornale cattolico, per aver collaborato come corrispondente nella stagione universitaria sassarese. In una pubblicazione edita nel ’99 da S’Alvure “La Sardegna vista da lontano”, una serie di scritti, asterischi, storia, giornalismo, viaggiatori dell’Ottocento, definisce il Quotidiano Sardo un “giornale incompreso”. Sottolineando con amarezza lo scarso sostegno di Oristano al suo quotidiano. E non dimenticando che sulla scelta della localizzazione e degli impianti tipografici ha pesato molto la centralità della cittadina arborense e l’entusiasmo di mons. Cogoni, giornalista di valore e appassionato di stampa sin dalla stagione nuorese, dove aveva fondato il settimanale cattolico “L’Ortobene”. Dell’avventura di questo giornale, conclude Rosa, non è rimasto molto neppure il ricordo. Mentre restano esemplari l’impegno e l’opera di mons. Cogoni e di Padre Luigi Gallicet, un Gesuita che insegnava al Seminario Regionale di Cuglieri, e che ha collaborato attivamente con l’arcivescovo-editore. E quando muore un giornale, è sempre una voce libera che si spegne. Come avveniva nella Sardegna di quel tragico secondo dopoguerra. In un’isola che guardava già alla sua Rinascita, come a una occasione irripetibile di riscatto civile e sociale.

Di Beppe Meloni